Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Grazia Berlusconi. Non si può perché…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Agosto 2013 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Grazia Berlusconi. Non si può perché..."

Marco Travaglio (foto Lapresse)

ROMA –Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano scrive che per legge Berlusconi non può ottenere la grazia che invoca.

Ecco alcuni stralci dell’articolo

“Analfabeti”. Così Napolitano definì il 12 luglio quanti, su Libero , ipotizzarono la grazia a Berlusconi in caso di condanna al processo Mediaset. E parlò di “speculazioni segno di analfabetismo, sguaiatezza istituzionale e assoluta irresponsabilità politica che può solo avvelenare il clima della vita pubblica”. E aveva ragione: non solo perché B. non era stato ancora condannato in via definitiva; ma anche perché i poteri di grazia del presidente della Repubblica sono circoscritti dal diritto.

Travaglio elenca i motivi per cui Berlusconi non può beneficiare di questa misura:

1) Il Cavaliere ha altri 5 processi pendenti in varie fasi, di cui due già approdati a condanna di primo grado (Ruby e telefonata Fassino): basterebbe che uno solo giungesse a condanna definitiva per riportarlo nella situazione di condannato-interdetto da cui la grazia lo libererebbe dopo la sentenza Mediaset. Infatti, per Alessandro Sallusti, pluricondannato per diffamazione e tuttora imputato in altri processi, Napolitano non optò per la grazia, ma commutò la pena da detentiva a pecuniaria.

2) La grazia si concede ai condannati che abbiano già espiato parte della pena, anche perché concederla all’indomani di una sentenza suonerebbe come un’inammissibile sconfessione della decisione dei giudici e una violazione della loro indipendenza. Principio che Napolitano ha già ignorato graziando il colonnello Cia, Joseph Romano, appena condannato in Cassazione per il sequestro di Abu Omar e addirittura latitante.

3) I poteri di grazia sono stati ulteriormente limitati dalla Corte costituzionale nella sentenza del 3 maggio 2006 sul conflitto Ciampi-Castelli a proposito della grazia a Ovidio Bompressi, condannato anni prima per l’omicidio Calabresi. La grazia è prerogativa del presidente, e il ministro della Giustizia non vi si può opporre, perché è un provvedimento “umanitario” ed “ec – cezionale” (essendo una deroga al principio di uguaglianza). Non “politico”. Il presidente infatti non è responsabile dei propri atti, che necessitano sempre della controfirma di un membro del governo. Siccome però la grazia è ispirata a una “ratio umanitaria ed equitativa” volta ad ”attenuare l’applicazione della legge penale in tutte quelle ipotesi nelle quali essa confligge con il più alto sentimento della giustizia sostanziale”, essa “esula da ogni valutazione di ‘natura politica’”, ed è naturale attribuirla “al capo dello Stato ‘quale organo rappresentante l’unità nazionale’, nonché ‘garante super partes della Costituzione’”.