Francesca Barracciu, Libero: “Era sbagliata in Sardegna ma va bene al governo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Marzo 2014 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
Francesca Barracciu

Francesca Barracciu (LaPresse)

ROMA – “Non va per i sardi. Perché invece per gli italiani sì?”, questo il titolo dell’articolo a firma di Fausto Carioti su Libero:

Hanno ragione i sardi quando dicono che la loro isola non deve essere la pattumiera d’Italia e che i rifiuti tossici debbono essere scaricati altrove. Anche il criterio reciproco, però, merita considerazione: l’Italia non può essere la pattumiera della Sardegna. Non pare pensarla così Renzi, che ha appena scaricato nella capitale i rifiuti tossici del Pd isolano. Domanda: se il 19 febbraio il neoeletto governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, messo dinanzi alla eventualità di fare entrare la compagna di partito Francesca Barracciu nella giunta regionale, ha risposto testualmente: «Nel mio esecutivo non c’è spazio per gli indagati. Quando il procedimento sarà finito, vedremo», per quale motivo il presidente del Consiglio Matteo Renzi, una settimana dopo, ha deciso che nel governo nazionale per l’indagata Barracciu c’era spazio come sottosegretario alla Cultura?

Certo: la signora vanta due lauree, una in psicologia e un’al – tra in pedagogia. Grazie a queste, fa sapere il suo curriculum, prima di diventare funzionaria di partito era arrivata a insegnare «materie letterarie, latino, storia e filosofia presso licei e istituti tecnici superiori pubblici». Cosa che effettivamente non tutti i ministri degli ultimi governi sarebbero in grado di fare. Ma è sicuro Renzi che negli istituti tecnici italiani non ci fosse un’altra insegnante di Lettere iscritta al Pd e leggermente meno indagata per peculato aggravato?

Perché così l’odore di risarcimento concesso alla compagna Barracciu, immolatasi sull’altare della verginità morale del Pd, è davvero forte. Secondo i magistrati, nel triennio 2006-2008, quando era consigliere regionale, la Barracciu avrebbe ottenuto 33mila euro di rimborsi senza presentare giustificazione. Lei risponde che quei soldi le sono serviti per comprare la benzina necessaria alla propria attività politica, che le ha fatto percorrere «24mila chilometri l’anno», e assicura di aver prodotto tutte le prove. Al momento, però, resta indagata. Il che ha creato forti imbarazzi al partito, soprattutto perché la Barracciu aveva appena vinto le primarie del centrosinistra per candidarsi a governatore.

Che fare? In questi casi la prassi prevede che l’indagato si tolga dalle scatole e incambio il partito, appena possibile, compensi il beau geste. Copione rispettato: all’inizio la Barracciu rifiutava di ritirarsi (pure questo fa parte della danza rituale), poi però blandizie e minacce dei dirigenti piddini l’hanno convinta. Per rimpiazzarla è piovuto dal cielo Pigliaru, un economista sessantenne di fede renziana. Il quale, vinte le elezioni, non l’ha voluta in squadra proprio a causa di quelle fastidiose pendenze giudiziarie. Poco male: subito dopo è arrivata la chiamata di Renzi, il cui stomaco appare decisamente più robusto (…)