Marco Di Stefano, i soldi della tangente in conti in Svizzera

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2014 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA
Marco Di Stefano, i soldi della tangente in conti in Svizzera

Marco Di Stefano, i soldi della tangente in conti in Svizzera

ROMA – I soldi della tangente da 2 milioni sarebbero in Svizzera. Gli inquirenti sono alla ricerca dei soldi che il deputato del Pd Marco Di Stefano avrebbe intascato, e nascosto, in seguito a una tangente ricevuta per favorire due imprenditori. Scrive Il Messaggero:

Valigette piene di contanti, che lo stesso Marco Di Stefano avrebbe portato all’estero e riversato in due conti correnti bancari a proprio nome.

Per gli inquirenti, la prova di una mazzetta milionaria intascata dal deputato del Pd ed ex assessore al Demanio della giunta Marrazzo per favorire gli imprenditori Antonio e Daniele Pulicini, si trova oltralpe: è nelle movimentazioni di due conti svizzeri accesi presso la banca Ubs di Ginevra e oggi estinti, ma in cui fino al 2012 transitavano montagne di soldi. Per questo motivo i pm Maria Cristina Palaia e Corrado Fasanelli hanno inviato una rogatoria internazionale, che ha permesso di scovare almeno la traccia del tesoretto del deputato.

È stato un funzionario dell’istituto di credito a confermarlo: «Di Stefano portava i soldi in contanti, arrivava con valigette zeppe di denaro, centinaia di migliaia di euro», avrebbe raccontato agli investigatori. Anche se i conti sono stati chiusi da un paio d’anni è la prova tangibile della corruzione, secondo gli inquirenti che si apprestano a chiudere le indagini relative alla mega truffa che il politico, affiancato da Alfredo Guagnelli, suo amico e tuttofare oggi scomparso nel nulla, avrebbe ordito ai danni dell’Enpam, l’ente di previdenza dei medici.

Per l’accusa, l’ex assessore 5 anni fa avrebbe ottenuto dai Pulcini un milione e 800 mila euro, che si uniscono ad altri 300 mila euro intascati da Guagnelli, per far affittare alla “Lazio Service”, una società controllata dalla Regione, due palazzi di proprietà degli imprenditori al prezzo esorbitante di 3 milioni e 725 mila euro ciascuno. Gli stessi immobili vennero poi venduti all’Enpam con una plusvalenza che superava il 50% dell’effettivo valore. Subito dopo la scomparsa del suo collaboratore, sparito nel 2009, Di Stefano venne accusato dalla sua ex moglie e dal fratello di Guagnelli, che raccontarono ai magistrati di aver saputo che il deputato aveva intascato una mazzetta a sei zeri.