Lucia Annibali, sfregiata con acido: rito abbreviato per i tre imputati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Dicembre 2013 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
lucia annibali

Lucia Annibali

PESARO – No al rito abbreviato condizionato. E’ la decisione del gip di Pesaro, Maurizio Di Palama, che ha respinto le richieste in tal senso presentate dai legali di Luca Varani, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, accusati a vario titolo di essere gli aggressori dell’avvocato urbinate Lucia Annibali, sfregiata in volto da un acido mentre lo scorso 16 aprile stava rientrando nella sua casa di Pesaro.

Il magistrato non ha ritenute sufficienti le prove presentate dai difensori a sostegno della loro richiesta, confermando il rito abbreviato, che prevede in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena. Tutti e tre gli imputati sono tornati in carcere e la prossima udienza e’ stata fissata per il 21 febbraio 2014.

Scrive Giusi Fasano sul Corriere della Sera:

«Erano tutti ripuliti come se dovessero andare a un appuntamento di lavoro…». Lucia ripassa a memoria vestiti e piccoli particolari. La giacca, l’orologio nuovo, le scarpe lucide. Ci sono situazioni in cui la mente fissa i dettagli che vuole lei e non è detto che ci sia una ragione per notare questo o quello. Gli occhi planano su piccolezze che diventano importanti senza esserlo. «Ma io non volevo concentrarmi su cose insignificanti» racconta. «Così ho guardato nella sua direzione finché non ha alzato la testa e ha incrociato i miei occhi e a quel punto mi sono voltata dall’altra parte. Il messaggio era chiaro, tu guarderai quel che hai fatto, io guardo avanti. Volevo che vedesse il risultato delle sue azioni. Eccomi. Sono sopravvissuta. Sono qui, più viva e forte di sempre».

Non dice mai «Luca», non lo nomina nemmeno una volta. «Quelli hanno tenuto gli occhi fissi a terra per ore» ricorda riavvolgendo il filo della mattinata. Quando l’udienza è finita Lucia ha voluto uscire dalla porta principale del Palazzo di Giustizia. «Arrivando sono entrata dal passaggio interno, non sapevo se l’emotività mi avrebbe giocato qualche scherzo. Poi ho capito di non provare quasi nulla perché nulla si merita chi mi ha ridotto così. Questa è la mia partita e la conduco io. Mi sono detta ancora una volta: Lucia non nasconderti. E sono uscita dall’ingresso pubblico».

(…) Un «viaggio», come dice lei, in questi mesi di sofferenza: dalle immagini dei suoi occhi «cuciti sulla faccia» come fossero quelli di una bambola, alle croste provocate dal laser. «Che a nessuno venga in mente di pensare che soffro meno perché sono forte e determinata. Che a nessuno sfugga quanto dolore si prova mentre la faccia frigge come un uovo in un tegamino o mentre le pupille diventano bianche di acido…».