Italicum, Enrico Letta contesta una legge che è anche figlia sua

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Aprile 2015 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA
Enrico Letta

Enrico Letta

ROMA – Caro Enrico, do you remember Quagliariello? Era il ministro delle Riforme istituzionali del tuo governo e guidava la Commissione dei 35 saggi?. Stefano Ceccanti – scrive Maria Antonietta Calabrò  del Corriere della Sera – non si sottrae a un nuovo scambio di risposte con Enrico Letta, dopo che venerdì l’ex premier aveva espresso dubbi sull’opportunità di approvare riforme a maggioranza risicata.

L’articolo di Maria Antonietta Calabrò: E lo stesso fa Augusto Barbera: «Il protagonismo del governo in materia di riforme istituzionali, lo hai inventato proprio tu, Enrico, dopo il fallimento del governo Monti, e l’insuccesso di formare un governo a guida Bersani, lo ricordi? ».
A loro si aggiunge Francesco Clementi. Ceccanti, Barbera e Clementi facevano parte proprio della Commissione dei 35 saggi e via Twitter e blog hanno spiegato che non riescono a capire perché Letta oggi si mette di traverso sull’Italicum. Semmai, aggiunge Clementi, «Enrico dovrebbe intestarsi la paternità del lavoro: non è un buon motivo contestarlo, perché non si è riusciti a portarlo in porto». In gioco l’agognata riforma del sistema elettorale, e cioè l’approvazione definitiva dell’Italicum, gli equilibri all’interno del Pd, la fiducia e, secondo quanto detto dal premier Renzi, lo stesso governo.
Sempre Clementi dice: «Stimo Enrico come uno che al di là del posizionamento politico è sempre attento a mantenere un profilo riformista e giudicare la realtà delle cose, ebbene l’Italicum costituisce quella che si può definire “una precondizione di sistema”, e l’unica differenza con la proposta della “sua” Commissione di saggi è che il premio di maggioranza va alla lista e non anche alla coalizione». Barbera spiega perché questo cambiamento non è per niente liberticida: «Nel 2013 abbiamo trovato l’accordo sul governo del primo ministro, così come avviene in Spagna, Inghilterra e Germania. Una riforma per far funzionare il sistema modificando solo la legge elettorale (…).