Il delirio di Lady Fisco: evasione colpa dei cattolici. Andrea Morigi, Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2014 - 15:09 OLTRE 6 MESI FA
La prima pagina di Libero

La prima pagina di Libero

ROMA – “Quest’anno – scrive Andrea Morigi di Libero – i blitz dell’agenzia delle Entrate non si fanno più a Cortina,ma sul sagrato delle chiese. Come nella Cina comunista”.

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L’avvisaglia di una prossima persecuzione amministrativa arriva da Rossella Orlandi, neo direttrice dell’Agenzia delle Entrate, che accusa «la forte matrice cattolica di questo paese», oramai da troppo tempo «abituato a fare peccato e ad avere l’assoluzione».

Solo che così si induce «chi evade a credere che poi arriverà uno scudo o un condono ». E, infatti, «in Italia, sanatorie, scudi, condoni sono pane quotidiano», spiega Lady Fisco alla platea di Confcommercio. Dunque d’ora in poi il contrasto all’evasione si trasforma in uno scontro culturale. Insomma, basta portare a compimento il processo di scristianizzazione, possibilmente con la risolutezza necessaria a rispettare le prossime scadenze del fiscal compact, e improvvisamente tutti si metteranno in fila per consegnare l’oro alla Patria.

Si prospettano scenari da Corea del Nord. Vai a messa? Su di te aleggia il sospetto.

Al grido di «la Chiesa non paga l’Imu »,uomini vestiti di grigio irromperanno in oratorio a sequestrare palloni e biliardini mentre all’interno dei luoghi di culto i tecnici provvederanno a riconvertire la cassetta delle offerte in un registratore di cassa collegato con Equitalia. È ora di farla finita con il pretesto del no profit. E si adegui anche il magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anti-corruzione e commissario Expo, secondo il quale gli agenti delle tasse «non dovrebbero avere incentivi per fare quello che è il loro dovere e per cui sono pagati comunque».

L’Orlandi gli replica su Rainews 24 che «la normativa non prevede nessun premio aggiuntivo per i nostri 41mila funzionari in base ai risultati ottenuti».

Dimentica che mantenere la struttura costa e che per far carriera bisogna bastonare. Perfino l’ex ministro delle Finanze, VincenzoVisco, si mostra spaventato davanti alla Orlandi furiosa, tanto da confidare i suoi timori a La Repubblica: «Spero che cambi linea rispetto al passato: pagare gli ispettori in base ai risultati più portare ad atteggiamenti molto aggressivi. Si costringono sotto ricatto gli imprenditori a fare adesioni in base a violazioni che in parte non c’erano o non c’erano per niente».

La pensava diversamente quando spadroneggiava in via XX Settembre. Eforsenon ricordache vi sono obiettivi laici e rivoluzionari darispettare. Ilprimoè «colpirne uno per educarne cento». Eppure la Orlandi, già consigliere comunale Pd a Prato, non convince nemmeno i compagni di partito.

Il deputato dem Edoardo Patriarca si lamenta: «Che cosa c’entra l’alto tasso di evasione in Italia con le nostre matrici cattoliche? Se alcuni italiani non vogliono pagare le tasse, e poi sperano in un condono, è perché sono disonesti, punto. Basta ricordare il passo del Vangelo “Dai a Cesare quel che è di Cesare”».

Magari è stato integrato dal versetto statalista: «Date a Cesare anche quel che è vostro». Avanti così, fino ad abolire uno dei cardini della dottrina sociale della Chiesa, quel principio di sussidiarietà secondo il quale lo Stato è al servizio della società e non il contrario.

Inutile che i parroci si affrettino a inserire, fra i peccati mortali, la mancata emissione dello scontrino e il lavoro nero: al Grande Fratello non si sfugge. Sarà bene concordare l’omelia con l’ufficio imposte.Fino a che il segreto della confessione svanirà nel ravvedimento operoso, ovvero la parodia laica della penitenza canonica. Per ora, sarebbe meglio che l’Orlandi si preoccupasse di moralizzare a casa sua. Finora ha combattuto la corruzione con il terrore.Ma serve a poco, se non si fa leva sui valori.Proprio ieri sono stati arrestati per concussione due funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Roma che, secondo l’accusa, avrebbero chiesto 25mila euro a un ristoratore per ridurgli una sanzione. C’era anche un tariffario: 7-8mila euro ogni 100mila di «sconto» sulla somma da versare al fisco. Chissà quanto marcio c’è ancora da far emergere, fra i fustigatori dei costumi italici.