Monti contro Squinzi: “Basta danni all’Italia”. Eurogruppo, oggi l’apertura allo scudo anti-Spread

Pubblicato il 9 Luglio 2012 - 09:21 OLTRE 6 MESI FA
La prima pagina de Il Corriere della Sera

Monti, asse con Parigi per lo scudo anti-Spread. Il premier contro Giorgio Squinzi, leader di Confindustria. Il Corriere della Sera: “Monti: basta danni all’Italia. Dura reazione di Monti al leader di Confindustria, Squinzi, che aveva parlato di «macelleria sociale»: basta danni all’Italia. E anche Montezemolo critica il numero uno degli industriali.”

L’inatteso fuoco amico. Editoriale di Dario Di Vico:

“Il mondo evidentemente cambia. Carlo Sangalli, uno degli esponenti di punta di Rete Imprese Italia, non è annoverato sicuramente tra i discepoli della signora Thatcher, anzi si considera democristiano a vita. Eppure ha difeso a spada tratta i tagli alla spesa pubblica decisi dal governo Monti. Giorgio Squinzi, presidente di una Confindustria che da sempre ha insistito sul drastico dimagrimento della pubblica amministrazione, ha invece clamorosamente accusato Palazzo Chigi di aver in mente «una macelleria sociale». Un testa-coda che in una pigra domenica di luglio ha messo in gran fermento gli industriali italiani creando un incidente che non ha precedenti. Mai un neopresidente era stato contestato, anche da chi lo aveva supportato ed eletto (leggi Assolombarda), ad appena 40 giorni dal suo insediamento.”

 

Le reazioni. Nuovi scenari politici per il 2013. E i partiti discutono di Grande coalizione. Approfondimento di Alessandro Trocino:

“Le parole di Giorgio Squinzi? «Dichiarazioni di questo tipo fanno aumentare lo spread, i tassi di interesse e incidono non solo sul debito pubblico ma anche sulle imprese». Mario Monti va all’attacco, bacchetta il presidente di Confindustria e individua anche un’altra concausa dello spread elevato: «L’incertezza su quello che succederà nella politica dopo le elezioni del 2013». Parole che a Lega e Idv sembrano la ricerca di un capro espiatorio, ma che vengono respinte anche dal Pdl. Che il quadro politico sia più che incerto in questa fase, lo dimostra il dibattito sulla grande coalizione: invocata da Gianfranco Fini, ufficialmente negata dal Pdl (che però non la esclude per il dopo elezioni) e ufficialmente avversata dal Pd (ma con il sospetto che si tratti di posizione attendista).
Gaetano Quagliariello non condivide la posizione del premier, che pure sostiene: «Monti aveva ragione finché c’era il giochino dello staccare la spina sì o no. Mi sembra che non sia più il caso. Per il resto, l’incertezza in democrazia è fisiologica. Dire che i mercati non gradiscono l’incertezza, cosa significa, che dobbiamo abolire le elezioni?». Quanto a Squinzi, anche qui non ci siamo: «Trovo incomprensibile che le posizioni del presidente di Confindustria convergano con quelle della Camusso, ma sinceramente non penso che sia questa la causa dello spread». Ha ragione, invece, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervistato ieri dal Corriere: «Dice cose assolutamente condivisibili.”

 

Approfondimenti. Il G20 degli Economisti a Chicago: l’Euro non cadrà. Per gli strateghi delle grandi banche l’uscita dalla recessione sarà più lunga. L’analisi di Paola Pica:

“Un’incertezza politica che conta non poco nella propensione degli investitori a tornare ad acquistare i Btp. Monti gode personalmente di un grande credito intenzionale, ma il Paese nel suo complesso non è ancora attrattivo, non e ancora visto come un’opportunità di acquisto». Le riforme aiutano e aiuteranno, ma su crescita e disoccupazione gli economisti vedono nero con una frenata che, per l’Italia, è ancora mediamente del 2% per tutto il 2012 e con un tasso di disoccupazione che dovrebbe raggiungere il picco dell’11,6% il prossimo anno. E ancora sul fronte politico, a Roma come in buona parte dell’Europa, permane un rischio legato a prosperare dei movimenti di protesta della cosiddetta anti-politica, il cui impatto secondo gli stessi economisti è ancora sottostimato.”

