Monti: marcia indietro sulla discarica. Papa e corvi in Vaticano. E Terna-Snam?

Pubblicato il 26 Maggio 2012 - 10:43 OLTRE 6 MESI FA

Ci sono due notizie sopra tutte che oggi hanno un valore oltre la cronaca. Una è la ritirata di Mario Monti, che l’aveva già approvata, sulla discarica di immondizie romane a poca distanza da Villa Adriana, dove sono i resti affascinanti, maestosi e inquietanti della città satellite costruita dall’imperatore Adriano a Tivoli. Una giornata a piedi, un’ora a cavallo lontano dai miasmi della capitale dell’Impero, un paio d’ore di camion, col traffico, per i carichi di spazzatura che avrebbero dovuto svuotare i miasmi, solo quelli materiali ovviamente, della capitale di oggi.

L’altra è nella lettera di Paolo Malagodi, professore universitario e collaboratore di giornali, al Corriere della Sera: “Noi terremotati e già dimenticati”. Forse non legge i giornali e non sa di quei poveretti dell’Aquila e dintorni. Se non altro per questo terremoto Monti ci ha risparmiato il siparietto di Berlusconi in diretta da Arcore via Porta a Porta con Bruno Vespa.

È stata invece una vittoria dei giornali, non si può dire dell’opinione pubblica, che di questi tempi è più che distratta che mai da questo ordine di problemi, la ritirata sulla discarica vicino alle rovine. Vuol dire che quando i giornali si impegnano, la protervia di chi detiene il potere si deve rassegnare. Peccato che i giornalisti capiscano bene le parole chiave immondizia, ambiente, paesaggio. Capissero meglio altri temi, saremmo una democrazia e non una evoluzione del Minculpop o dei cervelli all’ammasso.

Tutti i giornali portano la notizia con risalto. Giovanni Valentini, su Repubblica, ha note vibranti: “Siamo obnubilati a tal punto dalla crisi del sistema in cui viviamo che ormai rischiamo di ridurci alla aberrante alternativa tra spazzatura e cultura, rifiuti e beni archeologici, monnezza e patrimonio mondiale dell’umanità”. Il titolo, a pie’ di pagina, non è granché ma non l’ha fatto lui: “Guerra dei rifiuti, salva Villa Adriana”. La realtà è quella di una immensa brutta figura della presidentessa del Lazio Adriana Polverini, del prefetto Giuseppe Pecoraro, del presidente del Consiglio Monti. Di quest’ultimo si deve ancora una volta apprezzre l’abilità a negare se stesso con nonchalance, dando un buffettino agli schizzi di fango sul risvolto della giacca: aveva firmato il decreto, lo ha rinnegato, ha scaricato il prefetto al quale il giorno prima aveva rinnovato la fiducia. Magistrale.

Il Fatto quotidiano ci fa la prima pagina: “Rifiuti, ritirata tecnica. Villa Adriana è salva. Il Governo rinuncia alla discarica”. C’è anche una intervista a Salvatore Settis, archeologo e già presidente del Consiglio superiore dei beni culturali. Il suo successore, Andrea Carandini, si è dimesso nei giorni scorsi proprio per la discarica. Dice Settis: “Sui beni culturali siamo allo sbando e il ministroi Ornaghi si è fatto notare per la sua assenza”. Settis ha ragione anche a prendersela con i “tagli voluti da Berlusconi”, dimenticando la crisi c’è da tempo e Berlusconi o meglio Tremonti ha cominciato a  fare  quello che continua a fare, con più rozzezza, Monti. Settis omette anche di riflettere sul fatto che se si taglia, è necessario individuare delle priorità e se la priorità dell’Italia sono monumenti e siti archeologici, giustamente, perché per l’industria del turismo equivalgono alla linea di montaggio di un’auto o a un impianto petrolchimico, allora sarebbe stato meglio, dai tempi di Sandro Biondi in giù, concentrare gli investimenti su questo patrimonio unico al mondo e lasciar perdere i finanziamenti a quei film che solo in Italia sanno fare così inguardabili, che poi mandiamo anche i giro per il mondo per scoprire (i giornali) che nessuno li considera.

Il Fatto traccia anche un ritratto del defenestrato prefetto Pecoraro: “Lo sceriffo dei rom e le amicizie pericolose. Arrivato nel 2008 a Roma per affrontare la questione nomadi, è molto legato  a Luigi Bisignani”.

Esulta anche il Manifesto, che riporta le parole del ministro Corrado Clini: “Roma rischia l’emergenza rifiuti e le responsabilità sono di tutte le amministrazioni competenti, che non hanno saputo o voluto svolgere i compiti affidati loro dalla legge”.

L’altra notizia che domina le prime pagine è degna della penna di André Gide, solo che il titolo non è “I sotterranei dei Vaticano”, ma “Nelle stanze del Papa”. Corriere della Sera: “Arrestato il maggiordomo del Papa. Per l’accusa è il corvo del Vaticano”; Giornale: “Svolta sul corvo vaticano: è il maggiordomo del Papa”. Messaggero: “Arrestato il corvo”; Repubblica: “I segreti del corvo”; Stampa: “La spia era il maggiordomo”, cioè colui che avrebbe passato ai giornalisti i documenti segreti del Papa sulle relazioni più o meno decorose tra Vaticano e Stato italiano e all’interno del Vaticano stesso. crive anche la Stampa: “Oltretevere [tradotto in piemontese: in Vaticano] circolano già dubbi sulla possibilità che sia lui il corvo e comunque si pensa non sia il solo”. Fa eco Libero: “Il Vaticano ingabbia un corvo espiatorio. L’aiutante del Papa accusato di essere colui che passa i documenti riservati ai giornalisti. Ma i dubbi sono molti. Mentre infuria la guerra sulla segreteria di Stato”. Il Messaggero rafforza la tesi che “Paoletto, quel romano silenzioso nell’appartamento del Papa” non sarebbe solo: “I veleni della Chiesa. Gli spioni almeno una ventina”.

