Piano lavoro di Alfano contro Jobs act di Renzi: meno tasse e meno regole

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2014 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA
renzi

Renzi (LaPresse)

ROMA – Il contro Jobs act, il piano per il lavoro che il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano oppone a quello del Pd di Matteo Renzi, è un atto già compiuto, nel senso che si tratta di un disegno di legge in 22 articoli pronto per essere depositato al Senato.

Prima di far questo, però, spiega il capogruppo Maurizio Sacconi, il Ncd lo presenterà nei prossimi giorni al presidente del Consiglio, Enrico Letta, con l’obiettivo di “cercare un accordo” nell’ambito del patto di maggioranza che lo stesso premier vuole chiudere entro il mese.

Scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera:

Il provvedimento di Ncd, diffuso ieri al termine del seminario di due giorni a Bari, segue però un’impostazione completamente diversa da quella del Jobs act. Le proposte chiave del testo, dall’abrogazione dell’articolo 18 sui licenziamenti al ripristino dei contratti atipici secondo la legge Biagi, dalla cancellazione delle norme che vietano il demansionamento e il sottoinquadramento alla previsione di contratti individuali che possano derogare ai contratti di lavoro, appaiono irricevibili anche per il Pd di Renzi. Ma questo non esclude che su diversi punti si possa aprire un confronto e trovare un compromesso, per esempio sull’allungamento del periodo di prova o sulle misure di ricollocamento per i disoccupati. Vediamo nel dettaglio il disegno di legge, che accorpa provvedimenti già presentati in passato dall’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

L’articolo 1 indica le finalità della riforma che «dispone misure ed interventi urgenti per favorire l’occupazione». Subito dopo si propone una «Delega al governo per l’adozione dello Statuto dei Lavori». Quello che per Renzi dovrebbe essere il codice del lavoro da adottare entro 8 mesi per riunificare e semplificare la giungla normativa in materia, nel testo di Ncd, diventa uno o più testi unici da emanare entro sei mesi per identificare «un nucleo fondamentale di diritti applicabile a tutti i rapporti di lavoro» rimettendo le restanti tutele alla libera contrattazione. Con una novità però: la possibilità che ci siano anche accordi individuali che deroghino ai contratti, purché in tali accordi il lavoratore sia assistito (dal sindacato o da un consulente del lavoro) e l’intesa sia certificata da enti terzi (direzioni provinciali del lavoro, enti bilaterali, ecc.).

Gli articoli successivi contengono le misure «urgenti». La durata massima del contratto a termine senza causale (l’azienda non deve giustificare perché lo fa) viene estesa da uno a due anni. Il contratto di apprendistato viene drasticamente semplificato sulla formazione, dando alle associazioni di categoria il potere di certificare che essa sia conforme a quanto richiesto. Riguardo ai contratti atipici vengono abrogati tutti i vincoli aggiunti dalla riforma Fornero sui contratti a progetto, sul lavoro intermittente, sul lavoro accessorio tramite voucher e sulla associazione in partecipazione. L’articolo 9 contiene invece un’altra importante novità: il periodo di prova, che generalmente è di tre mesi dal momento dell’assunzione, viene allungato a due anni (…)