Pensioni, “c’è un buco nero sui contributi. Così non si possono ricalcolare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Agosto 2014 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, "c’è un buco nero sui contributi. Così non si possono ricalcolare"

Pensioni, “c’è un buco nero sui contributi. Così non si possono ricalcolare”

ROMA – Cosa penserà mai un pensionato che guadagna 1.500 euro al mese del surreale dibattito che si sta scatenando in questi giorni sul contributo di solidarietà? È sotto l’ombrellone per godersi gli ultimi sospirati scampoli di sole e sfoglia la margherita. Lo faranno? Forse no. Ma se lo dovessero fare riguarderà anche la mia pensione? Probabilmente sì.

Scrive Tobia De Stefano su Libero:

E allora nell’incertezza la pizza ai nipotini gliela offro un’altra volta e mene resto a casa a gustarmi le programmazioni d’antan della Rai. Ecco, l’aspetto psicologico è il grande assente nelle interviste conlequali gli esponenti del governo stanno terrorizzando gli italiani. Parlano di un taglio alle pensioni più ricche, per poi fissare la soglia prima a 3.500 e quindi a 2.000 euro. E mandano Renzi su tutte le furie. «Esattamente – sottolinea il professor Alberto Brambilla, docente alla Cattolica e uno dei maggiori esperti della materia in Italia – Se si ripercorre all’indietro la storia di questi anni si scopre che tutti gli ultimi governanti ci hanno provato, salvo poi essere bocciati dalla Consulta. È normale che a questo punto i cittadini si chiedano se fanno bene a versare i contributi quando chi fa le leggi da un momento all’altro può modificare il loro reddito futuro».

Per non parlare dei consumi… «Appunto, cosìnon si fa altro che ingenerare incertezze. Basta ricordare che ogni esecutivo ha avuto unamotivazione diversa per “punire” i pensionati. Monti lo faceva per i conti pubblici, Giovannini per i giovani e Poletti per aiutare gli esodati…Insomma non c’è molta coerenza».

Pare che il contributo (se dovesse esserci) verrà applicato sulla differenza tra la pensione calcolata con il contributivo e quella in pagamento che usa il più generoso retributivo… «Calcolo pressochè impossibile. Perché permolte categorie, in primis per i dipendenti pubblici, non ci sono gli estratti conti contributivi corretti».

Insomma, sulle pensioni c’è un grosso buco informativo? «Sacome venivanocalcolate le pensioni fino al 1980, quando poi il sistema è stato computerizzato?Per gli statali si prendeva la retribuzione dell’ultimo anno e la simoltiplicava per gli anni di lavoro. Mentre per i dipendenti privatieper gliautonomi la stessaoperazioneveniva fattasugli stipendidegliultimi5 edegli ultimi 10 anni. Spesso nel pubblico le pensioni venivano liquidate in forma provvisoria e solo dopo si faceva una verificava sul percorso di carriera. Questo anche perché lo Stato non ha mai effettivamente versato i contributi e quindi qualsiasi calcolo risulta molto complicato».

Cosa si rischia se si va avanti su questa strada? «Essendo difficile e soprattutto opinabile il calcolo della differenza tra retributivo e contributivo ci sarebbero unamarea di ricorsi».

Invece secondo lei come dovrebbe essere modulato il contributo di solidarietà? «Guardi, se proprio si vuole agire sulle pensioni bisogna pensare a un contributo su tutte le pensioni retributive che aumenti al crescere dell’assegno».

Come? «Da un minimo dello 0,5% a un massimo dell’8%, mentre per le pensioni che riguardano Bankitalia, Consulta, parlamentari, consiglieri regionali e provinciali si può arrivare fino al 18%».

Risultato? «Innanzitutto, ilprelievo rispetterebbeiprincipidiequità richiesti dalla Corte Costituzionale perché toccherebbe tutti. E poi gli incassi, circa 7miliardi all’anno chemoltiplicati per cinque anni fanno 35miliardi, potrebbero essereutilizzatiper ridurre ildebito pubblico e quindi risarcire parzialmente i giovani che avranno delle pensioni molto più basse rispetto a quelle dei loro padri».

Secondo lei il governo lo farà mai? «Non lo so, ma a Poletti e Renzi, che mi sembra molto sveglio,do un altro consiglio».

Prego. «Dal primo governo Berlusconi, 2001, fino al 2012 abbiamo fatto un lavoro enorme per creare un’anagrafe dei lavoratori attivi, delle pensioni e dei pensionati. Poi con la Fornero quel lavoro è stato interrotto. ConsiglioaRenziePoletti di riprenderlo perché ci consentirebbe di scoprire come mai a oggi abbiamo diversimilioni di persone in età da lavoro che non versano contributi. Bisognerebbe chiedersi di cosa vivono perché molti di questi diventeranno le bombe sociali del futuro».