Carlo Tecce sul Fatto: “Renzi fa Babbo Natale, giù il canone Rai”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Ottobre 2014 - 13:39 OLTRE 6 MESI FA
Carlo Tecce sul Fatto: "Renzi fa Babbo Natale, giù il canone Rai"

Carlo Tecce sul Fatto: “Renzi fa Babbo Natale, giù il canone Rai”

ROMA – In un articolo dal titolo “Renzi fa Babbo Natale, giù il canone della Rai”, Carlo Tecce per il Fatto Quotidiano spiega quello che potrebbe essere il “colpo natalizio” del premier.

Un taglio netto a quella che da molti viene definita come la tassa più odiata. Dagli attuali 113, 5 euro l’anna alla fascia 30.80 euro. E la Rai poi come farà col budget?

Carlo Tecce scrive:

Sarà il gran colpo natalizio di Matteo Renzi, già esibitosi in dispensatore di 80 euro in busta paga, in versione spadaccino, calciatore e ciclista. Ora potrà indossare la giacca di Babbo Natale e scampanellare: italiani, vi abbasso il vecchio e detestato canone Rai. E non solo, vi assicuro: pagare tutti, pagare meno. Addio tv statale che può (far) alzare il balzello per sanare gli sprechi. Addio, un attimo. Perché da gennaio il canone non sarà il solito canone – 113,5 euro che possono aumentare con l’inflazione – ma una tassa generica, riscossa attraverso un’utenza e scaglionata rispetto al reddito dichiarato con l’Isee (l’indicatore della situazione economica equivalente).

Il governo ha pronte le simulazioni: il pensionato, se non proprio esentato, pagherà 30-35 euro; l’importo più elevato sarà di 80. Così Palazzo Chigi potrà garantire a Viale Mazzini un gettito triennale, valutato in 5,1 miliardi di euro, cioè 1,7 a stagione, più o meno l’incasso di questi ultimi tre anni, ma l’azienda sarà costretta a rinunciare ai circa 500 milioni di euro che sfuggono per l’evasione mostruosa, oltre il 27 per cento.

Il meccanismo ideato da Renzi &C. non sarà, però, una pessima notizia per chi elude il fisco. Perché il conto (seppur ribassato) sarà inevitabile per i dipendenti pubblici e privati, e per il resto? Come per i famosi ricconi di Cortina d’Ampezzo, nullatenenti per l’Erario, eppure proprietari occulti di ville e Suv: dal 2015 si evitano anche la tassa Rai o sganciano pochi spiccioli. E l’Agenzia delle Entrate ha comunicato che non vuole essere coinvolta in una caccia al telespettatore “insolvente”.

Il Governo si dovrà rassegnare ai furbetti che si risparmieranno l’abbonamento di Viale Mazzini o verseranno una cifra irrisoria, ma non si rassegna a sfruttare una misura a effetto, di grosso impatto e di immediata efficacia mediatica. Il testo per un decreto legge, da licenziare in Consiglio dei ministri entro un paio di settimane, giace al ministero per lo Sviluppo economico, depositario Antonello Giacomelli, il sottosegretario toscanissimo e fidatissimo di Matteo Renzi, come ha spiegato bene Paolo Bracalini (il Giornale).

Il governo non vuole scavallare un anno, e deve emanare il provvedimento prima che cominci la tradizionale raccolta di Viale Mazzini. In Rai le (poche) informazioni provengono sempre da Giacomelli, l’unico rappresentante del governo che abbia un frequente rapporto con il direttore generale, Luigi Gubitosi. A volte ci sono interferenze, un esempio è recente, ancora brucia. Né Palazzo Chigi né viale Mazzini erano a conoscenza di un’ennesima mazzata ai bilanci, inserita dai tecnici del Tesoro nella Stabilità (ex legge finanziaria): dopo i 150 milioni di euro prelevati per coprire gli 80 euro di Renzi, il ministero di Pier Carlo Padoan ha imposto un taglio del 5%, che significa 86,8 milioni nel 2015, poi 87,5 e 88,4 nel biennio successivo.

I risultati finanziari di Gubitosi, in scadenza di mandato in primavera, dipendono da una non agevole quotazione di Rai Way, la controllata che gestisce le frequenze e che sarà ceduta al mercato per il 49%: o entra denaro in abbondanza o i numeri diventano un disastro. Viale Mazzini appare un serbatoio da cui il governo Renzi attinge volentieri e con insistenza: è popolare, parlare male o comportarsi male con la tv pubblica. Il sottosegretario Giacomelli smentisce sempre, convinto che lo “stanziamento” triennale dei 5,1 miliardi di euro sia utile a programmare le innovazioni, a stilare un piano industriale: sono entrate certe, vero.

Ma perché rinunciare a quei potenziali 2,2 miliardi di euro che, a sistema vigente, oggi potrebbe ottenere Viale Mazzini se fosse azzerata l’evasione? Lavorare o investire con la Rai inchiodata ai 5,1 miliardi sino al 2018, sostenuti da un carente introito pubblicitario, sarà un vantaggio per i concorrenti, per Sky e soprattutto per Mediaset. Palazzo Chigi potrebbe rispondere che, a differenza dei ministri di Enrico Letta, questo governo non ha mai messo in discussione l’esistenza di Viale Mazzini come concessionaria di servizio pubblico: però, non è escluso che il fondo, creato con il nuovo canone, sia a disposizione anche degli operatori privati (locali in particolare) che vogliano accedere a un finanziamento statale. La Rai sarà condannata a non ricavare più risorse, una fetta di abbonati sarà contenta e Renzi potrà distribuire il suo regalo di Natale. Per la prossima Pasqua o per le elezioni anticipate, ci sarà tempo.