 

Beni fantasma, spese poco trasparenti Così l’Italia non tutela i capolavori Gli Uffizi Il Louvre. Il dossier di Sergio Rizzo:

” Il nome in codice era «Giacimenti culturali». E ancora oggi rimane un dubbio. Al progetto di catalogazione del patrimonio artistico e monumentale italiano avevano dato quel nome consapevoli che si stava parlando del nostro petrolio, o perché sapevano che l’operazione si sarebbe rivelata una miniera d’oro per società di informatica private? Le tracce di tutti quei soldi (2.110 miliardi di lire, pari a circa 2,1 miliardi di euro di oggi) stanziati a partire dal 1986 (al governo c’era Bettino Craxi) si sono ormai perse. Ventisei anni dopo resta un’amara considerazione della Corte dei conti, rintracciabile a pagina 310 della memoria del procuratore generale Salvatore Nottola al giudizio sul rendiconto dello Stato approvato il 28 giugno: «Nonostante vari tentativi di giungere a una stima attendibile dei beni culturali, non esiste oggi una catalogazione definitiva specie per i reperti archeologici. Inoltre, per i grandi musei statali non esiste una stima del valore delle opere possedute». Molte delle quali, fra l’altro, restano chiuse nei magazzini. Un caso? Il museo più visitato d’Italia, e uno dei più frequentati del mondo, considerando il numero dei turisti in rapporto alla superficie. Ovvero, la Galleria degli Uffizi di Firenze. Ricorda però il giudice contabile Francesco D’Amaro, autore del capitolo sui beni culturali della memoria di Nottola, che il museo fiorentino espone al pubblico 1.835 opere mentre «ne conserva in deposito circa 2.300, offrendo in visione solo il 44%» di quelle possedute.”

La prima pagina de La Repubblica

L’ira di Monti su Confindustria. La Repubblica: “Oggi l’Eurogruppo apre allo scudo anti-Spread.” Editoriale di Tito Boeri:

“Giorgio Squinzi è un noto appassionato di ciclismo. Sarà forse per questo motivo che ha deciso di ispirare la sua personale interpretazione del ruolo del Presidente di Confindustria al temperamento di un corridore di altri tempi.”

Fondo salva stati – La Repubblica

La crisi finanziaria. Intervista di Juan Gòmez a Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco:

“Anche la Germania sta pagando. In Europa si vince solo insieme. La vigilanza della Bce non prima del 2013.”

Il vertice dell’Eurogruppo. Il dossier di Federico Rampini:

“Scudo anti-Spread, banche spagnole e fondo salva-Stati con poche risorse. L’accordo europeo è tutto da rifare. Ecco i nodi da sciogliere per salvare l’euro.”

Il Giornale: “Vietato criticare Monti.” Euro, il grande imbroglio È soltanto speculazioneEditoriale di Renato Brunetta:

“Non è mai bello dire l’avevamo detto, però l’avevamo detto. Anzi, all’inizio l’avevamo semplicemente intuito e avevamo cercato di spiegare. Prima in totale solitudine, poi in buona e sempre più numerosa compagnia. Avevamo intuito che la crisi che ha investito l’area euro è stato un gran­de imbroglio; che si è trattato di una speculazione che poco aveva a che fare con i fondamentali econo­mici dei Paesi dell’eurozona; che il masochismo au­tolesionista e le politiche sangue, sudore e lacrime non servivano a nulla ed erano solo un modo per par­lare d’altro e consentire agli Stati del Nord Europa di sfruttare i propri vantaggi competitivi; che il proble­ma è stato l’architettura imperfetta nella costruzio­ne della moneta unica. Ora c’è un’analisi a confermarlo, grazie a Paul De Grauwe della London School of Economics e a Yue­mei Ji della University of Leuven, che hanno prepara­to un approfondito studio, dal titolo Self fulfilling cri­ses in the Eurozone , in occasione della conferenza del 13-14 aprile 2012 di Copenaghen.”

