Fisco record, nel 2012 superiore di 3,6 punti alla media Ue

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Febbraio 2014 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA

Fisco record, competitività ai minimi UeROMA – La fotografia dell’Istat: la pressione fiscale 2012 superiore di 3,6 punti alla media Ue.

Scrive Rossella Bocciarelli sul Sole 24 ore:

Siamo virtuosi come i tedeschi se si considera il saldo primario dei conti pubblici; siamo più nordici degli svedesi per pressione fiscale sopportata; però la percentuale di trentenni italiani con la laurea è ancora la più bassa d’Europa (21,7%), inferiore a quella di Malta e della Romania, mentre circa 2 milioni di italiani tra i 15 e i 29 anni, il 23,9% del totale, non studiano, non lavorano, né svolgono attività formative. A fornire coordinate geografiche di riferimento e benchmark europei è l’Istat con il suo «Noi Italia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo».

Dall’ultima edizione si ricava in primo luogo che la pressione fiscale continua a crescere e sfiora ormai i livelli svedesi. Nel 2012 – si legge nel Rapporto – ha raggiunto il 44,1% (dal 42,5% nel 2011 e il 41,3% del 2000) a fronte del 44,7% in Svezia, dato in deciso calo dal 51,7% registrato nel Paese scandinavo nel 2000: il livello attuale, annota l’Istituto, è pari a 3,6 punti percentuali in più rispetto alla pressione fiscale media nella Ue a 27 Paesi e occorre ricordare che il dato italiano è risultato complessivamente in linea con la media degli altri Paesi europei fino al 2005, per poi distanziarsi segnando valori più elevati. Dal confronto internazionale in tema di finanza pubblica, naturalmente, si conferma anche che, con un rapporto debito-Pil pari al 127 per cento nel 2012, il nostro Paese è risultato secondo soltanto alla Grecia.

Se poi si cerca una conferma dell’abbassamento del livello di benessere intervenuto in Italia in poco più di dieci anni, basta “cliccare” sulla scheda online relativa al Pil pro-capite italiano: nell’ultimo decennio, spiegano gli esperti dell’Istat, nell’Europa a 27 si è manifestata una convergenza dei livelli di Pil pro-capite. In questo scenario, l’Italia manifesta una performance particolarmente negativa: mentre nel 2000 il Pil pro-capite (espresso in parità di potere d’acquisto) dell’Italia era più alto di quello della media dei Paesi Ue a 27 del 17,3 per cento, gli effetti della crisi economica hanno portato il livello nel 2012 al di sotto della media dei Paesi Ue a 27 (-1,6 per cento).

In questo arco temporale, invece, oltre ai consistenti incrementi del Pil pro-capite che caratterizzano la generalità dei Paesi di nuovo ingresso, si distinguono le performance di Lussemburgo (+43,8 per cento) e Germania (+39,7); nello stesso periodo, il Pil pro-capite in Italia è aumentato del 12,5 per cento, la crescita più bassa tra i 27 paesi dell’Unione. Del resto, da noi rimangono molto bassi i tassi di occupazione: in Italia lavorano solo 61 persone su 100 tra i 20 e i 64 anni un livello che è ancora di 14 punti inferiore al target europeo 2020 (75%). Nel rapporto si sottolinea inoltre come nel 2012 per le donne occupate il dato sia ancora peggiore (solo il 50,5%). Peggio dell’Italia fanno solo Spagna (59,3%) e Grecia (55,3%) (…)