Un po’ patetica, anzi forse diabolica, è l’uscita di Berlusconi sulla riforma del sistema politico: “Il Pdl lancia il modello francese” (Corriere della Sera); “Berlusconi rilancia: Presidenzialismo e io sarò in campo” (Repubblica); “Berlusconi rilancia sull’elezione diretta del Capo dello Stato” (Stampa). Per Libero è “una grande idea” e “difatti non si farà nulla”. Mentre i giornali limitano la notizia a un titolo a 2 colonne, Il Giornale ci apre con tono di sfida: “Vediamo chi ha coraggio. Il Pdl e Berlusconi propongono di trasformare la palude italiana in una Repubblica presidenziale, ma Bersani e gli altri piccoli [attenti alle gaffes] leader si danno alla fuga”.

Poi si chiedono perché non li hanno votati più: Berlusconi è stato al potere dentro e fuori negli ultimi vent’anni, non può uscirsene alla ventisettesima ora con idee trite e ritrite, che sanno di stantio e di naftalina. Anche i suoi più fanatici ammiratori pensano alla presa in giro. Ma lui cosa faceva in tutti questi anni? Il bunga bunga, come ci ricorda oggi Libero, riportando in prima pagina che “la (finta) Bocassini faceva bunga bunga per il Cavaliere”. Aggiunge Repubblica: “L’olgettina Polanco: alle feste di Berlusconi travestita da Bocassini”. Anche se il Giornale ci tranquillizza, che “ad Arcore niente sesso”, molti nuovi adepti aderiscono con fastidio alla domanda: ma non era meglio se faceva qualcosa anche a Palazzo Chigi.

Su Repubblica un bel calcio a Roberto Formigoni, presidente della Lombardia: “Daccò ai pm: pagari le vacanze di Formigoni. Nel Capodanno 2010 spesi 100 mila euro per farlo volare su un jet privato. Uno yacht a sua disposizione”.

Il Sole 24 Ore apre con la notizia che “il 25% di Snam passa a Cdp”. Piange Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, cui oggi Snam appartiene: “Ci adeguiamo alla decisione, il gruppo non si indebolirà”. Comunque ha 18 mesi di tempo. Da rilevare che lo scorporo di Snam non figura tra le privatizzazioni richieste dalla Bce nell’agosto 2011, che erano limitate alle municipalizzate. La lettera, secondo Renato Brunetta, l’aveva scritta Brunetta medesimo sotto dettatura di Berlusconi e quindi il mondo Eni, a Berlusconi tanto caro, era escluso.

Il passaggio del controllo di Snam alla Cassa depositi e prestiti sembra chiudere la porta al sogno imperiale di Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Terna, la società delle reti elettriche, che voleva comprare lui Snam da Terna. L’idea di fare una mega società delle reti, elettricità e gas, non è  balzana, ma come Cattaneo aveva fatto scrivere di voler fare non aveva senso, perché si sarebbe trattato di una pura operazione finanziaria, che avrebbe lasciato piena autonomia alle due società e avrebbe di fatto vanificato la possibilità di fare risparmi per oltre 100 milioni di euro da sinergie. Simili risparmi li fai se annulli l’autonomia delle due società, elimini doppie funzioni, doppie poltrone, doppi uffici, doppi staff, insomma un bagno di sangue.

La scelta del Governo annunciata ieri non esclude che si possa realizzare il disegno: la fusione potrebbe farla Cdp, senza ulteriori esborsi, come azionista di controllo di entrambe le aziende. Sarebbe una scelta logica. Poi vi vedrà chi comanderà. Per ora Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato della Cpd, si è limitato a dire che la fusione non è in agenda e che l’asserito piano industriale di Cattaneo non esiste. Ma serve ricordare che Cattaneo entrò nel grande gioco delle aziende pubbliche via Fiera di Milano e poi Rai portato da Paolo Berlusconi (fratello di Silvio) e da Ignazio La Russa, capo post fascista del Pdl milanese, quando ancora esisteva An. Con tutti i vortici  dei cambi di Governi che ci sono stati e ci saranno ancora in Italia, vincerà la partita delle poltrone chi sarà in linea, magari un po’ obliqua, con chi sarà al potere in quel momento là. Nulla di personale.

Consoliamoci con lo sport e con il Corriere della Sera. In prima pagina c’è la foto a colori di Federica Pellegrini e Filippo Magnini, nell’acqua azzurra di una piscina, supercoppia di innamorati con occhialetti anti cloro: “Fede e Magnini, coppia d’oro. Lui ha vinto i 100 stile libero agli Europei di nuoto in Ungheria, lei lo ha preceduto il giorno prima”. “Riecco l’urlo azzurro di Magnini: Fede, ti ho fatto un bel regalo” (Gazzetta dello Sport). Conclude Repubblica: “La coppia è già olimpica, dopo la Pellegrini oro a Magnini”.  E il Messaggero: “Filippo vince dopo Federica, la piscina è tutta amore e oro”.

Poi c’è il calcio, che domina la prima pagina della Gazzetta e dedica il titolo principale a Ibrahimovic del Milan che annuncia di voler rimanere “ma non per i soldi” che “non ci sono”. In vecchiaia, anche i difetti di Berlusconi si accentuano. Anche se Allegri asscura che gli “ha promesso che Thiago e Ibra non si muovono”.

E poi c’è il ciclismo: il canadese Hesjedal è a soli 17 secondi dallo spagnolo Rodriguez, che ha la maglia rosa, mentre “Scarponi supera Basso”.