Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Il cornuto felice”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Novembre 2015 - 08:31 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Il cornuto felice"

De Luca e Renzi (LaPresse)

ROMA – “Il cornuto felice” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di venerdì 13 novembre.

Un mese fa, appena Matteo Renzi ordinò a Matteo Orfini di ordinare a Ignazio Marino di levare le tende dal Campidoglio perché aveva mentito sulle note spese di sette cene “istituzionali” (totale 20 mila euro) in base alla parola contraria di ristoratori e commensali, pensammo: “Adesso ci divertiamo”. E scrivemmo che, certo, in un paese e in un partito normali, una menzogna anche di poco conto basta e avanza a giustificare le dimissioni di un sindaco, di un governatore, di un ministro, di un premier, di un presidente. Ma, siccome siamo in Italia, se tutti i politici che raccontano balle e/o non fanno chiarezza sui propri scontrini dovessero togliere il disturbo, Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi sarebbero deserti, per non parlare dei palazzi comunali e regionali.

Renzi, nella sua irrefrenabile bulimia di potere, non ci aveva pensato. E i leccapiedi che lo circondano dandogli sempre ragione si erano ben guardati dal metterlo sull’avviso. Nel breve volgere di quattro settimane, il boomerang scagliato contro Marino gli è già tornato indietro, sui denti. Non una, ma due volte. A Firenze il suo sindaco Dario Nardella è costretto alla fuga perenne davanti a giornalisti e telecamere per non rispondere alle domande sugli scontrini suoi e di Renzi, che conserva gelosamente in cassaforte rispondendo picche alle richieste di accesso agli atti di Sel e dei 5 Stelle: e così, anche se non avesse nulla da nascondere, autorizza il sospetto contrario. A Napoli il suo governatore Vincenzo De Luca finisce sotto inchiesta –l’ennesima –per uno scandalo ancora tutto da chiarire perle sue responsabilità penali, ma già tutto chiaro per le sue responsabilità politiche.

Da quel che si legge nelle intercettazioni finora note, tre dei faccendieri di cui si circonda don Vincenzo promisero una promozione nella sanità regionale a Guglielmo Manna, marito della giudice civile Anna Scognamiglio, per comprare le sentenze da lei redatte il 22 luglio e l’11 settembre che neutralizzavano il decreto di sospensione del governatore firmato da Renzi. De Luca sostiene che i tre hanno agito alle sue spalle e a sua insaputa. I pm affermano invece che De Luca ha subìto la minaccia, non l’ha denunciata e anzi ha promesso la nomina chiesta da Manna in cambio della sentenza che gli salvava la poltrona (Manna si reca più volte nella sede della Regione per contrattare il nuovo posto perché, dice alla moglie,“mi han chiamato in Regione”) (…)