“Renzi e Obama e il mistero del danno collaterale”: Tommaso Rodano sul Fatto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Aprile 2015 - 20:27 OLTRE 6 MESI FA
"Renzi e Obama e il mistero del danno collaterale": Tommaso Rodano sul Fatto

“Renzi e Obama e il mistero del danno collaterale”: Tommaso Rodano sul Fatto

ROMA – Barack Obama ha detto a Matteo Renzi della morte di Giovanni Lo Porto durante il viaggio del premier negli Stati Uniti o no? Il “danno collaterale” della morte di Lo Porto nel blitz statunitense, scrive Tommaso Rodano sul Fatto quotidiano del 25 aprile, resta un mistero.

Rodano parla dell’intervento di Renzi su La7 come ospite della trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber. Nel programma Renzi risponde alle domande sulla questione di Lo Porto:

“La certezza che i corpi fossero dei due cooperanti noi l’abbiamo avuta mercoledì. Credo anche gli americani l’abbiano avuta mercoledì”. Matteo Renzi prova a seppellire l’imbarazzo in un “credo”. Il presidente de Consiglio è  ospite a Otto e mezzo di Lilli Gruber, su La7. Sembra elettrico, nervoso; il tono della voce è qualche nota più alto del solito, a tratti stridulo, ogni tanto sfiora il falsetto. Il caso politico l’ha scatenato qualche ore prima il New York Times: “Le morti di Lo Porto e Weinstein – scrive il quotidiano – sono state legate a un attacco con un drone svoltosi a gennaio. Solo la scorsa settimana l’intelligence Usa lo ha riferito a Obama con quello che hanno definito come ‘il più alto livello di certezza’. Obama ha chiesto quindi che l’episodio venisse declassificato, ma non ha detto niente a Renzi durante la sua visita alla Casa Bianca venerdì scorso”.

Il balletto delle versioni: c’è qualcuno che mente

In sostanza: Obama sapeva e ha taciuto. Per Renzi –secondo il quotidiano –pacche sulle spalle, chiacchiere sul vino toscano e un’enorme omissione sulla morte di un cooperante italiano. La versione del NewYork Times, quindi, smentirebbe quella di Renzi. Il premier, come detto, crede che Italia e Stati Uniti siano state entrambe informate sulla morti dei due ostaggi solo mercoledì 22 aprile. Gruber incalza Renzi sullo “sfasamento temporale” descritto dal quotidiano americano. Lui perde la pazienza, per un attimo: “Questo dovreste chiederlo a Obama”. Ma poi aggiunge: “Gli Stati Uniti sono stati corretti, si sono assunti la propria responsabilità”.

Il risultato di questo cumulo di versioni contrastanti è che ancora difficile stabilire con certezza se Renzi e Obama abbiano parlato della morte di Lo Porto nel loro incontro di Washington. Il Corriere ha scritto di sì. Ieri mattina, difronte a un Parlamento deserto, il ministro degli Esteri Gentiloni, invece, ha garantito di no. La Casa Bianca infine è in imbarazzo, a giudicare dal balbettio del portavoce Josh Earnest: “Ne hanno parlato a Washington? Non lo so…”.

C’è un altro aspetto che non torna, nella ricostruzione del presidente del Consiglio: “Che ci fosse questa ipotesi (che Lo Porto potesse essere stato ucciso, ndr) era cosa nota sia ai servizi segreti americani che a quelli italiani”, dice Renzi. Eppure gli stessi servizi hanno accreditato una versione differente: la speranza dell’intelligence italiana di salvare Lo Porto sarebbe stata viva fino all’ultimo momento. Senza contare un’ulteriore contraddizione, confermata da Gentiloni ieri mattina: all’indomani della liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, i servizi annunciarono di aver aperto un canale diplomatico per la liberazione di Lo Porto. Solo che le due cooperanti furono rilasciate il 16 gennaio, 24 ore dopo il raid che sarebbe costato la vita a Giovanni Lo Porto”.

Sempre dalla Gruber Renzi parla dell’Italicum e candidamente ammette che se non passerà il suo governo è destinato a cadere:

“Se non passa l’Italicum –promette Renzi –cade il governo. Siamo nati per fare le riforme, se veniamo messi sotto sulla legge elettorale è come se i parlamentari ci dicessero di andare a casa. E io non sono qui per tenermi la poltrona attaccata, diciamo… diciamo alle terga”. Gruber prova a interrompere l’eloquio renziano, lui si inalbera ancora, alza un po’ la voce, ha un passaggio sopra le righe: “Possono mandarmi a casa ma non possono fermarmi”.

Poi gigioneggia con Marcello Sorgi, de La Stampa: “Se l’Italicum passa le offro un bi-chiere di vino, di quello buono”. Renzi passa di palo in frasca, festeggia gli ultimi numeri del Ministero del lavoro: “Quando vedo 92 mila nuovi assunti a marzo, grazie agli interventi fiscali del governo e al jobs act…”, ma viene fermato ancora da una domanda: “L’Istat aveva negato un aumento degli occupati? L’Istat fa sondaggi”.

Infine, liquida con una battuta le critiche di Enrico Letta e Romano Prodi,piuttosto frequenti negli ultimi giorni: “Hanno due libri in uscita, c’è da capirli”. L’ultima carezza è per il professore: “Per l’Onu Romano Prodi non andava bene come mediatore con la Libia perché da primo ministro ebbe troppi rapporti con Gheddaffi”.