Opera Roma, cda ai sindacati: senza proposta alternativa avanti coi licenziamenti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Ottobre 2014 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA
Opera Roma, cda ai sindacati: senza proposta alternativa avanti coi licenziamenti

L’Opera di Roma

ROMA – Opera di Roma, ultimatum del cda ai sindacati. Ignazio Marino e il vertice del teatro: senza una proposta alternativa avanti con i licenziamenti del coro e dell’orchestra già decisi. Il sovrintendente Fuortes: giro di vite sui permessi artistici nell’ultimo anno richieste all’amministrazione 925 aspettative.

Scrive Simone Canettieri sul Messaggero:

Potrebbe suonare come un’apertura verso il ritiro dei 182 licenziamenti. Ma in verità il cda del Teatro dell’Opera lancia una vera e propria sfida ai sindacati. Di questo tenore: finora non avete fatto nulla, adesso vi rimangono sessanta giorni per presentare un piano B per «superare i problemi economici, organizzativi e di produttività». Altrimenti si andrà avanti per la strada già tracciata due settimane fa: azzeramento di coro e orchestra e da gennaio il Costanzi ripartirà con il corpo artistico (eccetto il balletto) esternalizzato tramite cooperativa. Durante il cda di ieri il presidente della fondazione lirica nonché sindaco Ignazio Marino ha messo sul tavolo un esempio: «Senza accordo con i sindacati andremo avanti lo stesso, come è già stato per il salario accessorio dei dipendenti capitolini». E mentre il cda attende «proposte alternative che finora non sono mai state presentate», si capisce sempre di più che la musica al teatro dell’Opera è cambiata.

Nel mirino del sovrintendente Carlo Fuortes adesso ci sono anche i permessi artistici. Altra anomalia di questo teatro. Nell’ultimo anno – da ottobre 2013 a settembre ’14 – gli uffici amministrativi ne hanno contati 925. «Uno sproposito». Circa cinque per ciascun dipendente. Prima, con la precedente gestione, un musicista poteva chiedere l’aspettativa da una recita all’ultimo momento. Senza giustificare dove andava: un festival o una sagra di paese pari erano. E la direzione così si trovava all’ultimo momento a dover rimpiazzare l’artista, che magari nei giorni precedenti aveva provato con il resto dell’orchestra. Un danno economico e di immagine, a scapito della produzione. Nell’ultimo mese Fuortes e il direttore del personale Stefano Bottaro hanno deciso il giro di vite. O meglio, si sono limitati a far rispettare le regole. D’ora in poi i permessi dovranno essere richiesti con un congruo preavviso (20 giorni) e la direzione valuterà anche la qualità dell’impegno esterno. Esempio limite: un violinista non potrà andare più a esibirsi in una festa di paese, perché squalificherebbe il nome dell’Opera. Una svolta che arriva in un momento molto caldo e, c’è chi denuncia, «intimidatorio». Lunedì è stato licenziato in tronco Pasquale Faillaci, corista delegato della Cgil, accusato di truffa e falso ideologico. Perché lo scorso 1° agosto, durante il Barbiere di Siviglia a Caracalla, avrebbe timbrato il cartellino al posto della moglie, Annamaria De Martino, sorella dell’ex sovrintendente, che quel giorno risultava malata. Adesso anche la cantante rischia un provvedimento disciplinare. All’orizzonte, assicurano da piazza Beniamino Gigli, non ci sono però altri casi analoghi. Ma d’ora in poi «finirà la Babele».

Già, ma questo nuovo rigore ha il fiato corto? E’ destinato a terminare tra sessanta giorni quando andranno tutti a casa? E qui si ritorna al consiglio d’amministrazione di ieri. Che ha ribadito la disponibilità «a valutare, con la massima apertura e interesse, eventuali proposte dei sindacati prima dello scadere dei 75 giorni previsti dalla legge». Un impegno accompagnato da due cifre pesanti, rivendicate da Marino: 45 milioni e 750 mila euro stanziati per il prossimo triennio, accompagnati da 25 milioni arrivati con la legge Bray, grazie all’impegno di risanamento profuso da Fuortes. «Ma io – si è poi sfogato il sindaco – devo guardare anche alle scuole di Roma e ai servizi sociali: non si possono più buttare i soldi». Adesso la palla passa ai sindacati, che devono presentare un piano alternativo per tagliare il costo del lavoro e aumentare la produttività. La somma deve portare a tagli per 4 milioni. «Serve una risposta concreta», auspica Simona Marchini, membro del cda. L’antifona non sembra essere stata capita dalla Fials che insiste: «Trasporti, facchinaggio e produzioni: gli sprechi sono altri». Il cda si riunirà il 24 novembre, a un mese dal giorno del giudizio.