Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Mondacensurazzoli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2015 - 08:14 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Mondacensurazzoli"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Mondacensurazzoli”

ROMA –  “La nostra storia dimostra chi siamo”, dice Marina Berlusconi, figlia di cotanto padre nonché – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – presidentessa della Mondadori a proposito della fresca incorporazione della Rizzoli Libri.

L’editoriale di Marco Travaglio: E lo fa in un lungo colloquio con Daniele Manca, il suo vicedirettore e intervistatore preferito del Corriere della Sera, quotidiano di cui ella è indirettamente azionista attraverso Mediobanca. A suo dire, i timori di alcuni autori Rizzoli catapultati alla corte di Segrate (provincia di Arcore) dall’operazione Mondazzoli sono infondati e pretestuosi: “Lasciamo parlare i fatti”. Ecco, lasciamoli parlare. “Siamo editori della Mondadori non da ieri, ma da 25 anni”. Vero. Potrebbe aggiungere che la data è strettamente connessa alla sentenza del giudice Vittorio Metta, il quale annullò il lodo Mondadori favorevole a Carlo De Benedetti e consegnò il primo gruppo editoriale italiano a Silvio Berlusconi perché era stato corrotto da Cesare Previti, avvocato del padre di Marina, con soldi della Fininvest, azienda del padre di Marina. Ragion per cui la Mondadori posseduta da Silvio e presieduta da Marina dovette poi staccare un assegno di 494 milioni di euro all’Ingegnere derubato. Ma non sottilizziamo. Ora la presidentessa della refurtiva ricorda come “questa lunga storia dimostri chiaramente che tipo di editori siamo e qual è il rispetto, il rispetto più assoluto, che abbiamo sempre avuto per le prerogative degli autori, per la libertà, per il pluralismo”.

Per informazioni, ci si può rivolgere a Roberto Saviano che, dopo aver portato soldi a palate alla Mondadori con Gomorra, venne insultato dal premier editore B. (“con Gomorra, Saviano ha fatto da supporto promozionale alla camorra”); e Marina, nel rispetto più assoluto per il suo autore, anziché difenderlo si schierò col genitore. Dopodiché Saviano passò a Feltrinelli. Anche Giorgio Bocca aveva traslocato anni prima con la stessa destinazione perché aveva avuto come l’impressione, dalla penuria di promozione, che i suoi libri peraltro vendutissimi non fossero più graditi ai noti campioni di pluralismo. Ma si sa com’era Bocca: malmostoso. Nel marzo 2001, quando ebbe la sventura di ospitare il sottoscritto su Rai2 per parlare de L’odore dei soldi sui rapporti fra B. e la mafia, Daniele Luttazzi aveva in uscita con Mondadori un libro, Satyricon, pronto da settimane: se fosse uscito, come previsto, il 14 maggio all’indomani delle elezioni, avrebbe sbancato.

Invece fu rinviato a fine giugno, periodo editorialmente morto, per giunta con una frase di Dell’Utri (“Luttazzi è un cretino”) cancellata a sua insaputa dalla quarta di copertina. Anche lui se ne andò. Dopo quelle elezioni, stravinte da B., Gian Antonio Stella consegnò a Mondadori Tribù, dedicato alla presunta classe dirigente del centrodestra tornato al governo. “E sulla sinistra niente?”, fu l’obiezione degli alti papaveri. “Quando la sinistra tornerà al governo mi occuperò di loro: nelle democrazie si fanno le pulci a chi vince, non a chi perde”, replicò Stella. Il libro uscì con pochissima pubblicità. Eppure sbancò. Ma Gianni Letta si lamentò del proprio ritratto sul Foglio, altri protestarono di nascosto con Segrate, Gasparri addirittura fece causa a Stella. Il quale lo apprese in una cena con i grandi capi, insieme alla notizia che questi avevano deciso di risarcire il cosiddetto onorevole senza neppure chiedere all’autore se per caso non avesse ragione lui. Tribù uscì dal catalogo Mondadori alla velocità della luce, senza più ristampe, nonostante la partenza a razzo. Anche Stella salutò, e oggi dice: “Ho fatto esperienza di quanto sono liberali alla Mondadori, e non è stata una bella esperienza. Ora che Rizzoli è entrata nel gruppo di Segrate, cambierò di nuovo editore” (…).