Diffamazione e web, il nuovo bavaglio che soffoca l’informazione online

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Ottobre 2014 - 19:14 OLTRE 6 MESI FA
Diffamazione e web, il nuovo bavaglio che soffoca l'informazione online

Diffamazione e web, il nuovo bavaglio che soffoca l’informazione online

ROMA – Un articolo sgradito? Poco importa se vero o falso. Basterà fare richiesta e il giornale, qualsiasi giornale online sarà obbligato a rimuoverlo. A comando, secondo i desideratha dell’eventuale parte lesa. Solo un rischio, per ora. Ma un rischio che ha una sua concretezza perché, anche se a livello di commissione, il testo sulla diffamazione web che sta prendendo forma è proprio questo.

A denunciarlo, su Repubblica, è Alessandra Longo che ha raccolto il parere di due esperti. Uno, in particolare, il punto critico: la sostanziale equiparazione, dal punto di vista pratico, di diffamazione e diritto all’oblio.

L’articolo di Alessandra Longo su Repubblica.it

NON SOLO rettifiche immediate ma anche, per la prima volta, rimozioni a comando di articoli sgraditi nelle testate online. Saranno questi gli effetti degli attuali emendamenti nel disegno di legge Diffamazione, ora al Senato, se dovessero passare così come sono: insomma, un vero e proprio disastro per la libertà di stampa, soprattutto su internet, a detta di due esperti consultati da Repubblica.it: Fulvio Sarzana e Guido Scorza, avvocati specializzati nel diritto della rete (rispettivamente un penalista e un civilista). La premessa è che “stiamo lanciando un allarme per qualcosa che potrebbe non diventare mai legge in questi termini. Anzi, io penso che le cose più enormi verranno modificate”, dice Scorza. La situazione è infatti tale che gli emendamenti sono passati in commissione Giustizia al Senato. Manca il voto dell’Aula; poi il testo deve passare di nuovo alla Camera. I margini di modifica insomma sono molto grandi, ancora. “Ma le enormità sono tali comunque da richiedere attenzione: se passa questa impostazione, è un disastro”, dice Sarzana.

L’aspetto più grave? I due avvocati sono d’accordo: l’equiparazione della diffamazione al diritto all’oblio. Cioè, dal punto di vista pratico, la rimozione di articoli con le stesse modalità e sanzioni previste per la semplice rettifica. Già: come se pubblicare una rettifica a un articolo e farlo sparire fossero la stessa cosa, sul piano dei diritti (anche costituzionali). “Negli emendamenti passati si dice infatti che la testata deve rimuovere entro 24 ore. Se non lo fa, scatta il rischio di sanzioni: hanno applicato ai giornali lo stesso concetto che vale per la lotta alla pirateria online”, dice Scorza.

“E’ corretto che venga affrontata la questione del diritto all’oblio, togliendola dall’arbitrio di Google; ma errato farlo in questo modo, trattandola come una diffamazione”, dice Sarzana. “Il diritto all’oblio deve riguardare solo gli articoli che non hanno più rilevanza per l’interesse pubblico, per esempio una vecchia condanna”. La diffamazione è un concetto più delicato perché tocca ambiti ancora vivi per l’interesse pubblico. Sembra una sfumatura concettuale ma gli impatti pratici sono enormi. “La richiesta di rimozione sarebbe una scorciatoia per cancellare articoli sgraditi, saltando l’iter giudiziario”, dice Sarzana. “La testata che si vede arrivare questa richiesta potrebbe essere tentata a rimuovere subito, per evitare problemi; soprattutto se è medio-piccola. Ma immaginiamo anche che si opponga. Chi si reputa parte lesa andrebbe in quel caso dal giudice, che può ordinare la rimozione a scopo cautelativo, prima di completare il giudizio”, aggiunge.

“E’ vero che hanno tolto il carcere, in caso di diffamazione, ma hanno alzato le sanzioni, che potrebbero quindi spingere all’autocensura”, dice Scorza. Ci sono quelle pecuniarie (fino a 10 mila euro mediamente; fino a 50 mila se si scrive una falsità coscientemente); ma sono minacciose anche quelle amministrative (il deferimento all’ordine con il rischio di sospensione. “Per di più, alle testate online si impongono tempi molto ristretti per la rettifica: entro due ore. Sono termini davvero molto gravosi e in certi casi ingestibili, per le dinamiche di internet”, dice Sarzana.

È probabile che almeno le novità normative più pesanti saranno modificate durante l’iter legislativo. Ma le trappole contenute in questi emendanti sono così grandi e numerose che le modifiche potrebbero non essere sufficienti a parare la minaccia per la libertà di stampa.