Dl carceri, Il Fatto: “Operazione braccialetto. Ma figlio della Cancellieri…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Dicembre 2013 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA
OPERAZIONE BRACCIALETTO

Cancellieri (Ansa)

ROMA – Il Decreto carceri ne estende l’uso previsto dalla convenzione Viminale-Telecom che i giudici hanno bocciato due volte. A firmarla la Cancellieri. Suo figlio è manager del gruppo.

Scrive Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano:

Il senso del ministro Cancellieri per i braccialetti elettronici sta in otto parole: “Salvo che il giudice non li ritenga non necessari”. Poche sillabe che spuntano dal decreto del governo sulle carceri di tre giorni fa, e che rendono prassi i braccialetti per i detenuti agli arresti domiciliari. Prima applicarli era rimesso alla discrezionalità del giudice (“se lo ritiene necessario”): d’ora in poi sarà la normalità, salvo casi eccezionali, da giustificare. Così prevede il testo (non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale) fortemente voluto dalla Guardasigilli. Nonostante una storia di fallimenti, segnata da oltre 80 milioni di soldi pubblici spesi in otto anni per 14 bracciali funzionanti (sì, 14).

E nonostante due sentenze, che hanno bocciato la convenzione da 521 milioni tra Telecom e Viminale su braccialetti e servizi di telefonia fissa e mobile, rimandando però l’ultima parola alla Corte di Giustizia europea. È in bilico, il maxi appalto assegnato all’azienda nel 2011 proprio dall’allora ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri: senza bando. E un bel pezzo della torta sono i 9 milioni e mezzo annui per i braccialetti elettronici. Eppure il ministro insiste, anzi rilancia su quei “mezzi di controllo” che dovrebbero aiutare a svuotare le carceri, ma che finora sono stati solo l’ennesimo affluente al fiume di sprechi dello Stato.

Due giorni fa, a Radio24, il ministro ha ribadito la sua linea: “Con il decreto si è cercato di dare la possibilità di usare di più il braccialetto elettronico. È costoso, ma Inghilterra se ne fa un uso incredibile, così come in Francia e in Spagna. E poi Strasburgo ci chiede di adoperarlo. Proviamoci, poi se non sarà necessario bisognerà dire che non vanno, ma qualcuno dovrà assumersi questa responsabilità”. Parole nette, quasi impazienti. Attualmente i braccialetti elettronici disponibili sono 2000, in uso circa una cinquantina. Non piacciono granché ai magistrati, questi dispositivi. Uno dei motivi, a sentire poliziotti e giudici, è la mancanza del Gps (ma ultimamente qualcuno ne sarebbe stato dotato). Tradotto: se il detenuto scappa da casa, non è possibile localizzarlo. C’è anche chi parla di problema culturale. La certezza è che i braccialetti sono un lusso, anzi uno spreco. Il primo a ordinarne la sperimentazione, nel 2001, fu il ministro dell’Interno Enzo Bianco. Poi, nel 2003, la convenzione tra Viminale e Telecom: 81 milioni, tra costo dell’attivazione e canone annuo, per 400 braccialetti e tutti i servizi annessi. Almeno sulla carta, perché in realtà di dispositivi ne entrano in funzione solo 14.

Un flop rumoroso. Eppure, a fine 2011, il neo ministro Cancellieri rinnova ugualmente la convenzione con Telecom, fino al 2018. O meglio, inserisce la fornitura di 2000 braccialetti nell’appalto da 521 milioni. All’azienda viene affidato tutto: dai servizi di telefonia alla trasmissione dati e alla videosorveglianza. Fino, appunto, ai braccialetti. Pochi giorni dopo, il vicecapo di Polizia Francesco Cirillo parla così in un’audizione alla Camera: “Se fossimo andati da Bulgari per i braccialetti avremmo speso di meno: per di più non hanno il Gps, sono grandetti e ingombrantucci”. Nel frattempo Fastweb fa ricorso contro l’appalto a Telecom, basandosi sulle normative europee: un servizio di quelle dimensioni, sostiene, va assegnato con un bando, e di solito viene diviso in lotti. Nel giugno 2012, il Tar dà ragione a Fastweb e annulla la convenzione, prorogandone però l’efficacia fino al 31 dicembre 2013 “per non interrompere i delicati servizi oggetto di affidamento” e, soprattutto, per “prevedere tempi adeguati per garantire una eventuale migrazione degli stessi ad altro fornitore”. Insomma, il Viminale, cioè la Cancellieri, dovrebbe emanare un bando. Ma non si muove nulla. Nel frattempo (settembre 2012) in Telecom viene nominato un nuovo responsabile della Direzione Administratio, Finance and control. Si chiama Piergiorgio Peluso, ed è figlio di Annamaria Cancellieri. Arriva dalla Fonsai della famiglia Ligresti. Intanto i braccialetti elettronici rimangono in larghissima parte inutilizzati (…)