Il Giornale: “Così la burocrazia sta uccidendo l’agricoltura”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Novembre 2013 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA
Così la burocrazia sta uccidendo l’agricoltura

Così la burocrazia sta uccidendo l’agricoltura

ROMA – La burocrazia è una gramigna che infesta il podere Italia. Se infatti la complicazione rappresenta una del­le più pesanti palle al piede dell’eco­nomia italiana, nell’agricoltura que­sto è ancora più vero. Il settore prima­rio infatti è rimasto finora ai margini degli interventi di semplificazione.

Scrive Andrea Cuomo sul Giornale:

“Secondo i dati di Confagricoltura, per gli imprenditori agricoli cento giorni l’anno sono bruciati a fronteggiare la potente macchina sputacarte. «Man­cata semplificazione normativa, lun­gaggini burocratiche, bassa qualità dei servizi pubblici e onerosità degli adempimenti, controlli asfissianti e non coordinati – elenca il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – co­stringono l’imprenditore a sottrarre tempo e denaro ai compiti prioritari di un’impresa. I nostri imprenditori dovrebbero impegnare tutte le loro energie, ancor più nei periodi di crisi, a fare business e ad esportare a prezzi concorrenziali, a mantenere occupa­zione e non a combattere con i buro­crati ».

L’Academy di Confagricoltura ha raccolto alcune storie esemplari di malaburocazia applicata al settore primario. La prima è quella di Silvia Bergonzini, che ha impiegato quat­tro anni per la costruzione di un rico­vero per gli attrezzi: 32 passaggi buro­cratici, 10 stop, 2 controlli, 3 cambi di dirigenti le cifre di un’odissea al termi­ne della quale l­’imprenditrice ha avu­to il richiesto finanziamento ( o finan­zia- lento…) di 250mila euro, ma nel frattempo il 35 per cento della som­ma era stato eroso dai costi indiretti. La seconda storia riguarda l’ac­quacoltura, un settore talmente con­dizionato dalla burocrazia che i costi per la concessione di uno specchio d’acqua di 500mila metri quadri può variare da una regione all’altra da 2240 a 885mila euro. (…)

Ma la vera emergenza è che diventa­re i­mprenditore agricolo è difficilissi­mo, malgrado sia uno dei pochi setto­ri in crescita. Un giovane senza back­ground che volesse diventare impren­ditore agricolo si scontrerebbe con difficile accesso al credito, paralisi dei Piani di sviluppo rurale, strumen­ti di sostegno inadeguati o farragino­si. Braccia respinte dall’agricoltura.”