Federica Mogherini, le prime mosse di lady Pesc. Lavinia Rivara, Repubblica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Settembre 2014 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA
Federica Mogherini e Matteo Renzi, l'abbraccio dopo la nomina a Lady Pesc (Foto Ansa)

Federica Mogherini e Matteo Renzi, l’abbraccio dopo la nomina a Lady Pesc (Foto Ansa)

ROMA – “È stata dura – scrive Lavinia Rivara di Repubblica –  ma ieri mattina la rivincita di Federica Mogherini era lì, stampata nero su bianco sui giornali tedeschi”.

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“Fresch approach”, la sua è “freschezza, non inesperienza” scriveva la Sueddeutsche Zeitung.
Per lo Spiegel la nuova lady Pesc e il neo presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, sono addirittura “la coppia più bella del mondo”. Lei mantiene l’ormai proverbiale aplomb: «È normale che sulla stampa escano articoli più favorevoli, altri meno. È il gioco democratico ». Ma ci tiene a smentire le voci che hanno raccontato la sua nomina come una delle più contrastate: «Quello che conta è che non ho mai sentito venir meno il sostegno del governo tedesco alla mia candidatura, da Steinmeier alla Merkel. De resto con loro in questi mesi abbiamo sempre lavorato in sintonia».
E se sabato al momento dell’incarico ufficiale si è commossa, lo scossone emotivo non le ha impedito di passare una notte tranquilla nel suo hotel di Bruxelles. «Ho dormito benissimo » racconta. Poi, la mattina dopo, «l’abbraccio collettivo» con un gruppo di italiani che erano nel suo stesso albergo: «Le foto insieme, gli applausi. Non sempre la politica suscita reazioni entusiaste e sincere come quelle. C’era affetto e stima vera». Ne è convinta, così come le hanno fatto piacere le centinaia di messaggi arrivati dalla diplomazia di tutto il mondo, a partire dal dipartimento di Stato americano. E D’Alema? No, l’ex premier, che probabilmente ambiva ad una carica nell’Unione, non l’ha chiamata. Via twitter invece sono arrivati gli auguri di Enrico Letta, altro ex presidente del Consiglio italiano dato come suo possibile concorrente.
Acqua passata per lei, come le critiche sulla sua inesperienza e le accuse di una politica troppo filo Putin piovute dai Paesi dell’Est europeo. Federica è fatta così, dicono dal suo staff, serena di natura, impermeabile alle polemiche, cui non risponde e che contrasta con i tanti attestati di stima ricevuti per la sua preparazione, sia in Europa sia negli Usa, dove coltiva, non da oggi, stretti rapporti con l’amministrazione Obama. Ma nessuno le farà sconti quando dovrà affrontare come Alto rappresentante i conflitti internazionali che scuotono il mondo dall’Ucraina al Medio Oriente, o la difficile trattativa europea sulla flessibilità innescata da Italia e Francia. Ma valeva la pena? Per molti la carica di lady Pesc è tutta apparenza e poca sostanza, in assenza di una politica estera comune dell’Europa. All’Italia non conveniva di più puntare su altri ruoli, come quello di commissario agli Affari economici? Mogherini non la pensa così e assicura che intende dire la sua anche sui temi spinosi della finanza. «La politica estera è centrale nella maggior parte dei dossier, anche economici. E l’Alto rappresentante è anche primo vice presidente della Commissione. Una carica che comporta molte responsabilità in molti settori. E che — scandisce — intendo esercitare pienamente».
Anche a costo di trasferire tutta la famiglia a Bruxelles, come sta valutando di fare. Se infatti in questi sei mesi alla Farnesina è riuscita a tenere insieme gli impegni da ministro degli Esteri e quelli che comportano due bambine piccole ora, con la nuova impegnativa carica e una sede all’estero, le cose si complicano. «È difficile, come per tutte le donne» ammette. Ma aggiunge subito: «E credo anche per moltissimi uomini». Suo marito, Matteo Rebesani, è uno che ha scelto di sostenerla e dedicarsi quasi a tempo pieno alla famiglia. Ma adesso potrebbe non bastare più e un trasloco in Belgio è una ipotesi allo studio. Intanto a Bruxelles un primo sopralluogo Mogherini lo ha già fatto. Nella sua prima giornata da lady Pesc designata ha trascorso la mattinata nella nuova struttura che dovrà guidare.
Quasi un passaggio di consegne. Due ore di colloquio con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, l’uscente Catherine Ashton, nei suoi uffici della capitale belga. La baronessa britannica, che aveva già incontrato a Milano poche ore prima della nomina, le ha presentato il suo staff e illustrato l’organizzazione dei rapporti con la Commissione e con il Parlamento europeo. Dove peraltro Mogherini esordirà domani con una audizione presso la commissione Esteri, fissata per discutere del semestre di presidenza italiano.
Il secondo impegno della giornata è stata una riunione in Moldavia del gruppo di azione europea della Repubblica di Moldova. C’erano praticamente tutti i ministri degli esteri dei Paesi anti-russi dell’est europeo, dai polacchi agli estoni fino ai lituani. La Mogherini ha voluto esserci, mantenere l’impegno, magari per smentire quella presunta linea filo- russa che le era stata imputata e che ha condotto proprio la presidente lituana Dalia Grybauskaite a votarle contro nel vertice di lunedì. Cerca forse di scrollarsi di dosso quei sospetti? Lei dice di no. «Ho davanti 5 anni e il mio lavoro non è confermare o smentire giudizi. È affrontare le crisi che ci sono e sono tante. E costruire un Europa capace di rispondere alla crisi economica e occupazionale ».
Ma il miglior banco di prova per smontare quelle accuse sarà la delicatissima crisi Ucraina. La linea della nuova lady Pesc è prudente, come quella della Germania. Però un monito al presidente russo non manca. «L’escalation di queste ore in Ucraina segna una distanza con gli impegni presi, anche da Putin ». E tuttavia le spinte di Cameron per la creazione di una forza militare europea non trovano sostegni in Mogherini. «La soluzione può essere solo politica e diplomatica, comprese le sanzioni alla Russia, ma non militare ».