Libero: “La sfiga di Marino è imperiale: sott’acqua anche Augusto”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2014 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA
Libero: "La sfiga di Marino è imperiale: sott’acqua anche Augusto"

Ignazio Marino (LaPresse)

ROMA – Se questa non è sfiga non sapremmo cos’altro potrebbe essere. I fatti, purtroppo per il sindaco di Roma Ignazio Marino, parlano chiaro. Il 19 agosto del 14 dopo Cristo moriva l’imperatore Augusto.

Ieri, esattamente duemila anni dopo, proprio nella giornata che ha inaugurato le celebrazioni per il bimillenario, si è rotto un tubo della conduttura idrica. Mica un qualsiasi tubo romano: quello più vicino al Mausoleo di Augusto, il cui fossato è stato completamente inondato dall’acqua. E così è rimasto per molte ore. Tecnici dell’Acea (la società idrica capitolina) al lavoro, passerella per i turisti che avevano prenotato l’esclusivo tour al monumento (parte del quale si sarebbe dovuto svolgere lungo il camminamento del fossato), stupore, indignazione e un dubbio: sindaco Marino, ma non è che lei sia bersagliato dalla sfortuna?

Scrive Mattias Mainiero su Libero:

Sentite questa. Lunedì, a piazzale Flaminio, che non dista molto dal Mausoleo di Augusto, è saltato un tubo e la piazza si è trasformata in una piscina. Più che Piazzale Flaminio sembrava Piazza Navona ai tempi degli antichi romani, con annessi giochi e battaglie navali (naumachie, per dirla con i dotti). E uno. Sempre lunedì, tubo rotto proprio a Piazza Navona: battaglia navale evitata perché la perdita è stata contenuta e gli operai sono intervenuti prontamente. E due. Ieri, bis a Piazza Navona, stessa zona, nuovo intervento e nuova piscina evitata. E tre. Con Augusto e il fossato del Mausoleo facciamo quattro. E con Agatha Christie quadriamo il cerchio: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova. Sindaco Marino, secondo lei, quattro indizi cosa fanno: una prova certa? Lo sappiamo, sindaco, a queste cose lei non crede.

E ha le sue ragioni: lei è uno scienziato, chirurgo di fama, uomo razionale. Noi no, noi guardiamo solo i fatti, e siamo un po’ preoccupati, anche un po’ in difficoltà. Non per lei, sindaco: lei non crede e dunque non si arrabbierà neppure. Si farà una bella risata, ma deve comprenderci: battere sui tasti di questo computer conunamanoche va su e giù in cerca di amuleti e altre cose non è semplice. Ma tant’è: in qualche modo bisognapur premunirsi.Cornetti, talismani, ogni tanto una toccatina: ci comprenda di nuovo, siamo napoletani. E poi i tubi, dalle nostre parti, mica si rompono con questa cronometrica puntualità. O forse c’è un’altra spiegazione? «Ho trovato – disse Augusto ormai in età avanzata – una città di mattoni e lascio una città di marmo». Era un po’ smargiasso, questo Augusto: voleva sottolineare che aveva trasformato la capitale dell’impero, facendola diventare grande e moderna, imponente.

Lei, professor Marino, ha trovato una città abbastanza malridotta, con i marmi spaccati e corrosi dal tempo.Lo sappiamo. Però ci sembra anche che stia dando ilmeglio di sé per lasciarla ancora più distrutta. Possibile che un tubo riparato a Piazza Navona regga appena qualche ora? Sempre rimanendo in tema di acqua: normale che a Roma Nord le piogge (piogge nostrane, non tropicali) quest’inverno e questa primavera abbiano più volte allagato le strade? Normale che interi quartieri siano diventati irraggiungibili, che il traffico sia impazzito di continuo e che le lamentele non siano servite a nulla? E gli infiniti lavori in corso per i mille altri tubi che un giorno sì e l’altro pure esalano l’anima per vetustà o chissà cosa? Sindaco, ma lei per caso ha un problema con l’acqua, lei, proprio lei, Primo cittadino della Roma una volta imperiale che inventò gli acquedotti e li fece tanto bene da farli arrivare fino ai giorni nostri? E ci tolga una curiosità, professore: i tecnici nonavevanocontrollatoletubature (impianto di irrigazione, per la precisione) proprio prima che partissero le celebrazioni del bimillenario di Augusto,proprioquelle tubature poi saltate? Le cronache dicono di sì. Immaginiamo: «Tutto a posto, dotto’. Questo tubo è un fenomeno. Celebrate in santa pace» (…)