Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Gli smemorati di Collegno”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Dicembre 2014 - 07:58 OLTRE 6 MESI FA
marco travaglio sul fatto

La prima pagina del Fatto Quotidiano di martedì 16 dicembre

ROMA – “Gli smemorati di Collegno” è il titolo dell’articolo a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di martedì 16 dicembre:

Alla vigilia dell’auspicata abdicazione, Giorgio Napolitano ingaggia sul Corriere un’esilarante gara di smemoratezza con lo “storico” Ernesto Galli della Loggia. Questi critica il suo monito contro l’“antipolitica eversiva”, sostenendo che questa non nasce oggi, ma nel 1992: e non perché i politici rubavano (la parola tangenti non rientra nel suo vocabolario), ma perché i magistrati li perseguitavano e interferivano nella politica. La classe politica li lasciò fare e inoculò il “peccato originale” dell’antipolitica”, del “giustizialismo” e del “populismo” nella Seconda Repubblica fin dal concepimento. La prova? Due “fatti di cui ci siamo dimenticati con troppa facilità. Ma che invece pesano come macigni e ci ricordano da dove veniamo”.

1) Il 2 settembre 1992 il deputato socialista Sergio Moroni, appena inquisito, si tolse la vita dopo avere scritto una lettera al presidente della Camera Giorgio Napolitano “che oggi è difficile rileggere senza sentirne lo straordinario valore di premonizione… Moroni, dopo aver rivendicato di non ‘aver mai personalmente approfittato di una lira’, invocava ‘la necessità di distinguere ancor prima sul piano morale che su quello legale’, dolendosi di essere ‘accomunato nella definizione di ladro’… Terminava denunciando ‘un clima da pogrom nei confronti della classe politica’… Ma le sue parole caddero nel vuoto. Benché dirette alla Presidenza della Camera, allora tenuta da Napolitano, non furono ritenute degne della benché minima discussione parlamentare”.

2) “Il 5 marzo 1993, in risposta all’annuncio di un decreto del Guardasigilli del governo Amato, Giovanni Conso, in cui si stabiliva la depenalizzazione (con valore anche retroattivo) del finanziamento illecito ai partiti, accadde un fatto probabilmente mai avvenuto prima in alcun regime costituzionale fondato sulla divisione dei poteri. I magistrati del pool di Mani Pulite si presentarono al gran completo davanti alle telecamere del telegiornale delle 20, incitando con parole di fuoco i cittadini alla protesta contro il decreto legge emanato da quello che a tutti gli effetti era il governo legale del Paese. Decreto legge che – caso anche questo fino ad allora unico nella storia della Repubblica – il capo dello Stato Scalfaro, impressionato dalla rivolta, si rifiutò di firmare. E naturalmente nessuno ebbe qualcosa da ridire”. Fu così, secondo Galli della Loggia, che l’inerzia dei partiti aprì le dighe al fiume carsico che ha attraversato tutta la Seconda Repubblica, cavalcato ora dalla Lega, ora dal “popolo dei fax”, ora dai girotondi, ora da Grillo.

L’accusa di aver assecondato l’antipolitica fa saltare la mosca al naso a Re Giorgio, che prende carta e penna e risponde per le rime, rivendicando orgoglioso la difesa della casta partitocratica e tangentara: “Galli della Loggia sostiene che le parole di Moroni ‘caddero nel vuoto’. Ma non dice, forse perché non ricorda, che io resi pubblica quella lettera… la lessi in aula commentandola con brevi, difficili parole’. Non avrei potuto aprire una discussione in Assemblea, ho anche dopo continuato a chiedermi se avrei potuto dire o fare qualcosa di più, ma onestà vuole che non si ignori – con memoria incompleta o non obbiettiva – il modo in cui io personalmente non lasciai ‘cadere nel vuoto’ quella tragica lettera… Quel momento non si è mai cancellato dalla mia memoria… Nella mia ‘autobiografia politica’ del 2005 scrissi: ‘fu il momento umanamente e moralmente più angoscioso che vissi da presidente della Camera’”. Ora, né Galli della Loggia né Napolitano hanno la più pallida idea di cosa stanno dicendo.

1) Lo “storico” confonde due fatti totalmente diversi. Il decreto Conso (governo Amato, 2 marzo 1993) depenalizzava il finanziamento illecito e fu respinto da Scalfaro non per un inesistente proclama del Pool (Borrelli si limitò a smentire Amato sul fatto che il decreto l’avesse chiesto lui), ma perché era incostituzionale (…)