Rassegna stampa. Napolitano: “Non sono ricattabile”. Energia, ecco il nuovo piano

Pubblicato il 31 Agosto 2012 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera 31-8-12

Il Corriere della Sera: “Napolitano: è una torbida manovra”. Illazioni e Allusioni. Editoriale di Antonio Polito:

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“Questo ossimoro, contenuto nel comunicato del Quirinale, è una descrizione accurata del processo kafkiano in cui è stata trascinata la più alta istituzione dello Stato, l’unica rimasta in piedi tra le macerie della Seconda Repubblica.
Dal momento in cui sono state registrate, su mandato della Procura di Palermo, le telefonate del capo dello Stato con l’ex ministro Mancino (all’epoca non indagato), era inesorabile arrivare a questo punto: formalmente segrete, esse sono diventate oggetto di illazioni e allusioni, e ormai vengono apertamente usate come strumento di lotta politica. Esattamente il rischio dal quale la Costituzione voleva mettere al riparo la Presidenza, dichiarata irresponsabile politicamente per sottrarla a ogni condizionamento o ricatto. Ed esattamente ciò che il Quirinale, con il suo ricorso alla Consulta, chiede ora che venga risparmiato ai futuri presidenti”.

Per approfondire: Intercettazioni, “attacco” al Colle. Napolitano: “Ricatto? Con me non funziona”

Un’operazione oscura che può far danni anche in politica estera. Il commento di Massimo Franco:

“Si cerca di impedire una stabilizzazione dell’Italia lungo l’asse moderato fra Giorgio Napolitano e il premier Mario Monti. Il modo in cui una parte del centrodestra e della sinistra usa le ricostruzioni del settimanale Panoramasulle telefonate fra il presidente della Repubblica e l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, è rivelatore. Nella cerchia berlusconiana si sfrutta l’episodio per spingere Napolitano a schierarsi contro l’abuso delle intercettazioni. E Antonio Di Pietro lo invita a rendere pubblico il contenuto delle telefonate. Sono due approcci agli antipodi, in apparenza; ma entrambi strumentali. Dimostrano il tentativo di usare una vicenda torbida fin dalla sua genesi contro il presidente della Repubblica. Ma la durezza con la quale Napolitano, e in parallelo il Csm, additano la manovra, annuncia uno scontro destinato a inasprirsi. D’altronde, da quando il Quirinale decise di sollevare un conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo presso la Corte costituzionale, convinto che quelle intercettazioni siano inammissibili, la tensione è aumentata”.

Centrosinistra. Bersani vede Prodi e stoppa Renzi: ribaltare il Pd? Aspetti il congresso. Articolo di Ernesto Menicucci:

“L’incontro con Romano Prodi, la stoccata a Beppe Grillo, il botta e risposta con Matteo Renzi. E, in serata, il parapiglia con i grillini che lo contestano a Bologna. Il finale di giornata per Pier Luigi Bersani è ad alta tensione. Nel pomeriggio il segretario aveva definito «un pirla chi dice che sono nemico della Rete» e alla festa dell’Unità trova una ventina di sostenitori del Movimento 5 stelle. Tra loro c’è anche il consigliere regionale grillino dell’Emilia Romagna Giovanni Favia e alcuni No Tav: «Loro sono i violenti — dice Favia dopo l’intervento del servizio d’ordine del Pd — mentre noi siamo tranquilli».
Il segretario democratico, in mattinata, era stato a casa di Prodi: due ore di colloquio per «discutere di problemi nazionali e internazionali, economia e politica», definito da Bersani «un bellissimo incontro». Meno tranquillo il clima interno, anche per la sfida con Renzi: «Per ribaltare il partito — dice il leader — c’è il congresso. Le primarie di coalizione servono a individuare il candidato premier». Renzi, da Potenza, risponde: «Se vinciamo noi vanno tutti a casa”.

Scuola. L’Italia senza presidi per il flop dei concorsi. Inchiesta di Valentina Santarpia:

“Una scuola su due in Lombardia senza dirigente a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico e una serie di ricorsi pendenti davanti al Tar del Lazio che rischiano di inficiare completamente il concorso per presidi bandito l’anno scorso dal ministero dell’Istruzione. Il giorno dopo la resa dei conti sui test di selezione per i candidati ai Tfa (Tirocini formativi attivi), esplode un nuovo caso: «Disastro concorsi scolastici gestiti dal ministero: domande sbagliate, buste trasparenti, concorsi annullati», sintetizza polemico il presidente della regione Lombardia suTwitter.
In Lombardia, secondo i dati del ministero, sono attualmente 575 (su 1.227) le scuole senza dirigente: ci sarebbero 406 presidi da nominare, ma con i tagli della spending review erano stati immessi in ruolo per il prossimo anno scolastico 355 dirigenti assunti attraverso il nuovo concorso”.

