Pidocchi che non se ne vanno: d’estate ancora più resistenti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2015 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA
Pidocchi che non se ne vanno: d'estate ancora più resistenti

Pidocchi che non se ne vanno: d’estate ancora più resistenti

ROMA – Pidocchi che non se ne vanno, resistenti ai trattamenti comuni, e resi ancora più forti dalle temperature estive. Con il caldo questi fastidiosi parassiti si fanno ancora più insidiosi, soprattutto sulle teste dei bambini che al mare, durante le vacanze, hanno più tempo per giocare e stare insieme. E quindi di passarseli. Uno studio della Southern Illinois University ha appena riscontrato mutazioni genetiche che rendono ben 104 delle 109 specie di parassiti monitorati resistenti ai comuni trattamenti chimici. Ecco, secondo il Corriere della Sera, otto regole e falsi miti per combatterli:

Quella dei pidocchi è un’ infestazione molto «contagiosa», soprattutto in comunità come quelle scolastiche. Il pidocchio del capo (Pediculus humanus capitis) è il più diffuso. Si tratta di un parassita di colore grigiastro, munito di zampette uncinate che si ancorano ai capelli.

Non esiste una correlazione tra l’igiene personale, lo stato di pulizia degli ambienti casalinghi e la diffusione dei pidocchi. Il passaggio da una persona all’altra può avvenire solo per contatto diretto del capo o, indirettamente, attraverso lo scambio di effetti personali: cappelli, pettini, sciarpe, cuscini, ecc. Al di fuori dell’ospite i pidocchi non sopravvivono per più di 48 ore

Irritazione e intenso prurito, soprattutto nella zona della nuca e delle orecchie, perché più ricche di capelli. Può però anche accadere che non ci sia alcun prurito. Talvolta il grattamento può causare dermatiti e sovrainfezioni batteriche (impetigine).

Basta un’accurata ispezione del cuoio capelluto per scoprire i pidocchi. In genere è più facile individuare le lendini, che si ritrovano attaccate ai capelli, soprattutto a livello della nuca e intorno alle orecchie. La presenza delle sole uova non è, però, sempre indicativa di un’infestazione in corso: le lendini potrebbero infatti essere vuote. Visto che la femmina del pidocchio depone le uova alla radice del capello, si può fare diagnosi certa di pediculosi attiva quando la maggior parte delle lendini si trova a una distanza inferiore a 6,5 mm dal cuoio capelluto.

Le sostanze che si sono rivelate efficaci per contrastare pidocchi e lendini appartengono a quattro famiglie: piretrine, permetrine, malathion, siliconi.

Accanto all’impiego di preparati antiparassitari, è buona regola provvedere ad asportare le uova in modo meccanico manualmente o con un pettine a denti fitti. Viene riportata l’esperienza positiva sull’utilizzo del pettine elettrico che elimina i pidocchi e le loro uova attraverso corrente a bassa tensione. È in commercio anche in Italia, è importante leggere le istruzioni d’uso e le controindicazioni. Per evitare reinfestazioni si consiglia di lavare a 60°C i vestiti, le lenzuola e gli asciugamani subito dopo il trattamento. Lo stesso vale per spazzole e pettini.

Rimedi popolari come aceto, mirra, aloe vera, vasellina sono di efficacia non dimostrata. Non esistono rimedi preventivi in grado di impedire al pidocchio di infestare una persona. L’unica misura di prevenzione è l’identificazione precoce dei casi, controllando spesso la testa dei bambini.

L’uso scorretto e ripetuto di piretrine, permetrine e malathion può favorire lo sviluppo di fenomeni di resistenza da parte dei pidocchi (negli ultimi anni, in particolare, stanno aumentando i casi di resistenza al malathion). Per evitare che si verifichi questo fenomeno bisogna seguire con scrupolo il trattamento suggerito dal medico, anche in termini di dosi e di durata della cura.