Renato Vallanzasca rischia i soldi del film per un debito con la giustizia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Aprile 2014 - 12:38 OLTRE 6 MESI FA
Il bel René rischia i soldi del film per un debito con la giustizia

Renato Vallanzasca

ROMA – Lo Stato chiede il conto a Renato Vallanzasca. Sessantuno milioni di vecchie lire, oggi diventate, tra interessi e rivalutazioni, 425.660,83 euro.

Soldi che la Corte d’assise di Firenze riconobbe, nel 1978, a favore del ministero degli Interni, costituitosi parte civile contro il “bandito della Comasina”, oggi 63enne, nell’ambito del processo che lo condannò all’ergastolo (uno dei 4 rimediati complessivamente), per l’omicidio dell’agente di polizia Bruno Lucchesi. Risarcimento confermato in Appello e, nel 1980, in Cassazione, che però non venne mai pagato.

Scrive Federico Berni sul Corriere della Sera:

Oltre allo stesso Vallanzasca, il Viminale ha citato in giudizio davanti al tribunale civile di Roma anche sua moglie, Antonella D’Agostino (arrestata lo scorso dicembre per un presunto coinvolgimento in giri di usura e riciclaggio vicini ad ambienti della camorra), il Comune di Milano (tutore legale di Vallanzasca, il quale non può esercitare i diritti civili), e la Cosmo Production srl di Roma. Come risulta da un rapporto della Guardia di Finanza, richiamato nell’atto di citazione dall’avvocato Michele Pizzi, quest’ultima è la casa di produzione che ha prodotto il film sulla vita del celebre criminale (Gli angeli del male , di Michele Placido con Kim Rossi Stuart), e che, a seguito di un accordo firmato nel 2009, ha acquisito «tutti i diritti di utilizzazione economica, in campo cinematografico e televisivo», legati ai libri scritti dai coniugi Vallanzasca (Il fiore del Male , scritto da Vallanzasca col giornalista di Repubblica Carlo Bonini, e Lettera a Renato , della D’Agostino) oltre allo sfruttamento dei «diritti della loro immagine, e dei loro nomi». Costo dell’operazione: «400 mila euro», di cui «278 mila già versati prima della stipula del contratto».
Il problema, sempre stando alla documentazione raccolta dalla Guardia di Finanza, è che la società, «già dal 2006», quindi 3 anni prima della scrittura privata del 2009, «ha iniziato a erogare pagamenti con la causale “Vallanzasca”», ma «solo e soltanto alla signora D’Agostino». In questo modo la moglie del «bel René», ha percepito la somma di poco più di 282 mila euro. Secondo l’Avvocatura dello Stato, si tratta di un escamotage, architettato per far risultare privo di disponibilità economiche Renato Vallanzasca, debitore nei confronti del ministero degli Interni, sin dal 1978.

La richiesta principale, avanzata al tribunale di Roma, è che venga riconosciuta esistente una «procura (anche orale o tacita) rilasciata dal Vallanzasca in favore della moglie Antonella D’Agostino», sposata nel 2008. Lo scopo è arrivare a far riconoscere il 50% di quei pagamenti eseguiti a favore della donna, come soldi «automaticamente entrati nel patrimonio giuridico economico di Vallanzasca», e quindi rivalersi su questo.

Materia da avvocati civilisti, in una vicenda che sullo sfondo lascia l’omicidio di un agente di polizia, ucciso a un posto di controllo lungo la Firenze Mare nel ‘76 all’altezza del casello di Montecatini. L’unico delitto di cui Vallanzasca, che nella sua carriera criminale ha accumulato 4 ergastoli e 295 anni di carcere, non ha voluto assumersi la responsabilità, ma per il quale è stato ugualmente condannato. Disse che era stato un altro uomo, di cui non aveva però voluto rivelare il nome.