Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Vincenzo m’è padre a me”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Marzo 2015 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Vincenzo m’è padre a me"

La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “Vincenzo m’è padre a me” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di giovedì 5 marzo: “Una delle regole auree del giornalismo è che fa notizia l’uomo che morde il cane, non il cane che morde l’uomo. Se però tutti i cani smettono di mordere gli uomini e tutti gli uomini iniziano a mordere i cani, la regola va ribaltata. Leggete questa piccola notizia di provincia e ditemi voi se non è venuto il momento di pensarci seriamente”.

“L’Asl di Prato organizza un corso anti-corruzione per i suoi 150 dipendenti e affida le cinque lezioni a S. S., ex direttore generale dell’Asl di Pistoia, appena condannato dalla Corte dei Conti a restituire all’Erario 60 mila euro per consulenze esterne inutili e anzi dannose per le finanze pubbliche, e perciò pure indagato dalla Procura per abuso d’ufficio. Alcuni dipendenti-studenti della Cgil protestano con una lettera in cui contestano anche la nomina di S. S. nell’“organismo indipendente di valutazione del personale”: “Che esempio dà la nostra Asl?”. Ma il direttore amministrativo dell’Asl pratese che ha organizzato i corsi e li ha affidati al condannato replica testualmente: “La scelta è ricaduta su S. S. per le sue indubbie capacità nella materia: non è un caso che tuttora collabori con Il Sole 24 Ore in qualità di esperto. Il fatto che sia stato condannato dalla Corte dei Conti perché ha firmato una delibera su un incarico esterno per noi significa veramente poco. Io stesso firmo centinaia di quelle delibere, solo ieri ho messo 2-300 firme. Anche altri direttori generali toscani sono finiti nel mirino della Corte dei Conti e lo stesso presidente del Consiglio ha avuto problemi da sindaco di Firenze. Incappare in incidenti di percorso perché si firma una delibera che poi si rivela sbagliata fra centinaia non mi sembra così scandaloso”.

Qual è la notizia? Che un dirigente pubblico condannato per danno erariale e indagato per abuso tenga corsi anti-corruzione a dipendenti pubblici? Che venga per questo – e per la sua collaborazione al giornale della Confindustria (nota culla di legalità) – ritenuto “un esperto”? Che una sentenza che lo dipinge come uno scialacquatore di denaro pubblico venga ritenuta da un collega una quisquilia, quasi un titolo di merito, perché così fan tutti, compreso il premier? Che alcuni discepoli si siano ribellati a cotanto maestro? Oppure la notizia, semplicemente, non esiste perché è così in tutta Italia?

In Sicilia, nel breve volgere di un mese, il consigliere comunale di Palermo Giuseppe Faraone, primo dei non eletti in Regione nella lista dell’antimafioso Rosario Crocetta e ultimamente passato alla Lega Nord, finisce in galera per estorsione mafiosa (…).”