Lo scontro politico. Fini vuole l’ammucchiata col Pd perché ha paura di scomparireL’analisi di Paolo Bracalini:

“Candidarsi o non ricandi­darsi, pare sia questo il pro­blema di Gianfranco Fini, che sta valutando anche l’ exit stra­tegy personale. Esserci (in Parla­mento) o non esserci, è invece il problema di Fli, che nei sondaggi viaggia intorno al 2%, quindi sotto la soglia di accesso alle poltrone. Per Fini, che siede alla Camera ininterrottamente dal 1983 (otto legislature), correre soltanto co­me leader di Fli comporta l’enor­me rischio di restare a casa con la moglie, neo-stilista per bambini privilegiati. Dunque serve una co­alizione che assicuri un posto alle sue componenti, e soprattutto ai rispettivi capi e capetti. Anzi una «grande coalizione», idea non pro­prio nuova che il presidente Fini ri­cicla sul Messaggero . Quel che ha in mente l’ex delfino del Pdl,dopo l’incredibile flop della sua Fli e l’aborto del Terzo Polo dei mode­rati, è un «polo riformatore» che ruoterebbe attorno all’Udc (non a caso lo dice sul giornale di fami­glia Casini-Caltagirone), ago del­la bilancia che molti stanno tiran­do per la giacca.”

La prima pagina de La Stampa

La Stampa: “Tagli, Monti attacca Squinzi.” I falchi del nord e la deriva del continente. Editoriale di Marco Zatterin:

“C’ è una deriva nel continente. Una milionata di elettori finlandesi euroscettici, e una schiera appena più folta di olandesi indisponibili ad accettare il principio della solidarietà fra i soci dell’Ue senza pesanti condizioni, stanno scavando una profonda trincea fra il Nord e il Sud dell’Europa. Li aiutano gli svedesi, sempre duri nel dire agli altri quello che avrebbero dovuto fare per amministrare la cosa pubblica, così come gli austriaci, gente di un Nord meridionale, comunque spietata nello stigmatizzare le imperfezioni altrui.”

Spending Review. I tagli ridisegnano la geografia della Difesa. L’analisi di Francesco Grignetti:

“Innanzitutto vanno ricordati i numeri. Il decreto sulla «spending review» ha imposto alla Difesa un’ulteriore cura dimagrante: taglio di 100 milioni quest’anno, 500 milioni per il 2013 e altri 500 per il 2014, a cui vanno aggiunti i risparmi derivanti dalla cessione di tutti gli immobili della Difesa al fondo del Demanio e dalla decurtazione del 10% del personale. I tagli riguarderanno sia il settore dell’acquisto di beni e servizi sia quello degli investimenti. Questo intervento – sottolineano mestamente le fonti della Difesa – si va a sovrapporre a quanto deciso già dal precedente governo, che aveva previsto una riduzione di 1,5 miliardi nel 2012, 700 milioni nel 2013 e 800 nel 2014.”

Economia. I cinesi di Prato si fanno italiani. Scrive Marco Alfieri:

“Finchè ci siamo inventati con il collega Wang Li Ping un circolo di studio sull’applicazione della normativa sul lavoro. L’integrazione parte dal basso…», racconta Anselmo Potenza, artigiano impiantista, presidente della Cna di Prato. Il signor Anselmo è al lavoro nel suo capannoncino di via Zipoli anche di domenica mattina. Deve recuperare le ore dedicate all’assemblea di sabato, ormai famosa per la promozione dello stesso Wang, proprietario di un’azienda di filati, a vicepresidente della locale Cna. La prima volta di un imprenditore cinese.”

