Mose, il Fatto Quotidiano: “La sorpresa nei conti: Mazzacurati s’è dato 7 milioni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Giugno 2015 - 07:46 OLTRE 6 MESI FA
L'articolo del Fatto Quotidiano

L’articolo del Fatto Quotidiano

ROMA – “Un milione di liquidazione ogni due di tangenti distribuite – scrive Davide Vecchi del Fatto Quotidiano –  Il patron del Mose, il grande burattinaio della cricca in San Marco, il santo finanziatore” della politica in Laguna (e non) si era auto-riconosciuto un trattamento di fine rapporto dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) di 7 milioni di euro”.

L’articolo di Davide Vecchi: I tre amministratori straordinari nominati dall’autorità anticorruzione hanno trovato la sorpresa approvando il bilancio consuntivo al 31 dicembre 2014 del Cvn e hanno tentato di limitare i danni riuscendo a bloccare poco più di un milione: l’ultima tranche. L’unica non ancora corrisposta.

Del resto l’ottantenne Giovanni Mazzacurati per far andare avanti i lavori del Mose e ottenere i finanziamenti del Cipe si è dato un gran da fare. La mole di lavoro è riassunta nell’ordinanza di arresto a carico di 35 persone emessa il 4 giugno 2014 dai magistrati veneziani che hanno stretto le manette attorno ai polsi, tra gli altri, all’ex governatore veneto e ministro Giancarlo Galan e all’allora sindaco di Venezia Giancarlo Orsoni.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mazzacurati ha corrotto tutti i corruttibili. Generali della Guardia di Finanza fino ai Magistrati delle Acque, passando per ministri, sottosegretari, presidenti di Regione, assessori, fondazioni politiche, sottosegretari, finanzieri. Chiunque potesse essere utile alla causa. Un gran lavoro: corruzione, concussione, riciclaggio, finanziamento illecito. Oltre a 25 milioni di sovrafatturazione e 40 milioni di euro sequestrati agli oltre cento indagati.

I magistrati avrebbero voluto fermare anche Mazzacurati, ma lui, nel frattempo, era volato a San Diego nella villa a La Jolla affittata dal 2005, dove viveva la moglie a spese del Consorzio. Ancora oggi è in California. Del resto l’ingegnere era già stato detenuto agli arresti domiciliari nel luglio 2013 nel primo filone dell’inchiesta.

Le dimissioni dalla presidenza del Consorzio le presentò il mese precedente e vennero accolte dal consiglio direttivo il 28 giugno. Infine il 20 dicembre 2013 firma l’accordo che riconosce “all’ingegnere la somma complessiva di euro 7.000.000 a completa tacitazione di ogni pretesa e/o richiesta, a qualsiasi titolo fondata sul cessato rapporto lavorativo”. Dell’importo previsto dalla transazione non è stata corrisposta una parte pari a 1.154.000. Ed è intenzione degli amministratori straordinari, si legge nella nota integrativa al bilancio, “procedere ad un approfondimento in punto di fatto e di diritto circa la sussistenza di tale debito” (…).