“La truffa delle detrazioni”, Maurizio Belpietro su Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2014 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA
"La truffa delle detrazioni", Maurizio Belpietro su Libero

La prima pagina di Libero del 22 gennaio

ROMA – “Un vero capolavoro: meno investimenti e sempre più evasori”. Questo il titolo dell’editoriale di Maurizio Belpietro su Libero. “A causa di scelte così chi ristrutturerà casa cercherà di pagare in nero. E i capitali esteri si terranno lontani da un Paese in cui le regole cambiano ogni giorno”, continua il direttore del quotidiano della famiglia Berlusconi.

Continua Belpietro:

Zitto zitto, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata sul grande rottamatore diventato grande riformatore, il governo ha fatto sparire non solo il reato di clandestinità (nonostante il ministro degli Esteri Emma Bonino avverta che tra i profughi ci sono anche cellule terroristiche dormienti) ma pure le detrazioni.

Sì, avete letto bene. Dopo aver incentivato i contribuenti a munirsi di pannelli solari, a cambiare arredamento e anche a ristrutturare casa, promettendo in cambio sconti fiscali, ora Letta & C. hanno cancellato le norme che consentivano un’immediata compensazione tra tasse da pagare e sconti da incassare. Il colpo di mano è stato messo a segno con la legge di stabilità e riguarda anche le detrazioni sui mutui, sulle spese mediche, sulle assicurazioni e via elencando. All’insaputa di tutti, in particolar modo degli italiani, il ministero dell’Economia ha stabilito che d’ora in poi i lavoratori dipendenti e i pensionati che compilano il 730 non potranno più avere subito il rimborso delle detrazioni tramite sostituto d’imposta o Caf, ma dovranno attendere per mesi di avere il dovuto dall’Agenzia delle entrate. In pratica, prima ci si poteva vedere accreditate le detrazioni direttamente in busta paga o con la pensione, ma con la nuova norma bisognerà aspettare che gli ispettori del Fisco facciano i loro accertamenti.

Apparentemente si tratta di una modifica di poco conto, che sposta da un ufficio all’altro un adempimento: dal datore di lavoro o dall’Inps all’Agenzia delle Entrate. In realtà si tratta di una fregatura, perché mentre prima i tempi di rimborso erano certi (in genere a metà anno), adesso prima di vedere i soldi promessi ci si dovrà adattare a riti e usi della burocrazia pubblica. Dunque, campa cavallo. Il rischio di vedere i propri crediti finire nel grande calderone delle fatture che lo Stato salda a distanza di anni è concreto. Mentre prima tutto si svolgeva automaticamente, con la semplice presentazione della dichiarazione dei redditi, ora la documentazione dovrà passare al vaglio degli uomini di Attilio Befera, i quali essendo impegnati nella caccia agli evasori se la prenderanno comoda. Ufficialmente devono approfondire e rispondere in sei mesi, ma se non lo faranno non c’è sanzione che li punisca. Di fatto si fa in modo che la pratica venga evasa il più tardi possibile. Già ora i rimborsi Iva sono accreditati con anni di ritardo, aggiungendo anche le detrazioni di lavoratori e pensionati è probabile che l’attesa si faccia più lunga per tutti.

In buona sostanza, chi ha cambiato arredamento, rinnovato i locali della propria abitazione o messo a norma serramenti e caldaia per ottenere un risparmio economico oltre che energetico, da quest’anno dovrà rifare tutti i propri conti. Il vantaggio fiscale che aveva calcolato al momento dell’investimento è sospeso e soggetto a verifica. Tuttavia conoscendo la pubblica amministrazione il contribuente farà meglio a considerare di non avere alcun credito, oppure a iscrivere il rimborso fra i crediti difficilmente recuperabili o restituibili solo dopo molta fatica. Una beffa, anzi una presa in giro. Perché la norma non vale solo per il futuro, ma pure per il passato, cioè per l’anno scorso. Oh, certo, il contribuente potrà consolarsi leggendo delle riforme istituzionali che il Parlamento si appresta a varare grazie alla grande intesa intercorsa fra Pd, alleati ed ex alleati. Ma se da un lato cambia il sistema elettorale, dall’altro non cambia mai il sistema con cui lo Stato tratta i suoi cittadini, violando sistematicamente lo statuto del contribuente (…)