Il Giornale: “Ecco la patrimoniale da 18 miliardi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2013 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA
Il Giornale: "Ecco la patrimoniale da 18 miliardi"

Il Giornale: “Ecco la patrimoniale da 18 miliardi”

ROMA – Arriva la patrimoniale scrive il Giornale, “con le manovre di Monti e Letta la tassazione si concentra tutta sul ceto medio”.

L’articolo di Francesco Forte:

Ora anche la Confindu­stria ha staccato la spi­na alla politica econo­mica e fiscale del governo Letta. IlSole24ore dedica il suo edito­riale d­i ieri e una intera pagina al­la critica delle patrimoniali spez­zatino dei governi Monti e Letta a carico del risparmio privato dif­fuso in titoli. Esse generano un onere fiscale di 18 miliardi nel 2014, tre volte tanto i 6 del 2011. Una fetta dei 12 miliardi in più deriva dall’aumento dal 12,5% al 20% della cedolare secca sul ri­sparmio a reddito fisso diverso dal debito pubblico e sui pac­chetti di titoli azionari che non danno luogo a partecipazioni qualificate.L’altra fetta è costitu­ita dalle tasse di bollo sui rispar­mi e sui conti correnti che vengo­no accresciute salvo per i conti di piccolissima entità.

Con il consueto ragionamento sul­l’esonero dei «piccoli»e sulla tas­sazione degli altri, che sono i soli­ti noti, cioè i normali risparmia­tori del ceto medio e minuto. Considerando che i proventi del risparmio diffuso sono diminui­ti, perché i tassi di interessi per­cepiti si sono abbassati e i rendi­menti azionari sono diventati meno buoni, questo aumento di tassazione tosa pecore il cui vello si è ridotto.
La parola «patrimoniale spez­zatino » con accanto l’aggettivo «diffusa»,cioè soprattutto sul ce­to medio, sinora per la Confin­dustria non era cattiva, ma buo­na. Indicava un insieme di tribu­ti sui titolari di «rendite», il cui provento si potrebbe utilizzare per ridurre il carico fiscale su chi consegue profitti e redditi di la­voro dipendente (gli autonomi non contano): ossia i guadagni «di chi produce» e non le rendite della «ricchezza inerte» di chi ri­sparmia. Eravamo solo noi che su Il Giornale e pochi altri fogli li­berali, sostenevamo che la tassa­zione patrimoniale del rispa­r­mio del largo pubblico è un non senso specialmente per un Pae­se indebitato, la cui reputazione si regge sulla solidità dei suoi ri­sparmiatori. Sostenevamo che i risparmiatori che investono in ti­toli e in immobili, facendosi pic­coli patrimoni con la propria previdenza, sono di solito lavo­ratori dipendenti e autonomi e piccoli e medio piccoli operato­ri economici. I quali sgobbano e, sovente, con quel risparmio ingrandiscono la bottega, l’im­presa, l’ufficio, aiutano i figli a farsene uno e completare la pre­parazione, creando ricchezza.

O, anche, accantonano qualche soldo per il loro futuro, perché hanno ben diritto a godere il frut­to delle proprie sgobbate. Ed era­vamo noi che dicevamo che la nozione di «rendita» come frut­to statico del risparmio, già ana­cronistica all’epoca di Marx era ormai un non senso nel Nove­cento, perché, come spiegava Ei­naudi, non c’è ricchezza che sus­sista senza costanti cure. E tale idea – a maggior ragione – è sba­gliata nel XXI secolo.
Il piccolo risparmiatore deve sorvegliare di continuo i suoi in­vestimenti finanziari, perché un cattivo o impiego può diven­tar buono e viceversa. E sono le migliaia di risparmiatori che, con le loro decisioni, generano la saggezza imparziale del mer­cato, al di là delle fluttuazioni del momento. Ora la Confindu­stria è salita su questo carro e ci fa piacere. Osservo anche che una patrimoniale diffusa perma­nente sul risparmio di 18 miliar­di al tasso di capitalizzazione del 3,3% equivale a una patrimo­niale straordinaria di 30 volte, cioè di 600 miliardi. Togliendo i 6 iniziali,l’aumento di 12 miliar­di di Monti e Letta equivale a un prelievo una tantum sui piccoli patrimoni di 400 miliardi. Ag­giungo che gli aumenti sulla ca­sa dall’Ici dell’epoca di Berlusco­ni all’Imu e Iuc (ex Tuc) ovvero Trise, essendo attorno ai 24 mi­liari, equivalgono a una patrimo­niale straordinaria di 800. In to­tale queste nuove patrimoniali ordinarie spezzatino equivalgo­no a una patrimoniale una tan­tum di 1.200 miliardi a carico del­le famiglie dei risparmiatori. Da ciò derivano minori consumi, minore capacità di contrarre credito, minori garanzie per le banche, quindi minore cresci­ta. Come fa Letta a dire che loro hanno risanato il malato con una terapia intensiva? Meno male che il nostro ceto medio ha le ossa dure.