La Repubblica 31-8-12

Napolitano: non sono ricattabile. La Repubblica: “Durissima nota del Quirinale dopo l’uscita di Panorama sulle intercettazioni nell’inchiesta Stato-mafia”. Verità e demagogia. Editoriale di Ezio Mauro:

“Siamo arrivati a questo. Il settimanale ideologico della destra berlusconiana finge di conoscere il testo delle conversazioni intercettate tra Mancino e Napolitano. Non è così, perché la Procura ha tenuto segrete quelle conversazioni e le ha anzi stralciate in un fascicolo “morto”, giudicandole del tutto irrilevanti per l’inchiesta. Quelle pubblicate sono dunque soltanto ipotesi, illazioni e allusioni. Ma sufficienti per confezionare un’operazione politica, com’è ben chiaro dal titolo: “Ricatto al Presidente”.
Lo sbandamento del mondo berlusconiano può trovare interesse, in questa fase di incertezza sui destini dell’ex Premier, a tenere sotto pressione il Capo dello Stato. E infatti i giornali della destra subito cavalcano questa manovra spacciata per notizia, pur essendo evidente l’inconsistenza. L’obiettivo è comunque raggiunto: scrivere che Napolitano deve “mostrare le carte”, rendendo noto il testo di quelle telefonate, anzi “mostrandole al popolo”. Solo così, si fa capire, finirà questa stagione di veleni, di ricatti e misteri”.

Intervista di Goffredo De Marchis ad Antonio Ingroia:

“Confermo quello che ha detto il Procuratore capo Messineo, le ipotesi di Panorama non corrispondono al tenore delle telefonate – spiega Ingroia -. Anzi, posso affermare che non è uscito un solo rigo del contenuto di quelle intercettazioni. Il segreto ha tenuto”.

Il Giornale: “Ecco chi vuole fare fuori Napolitano”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

“Per ridurre al silenzio i giornali non serve la legge sulle intercettazioni. Perché i giorna­li, all’occorrenza, il bavaglio se lo mettono da soli. La notizia svelata da Panorama che nelle intercettazioni segretate, Napolitano- al telefo­no con l’ex ministro Mancino – parlerebbe male di Berlusconi, Di Pietro e di alcuni pm palermitani ieri non è stata pubblicata da La Stampa e dal Messagge­ro ,relegata nelle pagine interne da Repubblica e Cor­riere . Scelta professionale? Non credo. Viceversa, scommetto che oggi i medesimi quotidiani riserve­ranno titoloni all’indignata smentita di Napolitano: tutto falso, dice il capo dello Stato, dichiarazione che apparentemente cozza con il no comment di Manci­no e gli imbarazzati distinguo dei pm ( notizie parziali o inesatte) che le intercettazioni le hanno sentite”.

Il Fatto Quotidiano: “Napolitano chiama alle armi ma non divulga le telefonate”. L’autotrappola. Editoriale di Marco Travaglio:

“Marzio Breda del Corriere, decano dei quirinalisti, descrive un Napolitano sull’orlo di una crisi di nervi: “Mesi d’inferno e non poter fare nulla per uscirne”, “mani legate”, “prigioniero di un frustrante senso d’impotenza”, “molto turbato” perché “è scontato non aspettarsi puntualizzazioni o smentite del Quirinale che non può scendere sul piano del battibecco con chi lo insulta” (invece ieri ha puntualizzato ed è sceso eccome). E perché “l’ordinamento non prevede misure o provvedimenti con valore imperativo” per “fermare questa deriva da cui rischia di uscire ferito lui stesso, oltre che lesionato il prestigio dell’istituzione”. Per fortuna, almeno formalmente, l’Italia è ancora una democrazia e non si può vietare ai giornali di fare domande. Nemmeno le più urticanti, come quella sul presunto “ricatto al Presidente” descritto da Panorama (ma pure da Ingroia, che però lo attribuisce a Panorama). Siccome i ricatti si nutrono di notizie compromettenti che pochissimi conoscono, il Fatto aveva suggerito al Colle di disinnescarli subito divulgando il contenuto delle telefonate con Mancino e attivandosi con i legali di quest’ultimo o con l’Avvocatura dello Stato per farne pubblicare i testi (altro che “impotenza” e “mani legate”). Invece Napolitano ha fatto, legittimamente ma temerariamente, l’opposto: ha chiesto che fossero distrutte e, siccome la Procura non poteva (se non violando la legge), le ha scatenato il conflitto di attribuzioni”.