L’anno nero dei professionisti. Dagli avvocati ai commercialisti nel 2012 giro d’affari in flessione fino al 30%. Il Sole 24 Ore:

“Sempre più pesante la condizione economica negli studi professionali. La contrazione dei clienti e i ritardi nei pagamenti fanno prevedere un calo dei ricavi di almeno il 30% nel 2012. I tempi di incasso della parcella si attestano mediamente sui sei mesi, con punte anche di nove. Colpa anche della lentezza con cui la pubblica amministrazione salda i debiti, sia nei confronti delle imprese, che degli studi stessi.”

Il peso della crisi. Un disagio silenzioso che fa male al Paese. Editoriale a firma di Carlo Carboni:

“È da diversi anni che il Sole 24 Ore mette in evidenza che nel nostro Paese il ceto medio professionale è stato dapprima ostacolato nella sua crescita dal declino economico e poi seriamente danneggiato dalla crisi. Non abbiamo esitato a parlare di ceto medio “in bolletta”, intendendo con questa espressione lo status di deprivazione relativa sofferto da quest’architrave sociale della democrazia. In effetti, a fronte di un calo del 5% del reddito reale disponibile delle famiglie italiane, nel periodo 2005-2010 quello dichiarato dai professionisti iscritti alle Casse previdenziali è diminuito all’incirca del doppio, con una punta del 20% nell’area professionale giuridica.”

Le spese delle Regioni – Il Sole 24 Ore

Spending Review. Le autonomie locali. Regioni e Comuni, nel mirino dei tagli chi spende di più. Inchiesta di Gianni Trovati:

“Penne carta, fotocopiatrici, e ovviamente monitor e tastiere. Sono l’arredamento tipico di tutti gli uffici, privati o pubblici: il problema, messo a fuoco dal decreto sulla spending review approvato dal Governo nella notte fra giovedì e venerdì riguarda questi ultimi, e si può riassumere con un paio di numeri.
Per la «cancelleria e materiale tecnico-informatico», per fare un esempio, la Lombardia ha speso nel 2011 9 euro ogni 100 abitanti, il Piemonte 55 e la Sicilia 102, vale a dire 11,3 volte di più del Pirellone.”

 

 

 

 

 

Il Messaggero: “Monti avvisa Confindustria.“Monti attacca Squinzi: “È curioso che colleghi del Nord considerino il nostro come un Paese debitore. L’Italia non ha mai chiesto aiuti e anzi abbiamo contribuito come gli altri al sostegno di Grecia, Irlanda, Portogallo e ora Spagna.”

Esteri. Elezioni in Libia.  Editoriale di Fabio Nicolucci:

“Per quanto riguarda il significato regionale, con le elezioni in Libia sembra chiudersi quella fase costituente di un nuovo medioriente apertasi con la prima guerra del Golfo del 1991, e poi rilanciata dall’intervento in Iraq del 2003. Oggi del nuovo medioriente si sentono dunque assai distinti i vagiti e ben si vede la testa uscire dal grembo, anche se per vedere nella sua interezza il neonato e scrutarne bellezze e difetti occorrerà aspettare la conclusione della sempre più sanguinosa guerra civile siriana. Sin qui si può già dire però che esso nasce con il segno ben visibile del forcipe occidentale, come già dopo la prima e poi dopo la seconda guerra mondiale, e ciò costituisce al contempo un segnale della sua debole soggettività politica – sin qui interpretata in chiave nostalgica dall’Islam radicale ogni volta che si è votato negli ultimi venti anni – e un motivo di riflessione per chi si interessa della questione mediorientale. Una riflessione che non deve per altro molto attardarsi, perché si sta ponendo in maniera sempre più stringente e dilemmatica di fronte alla carneficina siriana.”

Milan mai così giovane. La Gazzetta dello Sport: “Allegri al lavoro da oggi a Milanello con la rosa più fresca delle ultime 10 stagioni.”