Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: Disinformati sui fatti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2015 - 07:53 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio (foto Ansa)

Marco Travaglio (foto Ansa)

ROMA – “Nessuno, per favore – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – dica più che i giornali servono a incartare il pesce”.

L’editoriale di Marco Travaglio:  Senza il Corriere non sapremmo, per esempio, che Francesco Paolo Tronca, il superprefetto volato da Milano per salvare Roma, sta “demarinizzando il Campidoglio”. Il suo primo atto da commissario è a dir poco rivoluzionario: “Tronca ha cambiato la disposizione dei mobili nell’ufficio del sindaco, quello del famoso balconcino”. Perbacco. Se Marino, “come segno di ‘discontinuità’ da Alemanno, mise un divanetto nero, usò un altro ingresso e spostò la scrivania, non più girata a guardare (attraverso la lunga finestra) il Vittoriano, bensì rivolta verso i Fori”, con SuperTronca “la scrivania torna dov’era. Ragioni di sicurezza”. Corbezzoli. E qui la cronaca si tinge di giallo: “Pare che il sindaco sotto scorta, minacciato dalla mafia, abbia corso un bel rischio: essere esposto, in quella posizione, al fucile di precisione di un cecchino alla Lee Harvey Oswald, l’assassino (?) di Jfk. Solo che, prima di Tronca, nessuno se n’era accorto” (…).

Senza i giornali, poi, non sapremmo che la sentenza Mannino – assolto per non aver commesso il fatto con formula dubitativa – ha assolto anche gli altri imputati alla sbarra in Corte d’Assise e, già che c’era, ha pure cancellato la trattativa Stato-mafia (…).

C’è poi un genere giornalistico tutto speciale e unico al mondo: le anticipazioni-del-nuovo-libro-di-Vespa, annunciato come ogni anno per Natale, ma pubblicato a puntate per due mesi sui meglio giornali. Naturalmente non è stato ancora stampato, anzi corre voce che non sia stato neppure scritto: cioè che non esista proprio. Ma tutti, a furia di anticipazioni, si affezionano all’idea che l’insetto sia lì curvo sul computer a ticchettare. Lui in realtà fa tutt’altro: ogni giorno chiama un politico, si fa dire una cosa e la gira alle agenzie, che la girano ai giornali, che la mettono in pagina con strane formule. Tipo: “‘Il Ponte sullo Stretto si farà’. L’ha detto Renzi al libro di Vespa”. Un premier che parla con un libro? Sicuro di sentirsi bene? Quando poi l’opera finalmente esce, il pubblico si divide in due scuole di pensiero: quelli che non la comprano perché sanno già tutto dalle anticipazioni; e quelli che la comprano perché le librerie vuote fanno brutta figura, ma si guardano bene dal leggerla perché sanno già tutto dalle anticipazioni (…).