Dopo Fiorentina – Napoli. Gennaro De Tommaso ministro dell’interno – Il Fatto

Pubblicato il 4 Maggio 2014 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA
Dopo Fiorentina - Napoli. Gennaro De Tommaso ministro dell'interno - Il Fatto

Gennaro De Tommaso, capo degli ultras Mastiff del Napoli, nelle funzioni di ministro dell’Interno

Nei drammatici e folli minuti che hanno preceduto l’inizio di Fiorentina – Napoli a Roma sabato sera, il ministro dell’Interno è stato

“sostituito da un nerboruto capo ultrà, Gennaro De Tommaso, detto “Genny ‘a carogna”, dei Mastiffs, i mastini napoletani, e il ruolo del prefetto affidato a Marek Hamsik, capitano del Napoli”,

mentre

“il presidente del Consiglio, quello vero, Matteo Renzi, è in tribuna Monte Mario, ignaro di quello che gli accade attorno”.

Così, scrive Emiliano Liuzzi sul Fatto di domenica,

“in una ubriacatura collettiva, dove viene deciso che la partita, “sì, si gioca”. Nessuna prova d’appello. Lo fanno capire le bombe carta che lasciano ferito anche un vigile del fuoco a bordo campo. Una pioggia di fumogeni e ordigni, quasi a dire “parliamo con Hamsik, e nessun altro. Decidiamo noi”. Il risultato è quasi marginale: finisce 3 a 1 per il Napoli. L’epilogo sono fuochi d’artificio, come se non fosse accaduto niente”.

È la legge delle curve, constata Emiliano Liuzzi,

“ancora una volta, a prevalere. Lì dove la violenza e la massa si sostituiscono alla legalità. La decisione, tutto sommato, è prudente. Il metodo rasenta la pazzia collettiva”.

Altro personaggio in tribuna d’onore, che ha perso una nuova ottima occasione per tacere, era il presidente del Senato, Pietro Grasso, che

“algebrico e perplesso, volta lo sguardo verso le curve e guarda l’orologio, prima di partorire, a tarda sera, un comunicato tutto suo: “La violenza resti fuori dal mondo dello sport”. Per aggiungere: “Ho pensato più volte di lasciare la tribuna”. Non l’ha fatto”.

In precedenza Pietro Grasso aveva anche detto cose un po’ in stile Boldrini, del tutto senza senso e fuori luogo:

 “Spesso il malessere sociale trova queste occasioni per esplodere in una violenza senza senso, che non possiamo accettare”.

C’era anche Rosy Bindi, “che poi sarebbe presidente della commissione Antimafia”, per l’occasione, la campagna elettorale, con sciarpa viola al collo mai vista prima:

“Tutti appesi alla parola di un ultrà che deciderà se lo spettacolo può andare in scena o se devono tornarsene tutti a casa. Questo è quello che la Rai, attraverso le telecamere, ha trasmesso. Attraverso parole inutili e incomprensibili dei poveri telecronisti, impreparati nel raccontare una cosa che non appartiene al loro mestiere di commentatori. I telecronisti parlano di criminalità comune, di un regolamento di conti messo in scena tra la gente che avrebbe raggiunto lo stadio per sviare le indagini. Forse nelle prossime ore sarà tutto più chiaro, ma anche se così fosse nessuno può permettersi che gli ultrà decidano o meno se una partita si gioca. Il precedente, sempre all’Olimpico, in quel caso un derby tra Lazio e Roma, non dovrebbe fare giurisprudenza. Invece, ieri sera, pare sia stato così”.

Prosegue Emiliano Liuzzi:

“Impreparati tutti. I fratelli Della Valle, Andrea, nelle vesti di presidente della Fiorentina, e Diego, il proprietario; il padre padrone del Napoli Aurelio De Laurentiis, triade senza voce in capitolo. Sfilano tra le poltroncine personaggi minori, come Dario Nardella, Luigi Abete, l’ex Mario Pescante, Paolo Sorrentino, l’attore Silvio Orlando. E Francesca Pascale.
Nessuno sa, fino a quando non arriva la comunicazione attraverso il passaparola del verbo di Genny ‘a carogna: si giocherà. Non si tratta tanto di uno spettacolo che deve andare avanti per forza, quanto della decisione di un manipolo di violenti. Di un improbabile ministro degli Interni con la maglietta nera e la scritta gialla: libertà per gli ultras. Benvenuti allo stadio”.

Alessio Schiesari raccoglie il verbo dei tifosi del Napoli:

“Certo che siamo partiti con fumogeni e petardi: si stavano avvicinando i fotografi, volevano fotografarci”. Per gli ultras del Napoli in curva Nord la pioggia di bengala prima della partita è stata una reazione naturale: questo è il nostro territorio. Tra loro la tensione è alta dal pomeriggio: “Nel corteo c’ero anch’io, stavo in mezzo. Gli spari li ho sentiti”, racconta un tifoso che non vuole far sapere il suo nome. Non ha dubbi su quello che è successo il pomeriggio: “Nessuno scontro tra tifosi, è stato un negoziante”. Qui tutto si sa in anticipo, o almeno così si crede: dove si è sparato, perché, se si gioca o no. La differenza con il resto dello stadio è abissale”.

Fin dal pomeriggio

“si era capito che qualcosa nell’organizzazione non stava andando per il verso giusto: “Non c’era una buona divisione delle tifoserie. Abbiamo trovato tanti tifosi della Fiorentina dopo Ponte della Musica, la zona dello stadio riservata ai noi del Napoli. Alcuni indossavano perfino delle sciarpe viola. Io mi avvicinavo e gli dicevo di toglierle, che in giro qualche cretino si trova sempre. Però mi ha stupito: alla finale con la Juve non era successo”.

“Per i tifosi delle tribune però il pomeriggio scorre tranquillo: “Ressa ai cancelli, qualche petardo, le solite cose. Ma in generale l’atmosfera era piacevole”. L’allarme scatta solo alle otto e quaranta. Riferisce un tifoso napoletano normale: “Ho capito che la situazione era grave quando la curva Nord, quella degli ultras del Napoli, ha tolto tutte le bandiere. Hanno detto agli altri settori di napoletani di non tifare. Non esplicitamente, intendiamoci, ma lanciavano segnali che chi frequenta lo stadio sa cogliere”.

“La situazione era surreale. Si sente che siamo in procinto di accadere qualcosa. Se la interrompono qua non si esce più, e intorno è pieno di bambini”.