Intervista di Ferruccio Sansa a Federico Pizzarotti:

“La realtà è più complessa… Ci sono, certo, grossi ostacoli: il debito da centinaia di milioni blocca i progetti. E prima di avviare un’azione seria dobbiamo sciogliere i nodi del passato. Bisogna concludere gare e appalti non terminati, ricostruire la struttura del Comune, presupposto per il futuro. C’è un’opera simbolica: il Ponte Nord, costruito per costruire, prima ancora di deciderne l’utilizzo. È rimasto lì, vuoto. Ecco, abbiamo lavorato sui nodi del passato. Ma in cento giorni ci sono scelte davvero importanti firmate Pizzarotti? Abbiamo lavorato a un ufficio che contrasti l’elusione fiscale e recuperi somme importanti. Poi c’è il nuovo ufficio energia: vogliamo riqualificare il patrimonio edilizio comunale – quindi uffici e scuole – con la partecipazione dei privati. Bonificheremo i tetti dove c’è ancora amianto, con la collaborazione di industrie specializzate nell’energia. I privati investiranno per poi utilizzare l’energia prodotta da pannelli solari. Questo in futuro. Ma il presente? Il Comune spendeva 250 mila euro l’anno per auto blu. Noi abbiamo fatto contratti da 20 mila euro”.

La Stampa 31_8_12

La Stampa: “Il Quirinale: niente ricatti”. Il retroscena di Antonella Rampino:

“Sembrava tutto tranquillo. La sera di martedì, quando ad arte i falchi del Pdl avevano fatto filtrare che stava per scoppiare una bomba, «Panorama ha le intercettazioni di Napolitano e le pubblica domani», al Quirinale rifiutavano qualsiasi commento.Teneva ancora la linea, comunicata dal Presidente ad alcuni interlocutori di primissimo piano, in chiusura della recente polemica che ha visto sciabolare Gustavo Zagrebelsky ed Eugenio Scalfari, di «non dire più una parola»”.

Elezioni Usa.  Da Tampa la sfida a Obama: solo io posso portare il Paese fuori dalla crisi. Appello alle donne e ai giovani. Scrive Maurizio Molinari:

“Gli 11 schermi digitali del palco trasmettono il video «Bain» sulla omonima società finanziaria che Romney ha contribuito a creare ed è accusata dal Team Obama di «capitalismo selvaggio». «Bain» fa parlare testimoni e protagonisti della creazione di posti di lavoro per dimostrare che Romney ha aiutato molti a coronare il «sogno americano». È l’efficienza del manager la qualità che Romney più vanta. Per questo si affida a tre ex olimpionici che narrano come «rimise in piedi» le Olimpiadi di Salt Lake City del 2002. E l’ospite misterioso della serata si rivela essere Clint Eastwood”.

Energia, ecco il nuovo piano. Il Sole 24 Ore: “Con l’efficienza 8 miliardi di risparmi si punta sul rilancio dell’estrazione di petrolio”. L’industria vuole certezze. Editoriale di Marco Fortis:

“Ha fatto bene il premier Mario Monti a sottolineare mercoledì, nella riuscita conferenza stampa congiunta con Angela Merkel a Berlino, che l’Italia non può accontentarsi dei primi segnali positivi in termini di risultati e di speranza sul fronte della lotta allo spread, della stabilizzazione dei conti pubblici e delle riforme. Occorre ancora andare avanti con grande decisione, ha detto Monti. Ed occorre che risultati e riforme siano come “avvitati” sul terreno affinché non si torni assolutamente più indietro, indicando così ai mercati, ai partner europei e alle istituzioni internazionali che il Paese ha intrapreso un chiaro sentiero di marcia”.

Il Messaggero: “Napolitano non è ricattabile”. Il degrado della lotta politica. Editoriale di Piero Alberto Capotosti:

“La dura nota con cui il Quirinale respinge fermamente le presunte ricostruzioni delle intercettazioni delle telefonate tra il presidente Giorgio Napolitano e il senatore Nicola Mancino, così come ogni tentativo di strumentalizzazione e di ricatto segna un’ulteriore fase di questa vicenda, sui cui sviluppi è stato giustamente invocato l’intervento della Corte costituzionale per regolare la disciplina di quelle intercettazioni che, fino a quando non saranno distrutte, continueranno ad alimentare torbide forme di lotta politica e a mettere in pericolo «il corretto svolgimento della vita democratica». Certo è che la storia delle intercettazioni telefoniche rivelate dai mezzi di comunicazione di massa sembra non finire mai e ogni volta assume caratteri e modalità sempre più gravi”.