Napoli-Roma, Gazzetta: “Che vinca calcio per onorare memoria Ciro Esposito”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Novembre 2014 - 08:17 OLTRE 6 MESI FA
UNA  PARTITA DI  CALCIO

Napoli-Roma vista da La Gazzetta dello Sport

ROMA – “Napoli-Roma, che sia solo una partita di calcio” è questo l’auspicio de La Gazzetta dello Sport nella sua apertura odierna. È la prima volta dopo la morte di Ciro Esposito, rimasto ferito mortalmente prima dell’ultima finale di Coppa Italia. Non ci saranno tifosi ospiti, ma la città è presidiata da 1000 agenti. Riportiamo di seguito l’articolo della “rosea” a firma di Sebastiano Vernazza.

“Scusate se parliamo di calcio, ma Napoli-Roma rimane di fondo una partita, non una resa dei conti tra ultrà. Nella speranza che fuori dal campo tutto fili liscio, cerchiamo di capire che cosa potrebbe accadere sul campo. La classifica dice che la Roma è prima in tandem con la Juve e il Napoli intruppato nel gruppone che si contende la terza piazza. I punti di distacco sono sette, ma se si studiano le cifre elaborate da Opta nelle prime nove giornate, se si analizzano gli indicatori tecnico-tattici, il divario non appare così netto. Napoli e Roma potrebbero essere meno distanti di quello che certifica la classifica.

Fase difensiva Il macro-dato dei gol subiti è il principale fattore di differenza. La Roma ha subito appena quattro gol e con la Juve divide il primato di squadra meno violata del campionato. Il Napoli di reti ne ha incassate tre volte tanto, 12, come il Cagliari di Zeman. Se si entra nel dettaglio si scopre perché. La Roma ha una media-gara di 54,11 interventi positivi nella propria area, il Napoli alla stessa voce fa registrare 37,8. Non intendiamo criminalizzare i difensori di Rafa Benitez – ci si difende di squadra, la fase difensiva è collettiva -, ma i numeri sono chiari, dicono che negli ultimi sedici metri il Napoli combina pastrocchi. Albiol e compagnia sono più vulnerabili di Manolas e soci. I sette punti di distacco hanno preso corpo qui, davanti a Rafael. A proposito, un anno fa il portiere del Napoli era Pepe Reina e il primo scorcio di torneo ha confermato quel che si presumeva in estate: la rinuncia allo spagnolo ha imposto un prezzo da pagare. Nella stagione passata la difesa azzurra non era tanto più forte dell’attuale, anzi, ma le parate di Reina mascheravano molte deficienze. Nella Serie A 2013-2014 il Napoli è arrivato terzo, con 39 gol al passivo, 14 più della Roma seconda e 16 più della Juve scudettata. Oggi, dopo 9 turni, le reti prese sono già 17, quasi la metà del totale della scorsa stagione. Ovvio, tra i pali non c’è più Reina a miracoleggiare.

Lì nel mezzo A centrocampo – meglio: nello sviluppo del gioco – i sette punti di gap si vedono meno. Ecco alcune significative classifiche assolute. Passaggi: Roma 5742; Juventus 5080; Napoli 5055. Precisione passaggi: Roma 88,02 per cento; Napoli 84,87; Juve 84,59. Passaggi nella metà campo avversaria: Juventus 3289; Napoli 3258; Roma 3085. Precisione dei passaggi nella metà campo avversaria: Roma 83,4 per cento; Napoli 81,86 per cento; Juventus 81,3 per cento. Forse sono i dati più interessanti perché ci dicono che, in tema di possesso palla e di qualità del medesimo, restano dominanti le prime tre classificate dello scorso campionato. Loro, più delle altre 17 squadre del mazzo, tengono il pallino. Se si guarda al centrocampo, viene da concludere che il Napoli rimanga la squadra favorita per il terzo posto. In più la formazione di Benitez ha un baricentro medio migliore di quella di Garcia, di norma sta più «alta»: 53,5 metri contro 50,2 metri. Ed è più «corta», più compatta, 33,2 metri di lunghezza contro 39. «Corti e intensi», recitava uno dei dogmi del sacchismo. Come si misura l’intensità? Per esempio con i palloni recuperati: Roma 59,33 a gara; Napoli 58,11. Oppure con i contrasti vinti: Napoli 13,89; Roma 12,33. Piccola divagazione. Quale club capeggia la graduatoria dei palloni recuperati? L’Empoli di Sarri con 593, media di 65,88 a incontro: l’intensità come necessità, come istinto di sopravvivenza.

Avanti tutta Il numero basico dei gol segnati dice che il Napoli è un filo davanti alla Roma, 17 reti a 16. Benitez ha il secondo attacco del campionato, in testa c’è il Milan di Inzaghi con 18. Quel che il numero 17 non spiega è il volume di fuoco dei Rafa-boys. Tiri nello specchio: Napoli 64, Roma 40. Tiri fuori: Napoli 68, Roma 48. Legni colpiti: Napoli 7, Roma 5. Conclusione, il Napoli attacca di più la porta, ma non raccoglie in proporzione al seminato, come dimostrano le percentuali di realizzazione: Roma 18 per cento, Napoli 13 per cento. La spiegazione è semplice, come nel caso del portiere. Benitez ha fin qui scontato la «latitanza» di Higuain. Negli ultimi turni il Pipita si è svegliato, tripletta al Verona e gol a Bergamo, ma quattro reti in 716 minuti, tre delle quali in una sola gara, sono poca cosa per uno del suo livello. E per giunta contro l’Atalanta l’argentino ha sciupato il rigore della possibile vittoria.

Ad ali spiegate Napoli-Roma contiene un sacco di duelli ad alto livello. Higuain e Totti sono i giocatori-simbolo, ma noi puntiamo sulle fasce, Callejon contro Gervinho. L’insostenibile leggerezza e velocità delle due migliori ali della Serie A , a nostro sindacabile parere. Macro-diversità tra i due: Callejon 7 gol e capocannoniere momentaneo del campionato, Gervinho appena una rete. Ci sta che sia così, perché «Gervy» ha un rapporto problematico col gol. Altre più nascoste misurazioni. Assist: Callejon 1, Gervinho 2. Cross: 23 a 5. Occasioni create: 18 a 16. Dribbling riusciti: 4 a 25. Dribbling negativi: 5 a 18. Tiri nello specchio: 9 a 4. Deduzioni? Callejon punta la porta, a Gervinho piace attaccare l’avversario. Diversamente ali, ma tutti e due frantumatori di equilibri.

Freschi precedenti Non c’è bisogno di ricordarglielo, ma a Garcia lo rammentiamo lo stesso: nella scorsa stagione la sua Roma perse due volte a Napoli in un mese, prima in Coppa Italia (3-0), poi i campionato (1-0). A costo di essere smentiti dal campo, ci sbilanciamo: la classifica di oggi appare un po’ ingannevole. Sette punti di distacco sono tanti, forse troppi”.