Fabrizio Corona: “Il primo arresto mi ha reso un divo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Maggio 2016 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
Fabrizio Corona: "Il primo arresto mi ha reso un divo"

Fabrizio Corona: “Il primo arresto mi ha reso un divo” (Foto da Facebook)

MILANO – Fabrizio Corona si confessa: “Il primo arresto mi ha reso un divo, e ho deciso di guadagnarci sopra. Ma ora i tempi son cambiati”. L’ex fotografo dei vip, uscito dal carcere ormai quasi un anno fa, si racconta a Giuseppe Guastella del Corriere della Sera.

Dopo due anni e quattro mesi in cella e dieci mesi in affidamento, il Corona di oggi è molto più cauto, calmo, quasi timoroso.

«Sono cambiato. Quando scoppiò l’inchiesta Vallettopoli nel dicembre 2006 capii che avrei avuto dei problemi ma anche che sarei diventato un personaggio. Fino ad allora ero solo il titolare di un’agenzia fotografica conosciuto come il marito di Nina Moric e feci la mia prima apparizione all’“Uno contro tutti” del Maurizio Costanzo Show (domenica sera torna nella stessa trasmissione su Rete 4, ndr). Ero su tutti i giornali e volevo sfruttare quello che mi stava succedendo. Quando qualche mese dopo mi arrestarono, cavalcai l’onda del successo. Sapevo che quella roba lì non era bella, ho dovuto fare di necessità virtù. Fu allora che inventai il marchio “I Corona’s” delle magliette. Con il mio arresto avevo i conti sequestrati, la mia azienda bloccata e 30 persone erano sulla strada. Quando sono uscito dal carcere ho trasformato me stesso da imprenditore in personaggio perché avevo capito che la mia immagine mi avrebbe permesso di ricostruire un’attività. Ed ecco le mutande al balcone, le interviste in tv in cui trattavo male tutti ma indossavo le mie magliette. Avevo studiato tutto prima, e funzionava».

Pentito?
«Sì, è stato il mio errore peggiore. Se fossi stato zitto, se non avessi attaccato nessuno e se avessi studiato i miei processi non avrei avuto le condanne e sicuramente non avrei commesso tutti gli altri reati legati alla vita che facevo».

Perse il controllo?
«Mi sono fatto prendere dalla foga perché nella mia testa ero convinto di essere innocente e ho reagito in modo sbagliato facendo una serie di stupidaggini clamorose che mi sono costate anni 13 anni e due mesi di galera. Ero troppo impulsivo, troppo istintivo».

(…) Non è che ora vuole apparire diverso perché è in affidamento e una volta chiuso il conto con la giustizia torna quello di prima?
«Dovevo pagare e sto pagando. Il carcere mi è servito. Ho imparato a difendermi da me stesso e a credere nelle istituzioni. Non tornerò indietro, prima di tutto perché sono più vecchio, ho quasi 43 anni, e poi perché la galera ti segna e io dentro non ci voglio tornare più. Diciamo che il cambiamento è anche spinto da forza maggiore».

Non pensa di essere stato un cattivo esempio per i giovani?
«No. La storia che hanno raccontato i media fa di me un cattivo esempio».

Cosa fa ora?
«Ho una serie di attività. Un’agenzia di comunicazione che fa progetti editoriali e web, usciremo con un nuovo settimanale. Ho comprato la testata “Di tutto”. Va bene anche il mio marchio “Si puede”».

Il mondo in cui prosperava la sua agenzia non c’è più.
«Perché non c’è più la tv di allora e ci sono una marea di problemi che non permettono più di vivere come allora. Era il mondo di Berlusconi e io ero la rappresentazione della società del benessere, dei soldi, delle starlette e del gossip. Ero famoso perché guidavo macchine potenti, stavo con le donne più belle del mondo e perché avevo raggiunto il successo. Oggi la gente soffre».