Carlo Verdone: “Io e il vigile urbano, un giorno da cani sul Lungotevere”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Gennaio 2015 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA
Carlo Verdone

Carlo Verdone nell’interpretazione di un vigile urbano

ROMA – Carlo Verdone, intervistato da Luca De Carolis per il Fatto Quotidiano, non ha voglia di dare giudizi sul pasticcio dell’ 83, 5 per cento dei vigili urbani assenti per malattia il 31 dicembre: “A Roma sono tutti sfiancati, sia i cittadini che i vigili: bisogna mediare”.

Una delle sue migliori incarnazioni è proprio uno strampalato vigile, in uno sketch del 1982. Da un palchetto, il Verdone in divisa invita le auto a muoversi a colpi di “daje”. Poi cerca di spiegare a un arabo la strada per piazza San Pietro: “Prenda via dei Mille, come i Mille”. E per rinforzare il concetto tira fuori una banconota di vecchie lire. Ovviamente da mille.

De Carolis chiede a Verdone come è cambiato il rapporto tra “pizzardoni” (per dirla alla trasteverina) e cittadini nel corso degli anni?

Beh, è peggiorato. C’è più diffidenza reciproca, si vede. Come potrebbe migliorare? Con più dialogo magari? Non c’è il tempo di parlare, andiamo tutti di corsa, come si fa? Quante volte ho litigato con un vigile? Mai, davvero. Mi sono sempre preso le multe senza fiatare. Non hanno mai chiuso un occhio con lei? Un paio di volte mi hanno perdonato colpe veniali. Ma più che altro c’è stata una scena che sarebbe stata benissimo in un film.

Verdone allora racconta nel dettaglio.

Roma, Lungotevere: sono in moto e piove, non si cammina da venti minuti. Salgo sul marciapiede per sorpassare un pullman e mi trovo di fronte un vigile. “Mi dispiace Verdò, devo farle la multa”. Giusto. Per carità, io non faccio una piega. Lui comincia a scrivere, senonché per farlo ha appoggiato la mia carta d’identità e il contrassegno dell’assicurazione sulla colonnina del ponte. Arriva una folata di vento, e vola tutto in acqua. Disperazione. “Che fa?”, gli dico. E lui: “Oddio, oddio, che ho fatto. Scusa, scusa”. Stiamo così per un po’, mentre tutti gli automobilisti guardano verso il vigile, in attesa di un segnale. Terribile. “E ora che facciamo?” gli chiedo. Lui: “Mi dispiace, chieda il duplicato della carta, ora le scrivo il numero”. Prende un pezzo di carta, per poco non gli vola via pure quello. A quel punto me ne vado: “Faccio tutto da solo, si segni la targa”. Finale. Alle dieci di sera suonano alla mia porta, io sono già in pigiama. Vado ad aprire e trovo il vigile, con la mia assicurazione: non so come l’avesse recuperata. Anche i vigili hanno un cuore.