Nicola Bovoli, zio di Matteo Renzi: “Mike Bongiorno era un amico e…”

A cura di Sergio Carli
Pubblicato il 5 Novembre 2014 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA
La prima pagina del Fatto Quotidiano

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ROMA – Nicola Bovoli, grande inventore e distributore di giochi e zio materno di Matteo Renzi è stato intervistato da Davide Vecchi, che ha pubblicato un libro, “L’intoccabile Matteo Renzi, la vera storia”, editore Chiarelettere.
Nicola Bovoli, fratello della madre di Matteo Renzi, ha avuto una parte importante nel boom delle tirature dei giornali italiani negli anni ’80 ma se ne è sempre stato in seconda fila, lasciando che fossero direttori e amministratori a godersi il sole della gloria.
Da Portfolio (Repubblica) a Replay (Corriere della Sera), passando per tutti i bingo che hanno drogato per anni le copie dei quotidiani di provincia fino al successo di diffusione di ricavi e di cultura della biblioteca di Repubblica dietro a tutti questi successi c’era sempre Nicola Bovoli.
L’intervista condotta da Davide Vecchi è stata pubblicata dal Fatto il 5 novembre 2014:

Matteo ha ripreso da me?

Mi ha vietato di dirlo. In realtà, pochi sanno che siamo parenti, tant’è che quando capita che qualcuno mi chieda – racconta Nicola Bovoli, fratello della madre del premier – se sono suo zio, rispondo di no: è Renzi che è mio nipote.

Infatti alla Ruota della Fortuna lo portò lei.

Io lavoravo con Mike dal 1987. Nel 1994, quando Matteo partecipò alla trasmissione, eravamo amici. Mike un giorno mi confessò di essere in tensione: non riusciva a trovare un concorrente che spiccasse, così gli proposi Matteo, sostenendo che era un ragazzo vispo. Mike mi disse di fargli fare la selezione e lo prese subito; sì, lo segnalai io.

Non solo Mike. Con Mediaset ha lavorato: inventò il Quizzy.

Avevamo un contratto in esclusiva per cinque anni da 200-300 milioni di lire alla settimana, poi quando B. ha lasciato l’azienda per entrare in politica abbiamo lasciato.

Ha conosciuto Berlusconi?

Certo. Dal punto di vista politico non condivido nulla, ma come imprenditore era un genio. È stato costretto a impegnarsi per salvarsi: lui non voleva fare politica. Lo chiamò Craxi per dirgli che era tutto finito, così B. è dovuto intervenire anche perché le sue aziende non andavano bene, poi ha risolto ed è andato avanti 20 anni difendendo i suoi interessi. Dovevo avere molti soldi, tutti i giochi di Mike li ho fatti io. Ma interruppero il contratto, mi crearono un danno: dovevo avere 6-7 miliardi di lire.

Ne parlò con Berlusconi?

Ricordo che una volta andai ad Arcore. Era il 1993, mi pare. Avevo piazzato la tombola Bingo su Sorrisi e Canzoni, il periodico Mondadori, e il concorso era collegato alle trasmissioni di Mike, ok? In quel periodo sia il giornale sia le tv erano di B., ma le due società si misero a discutere su chi doveva pagare la mia. Consideri che con quel giochino portammo le vendite di Sorrisi al record di tre milioni di copie.

Lei andò ad Arcore.

Per sbloccare la situazione andai da B. Fece due telefonate e la questione si sbloccò, purtroppo era già proiettato alla politica e Dell’Utri già stava facendo i circoli di Forza Italia.

Ha conosciuto anche Marcello Dell’Utri?

E non credo che abbia avuto rapporti con la mafia, è un uomo di infinita cultura, è impossibile: non può essere un mafioso.

Ora è in carcere con una condanna in via definitiva. Non la stupisce il legame profondo tra Berlusconi e Renzi?

Non lo giudico. Servono l’uno all’altro, ciascuno fa il proprio interesse.

Lei ha aiutato suo nipote?

Gli diedi una mano per diventare sindaco a Firenze, sì. Io e altri amici. Anche Dario Nardella fu d’aiuto.

È iscritto al Pd?

Ho preso la tessera solo per votarlo alle primarie contro Bersani. Che poi perse. Sì, ma seguì il mio consiglio.

Quale?

Gli dissi di riconoscere la sconfitta e lo fece, è stato forse il suo discorso più bello.

Vi sentite spesso?

Se ha bisogno mi chiama. Ora ha molto da fare e deve fare qualcosa.

Sta pensando alle elezioni anticipate?

Non può, prima deve realizzare qualcosa di concreto, tradurre in realtà le cose promesse. Ha detto tanto. Gli 80 euro, ad esempio, che cazzo vogliono dire? Solo se riesce a fare qualcosa può andare alle elezioni e lui lo sa. L’ultimo nodo è l ’ articolo 18 Che è morto, se un’azienda è in crisi va in crisi che ci sia o meno l’articolo 18.