Cialente, Giornale: “Voltafaccia Pd”. Il Fatto: “Esperto in dimissioni ritirate”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Gennaio 2014 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA
Cialente, Giornale: "Voltafaccia Pd". Il Fatto: "Esperto in dimissioni ritirate"

Massimo Cialente (Ansa)

ROMA – Dieci giorni fa Massimo Cialente si era dimesso dall’incarico da sindaco de L’Aquila dopo l’inchiesta sulle tangenti post sisma che ha coinvolto la sua giunta. Ieri retromarcia a sorpresa.

Scrive Stefano Zurlo sul Giornale:

(…) Ma ecco il nuovo colpo di sce­na: Cialente ci ha ripensato ed è tornato sui suoi passi. Postilla strategica: in giunta, come vice­sindaco, entra addirittura un ma­gistrato in pensione, quel Nicola Trifuoggi che tutti ricordano per un celebre fuori onda con Gian­franco Fini. In quel colloquio, captato dai microfoni nelle pau­se di un convegno, si parlava, tan­to per cambiare, di Silvio Berlu­sconi. E Fini si era lasciato sfuggi­re critiche affilate: «L’uomo con­fonde il co­nsenso che ovviamen­te ha e che lo legittima a governa­re, con una sorta di immunità». Trifuoggi, allora procuratore a Pescara, gli aveva fatto da spalla con un commento tarato sulla stessa lunghezza d’onda: «È na­to con qualche millennio di ritar­do, voleva fare l’imperatore ro­mano ».

Ora Trifuoggi rafforzerà la tra­ballante giunta Democratica, si occuperà naturalmente di legali­tà e trasparenza, vigilerà sugli ap­petitosissimi appalti necessari per ridare vita a una città ferita. In­somma, il suo sarà una sorta di commissariamento e in qualche modo la sua figura sarà una poliz­za sulla vita per il sindaco. Cialen­te, in grande difficoltà, cerca dun­que di rilanciare la sua immagi­ne appannata e di coprirsi le spal­le.

In conferenza stampa, spiega che è stata la gente dell’Aquila a convincerlo a fare dietrofront: «Ho ricevuto centinaia di mail e perfino mazzi di fiori perché tor­nassi indietro sui miei passi». E poi c’è stato un episodio che l’ha scosso. «Una donna- racconta il primo cittadino che aveva già an­nunciato il suo ritorno alla pro­fessione medica- mi ha fermato con la sua famiglia mentre stavo andando a lavorare in ospedale e mi ha apostrofato: “Ma dov’è il suo senso di responsabilità?“. Questa frase mi ha fatto riflette­re. Questa non è la città del ma­gna­magna come qualche impor­tante organo di informazione ha voluto far credere».

Insomma, Cialente ha il pro­blema di mettersi d’accordo con se stesso. Prima sostiene che la città è persa, fuori controllo, man­giata dall’avidità di speculatori senza scrupoli, poi ci ripensa e racconta che L’Aquila ha un’im­magine pessima ma immeritata.

Perché è meglio di come appare. E dunque dopo un breve gioco dell’oca si ripresenta alla casella di partenza, spalleggiato dal neo superassessore in toga. Contor­sioni che non aiutano a capire, come lascia francamente per­plessi sapere che Cialente ha ca­pitolato dopo aver constatato l’affetto dei suoi concittadini (…)

Marcello Longo sul Fatto Quotidiano racconta come

Massimo Cialente merita un premio per l’impegno. Il sindaco de L’Aquila ci prova, si attiva, convoca i giornalisti, annuncia che se ne va. Ma poi non resiste al misterioso sentimento che lo riporta, presto, sulla poltrona di primo cittadino. Ci aveva provato nel 2011, ma niente da fare. Ci ha riprovato ora, con l’aiuto di un’inchiesta sul malaffare che ha travolto la sua giunta. Dimissioni annunciate l’11 gennaio, firmate il 12, revocate il 22. Missione impossibile. Dice di tornare per la legalità e porta in giunta un magistrato in pensione, Nicola Trifuoggi, ex procuratore capo de L’Aquila e di Pescara. Sarà vicesindaco. Cialente torna anche perché “gli è stato chiesto” dai cittadini “disorientati”. Ma torna, soprattutto, per restituire “credibilità” alla sua L’Aquila. Proprio lui?