Isis, dove detta legge: vivere sotto il califfato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2014 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
Isis, dove detta legge: vivere sotto il califfato

Isis, dove detta legge: vivere sotto il califfato

ROMA – Tutto funziona meglio nei territori controllati da Califfato, a patto di essere non solo musulmani ma anche precisi e fedeli osservatori delle sue regole rigidissime. A parte ciò, la benzina si trova, l’acqua esce dai rubinetti e la polizia fa il suo dovere, stando al racconto di Roberto Bongiorni sul Sole 24 Ore.

Vivere sotto il califfato non è semplice. Richiede grande attenzione. Quasi ogni gesto, ogni abitudine considerata normale poco tempo fa potrebbe ora violare i nuovi precetti. Chi mantiene un negozio aperto dopo il richiamo alla preghiera – e ciò avviene cinque volte al giorno – rischia una punizione molto severa.

Eppure in Siria nessun altro gruppo di ribelli è riuscito costruire uno Stato in meno di un anno nelle città strappate al regime di Bashar al-Assad. Dove prima la guerra aveva distrutto ogni cosa, dove l’anarchia aveva soppiantato le istituzioni, dove le bande criminali spadroneggiavano, il mercato nero era fiorente e la popolazione faticava ad accaparrarsi i beni essenziali, gli jihadisti dell’Isis hanno costruito un vero Stato – il Califfato islamico – insinuandosi in ogni aspetto della vita quotidiana. L’economia, la società, la religione e la cultura, nulla sfugge al controllo degli amministratori del temibile califfo Abu Bakr al-Baghdadi.

Ed è questa la grande differenza tra i brutali estremisti dell’Isis e le altre milizie dell’opposizione armata siriana. Lo Stato islamico non è solo un’organizzazione terroristica. E’ un movimento estremamente disciplinato, organizzato, capace in diversi casi di un pragmatismo inusuale per i suoi concorrenti.

Le fondamenta del nuovo “Governo” sono state gettate nove mesi fa a Raqqa, una polverosa città di 250mila abitanti conquistata dall’Isis in gennaio. In poche settimane i servizi pubblici sono ripresi a funzionare. Gli abitanti raccontano che i vigili urbani scrutano con attenzione il traffico, la polizia compie le sue ronde, gli uffici amministrativi ricevono il pubblico. Il sistema giudiziario dirime le liti e commina sentenze. Lo Stato Islamico è onnipresente: eroga l’elettricità, distribuisce l’acqua , amministra la grande diga che ha strappato all’esercito iracheno. Ed è riuscito a fare tutto ciò mantenendo spesso gli stessi funzionari pubblici che lavoravano per il regime. A condizione, naturalmente, che facessero atto di pubblica ammenda, sposando la causa jihadista e ripudiando il passato.