Monica Maggioni: dal Tg1 di Minzolini a Renzi, l’inviata di guerra e di potere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Agosto 2015 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
Monica Maggioni: dal Tg1 di Minzolini a Renzi, l’inviata di guerra e di potere

Monica Maggioni: dal Tg1 di Minzolini a Renzi, l’inviata di guerra e di potere

ROMA – Tra la serie incredibile di elogi che la stampa nazionale sta riservando al nuovo presidente della Rai Monica Maggioni, si stacca questo articolo di Stefano Feltri e Carlo Tecce del Fatto Quotidiano.

L’articolo del Fatto Quotidiano: Negli ultimi anni, Monica Maggioni si è costruita un curriculum che denotava ambizioni, quasi da ministro degli Esteri, da ambasciatore. La presidenza della Rai è il minimo che poteva ottenere dopo anni di convegni, libri, interviste, iniziative, costruzione di relazioni. O forse non è il minimo, forse è una tappa intermedia verso altro, il primo passo per sganciarsi dall’etichetta di semplice giornalista. Perché il peso di Monica Maggioni dentro la Rai è sempre stato maggiore dello 0,55 per cento di share del canale che dirige, RaiNews24 (media dei primi sette mesi del 2015, equivale a 57 mila spettatori). A guardare soltanto i numeri, non sarebbe certo stata da promuovere: con molte meno risorse il suo predecessore Corradino Mineo, oggi pugnace senatore della minoranza Pd, registrava lo 0,59 per cento. Una macchina da quasi 200 giornalisti che produce un tg visto poco più di quello di SkyTg24 sul satellite, anche per questo Gubitosi ha varato una riforma delle redazioni che dovrebbe impostare l’informazione Rai su due pilastri, il Tg1 e, appunto, RaiNews24. Difficile che la Maggioni, ora che il governo l’ha indicata come presidente, spinga in una direzione diversa.

Ma il peso della Maggioni in questi anni non è stato certo da zero virgola, fu lei a moderare il confronto tra Renzi e Pier Luigi Bersani, nelle primarie del Pd nel dicembre 2012, il primo evento tv davvero importante con il futuro premier. L’ha assunta Marcello Sorgi quando era direttore del Tg1, nel 1996. Si occupa di esteri, conquista la conduzione, nel 2012 è a un passo dalla direzione del Tg1, ma non ce la fa, passa il più trasversale Mario Orfeo. Perché dietro un posizionamento pubblico in apparenza progressista, la Maggioni nei momenti decisivi ha scelto di appoggiarsi al centrodestra. C’era anche la sua firma tra quelle dei 92 giornalisti del Tg1 che nel 2010 si schierarono a sostegno del direttore superberlusconiano Augusto Minzolini. Per “errore” Minzolini aveva detto che David Mills, l’avvocato inglese accusato di essere stato corrotto da Silvio Berlusconi, era stato “assolto” invece che “prescritto” grazie a una legge ad personam.

Nel 2014 trova il tempo di girare un documentario sui sessant’anni di Comunione e liberazione, insieme al portavoce del movimento, Roberto Fontolan. Amici utili e potenti, i ciellini. Ma non i soli che la Maggioni cerca in quegli ambienti, visto che i redattori di RaiNews24 si lamentano spesso della frequenza con cui devono coprire papa Francesco. I complottisti, poi, vedranno nella promozione alla presidenza della Maggioni una conseguenza della sua partecipazione all’ultima riunione del club Bilderberg, la riunione informale di banchieri, politici e potenti vari che anima varie teorie della cospirazione.

Non si è fatta mancare neppure la commissione Trilaterale, altro salotto internazionale di prestigio. Sono anni che la Maggioni coltiva i suoi rapporti transatlantici: da giovane ha partecipato all’International Visitors Leadership Program, il viaggio studio in American organizzato dal dipartimento di Stato di Washignton per promesse del giornalismo e della politica, selezionati tramite le ambasciate. Poi, da inviata di guerra, è entrata in confidenza con l’eroe di Afghanistan e Iraq, il generale David Petraeus, protagonista anche del libro Dentro la guerra, scritto dalla giornalista embedded.

Oggi la Maggioni interviene spesso ai convegni dell’Ispi, l’Istituto studi di politica internazionale il cui presidente onorario è Giorgio Napolitano. Per l’Ispi ha scritto anche un saggio sulla comunicazione dell’Isis, tema che la appassiona al punto da aver dedicato l’ultimo saggio al Terrore mediatico (Laterza). Ha anche moderato, a Bruxelles, uno dei dibattiti tra i candidati alla Commissione europea durante le elezioni della scorsa primavera. E l’ha fatto in inglese, lingua estranea a gran parte dei dipendenti Rai (…).