Rimborsopoli, Repubblica: “Roberto Cota inguaiato da 592 scontrini”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Novembre 2013 - 12:52 OLTRE 6 MESI FA
Rimborsopoli, Repubblica: "Roberto Cota inguaiato da 592 scontrini"

Roberto Cota (LaPresse)

ROMA – Nel tentativo di sfuggire alla bufera di “rimborsopoli” il governatore del Piemonte Roberto Cota due giorni fa, subito dopo le botte in Consiglio regionale, è volato in Giappone, cercando di frapporre diecimila chilometri fra la sua immagine di politico “onesto e leale, che si dedica anima e cuore alla regione” e le 115 “bugie” che la procura gli contesta insieme all’accusa di peculato.

Ora che i suoi rimborsi sono diventati pubblici, Cota sa che deve spiegare non solo più alla magistratura, ma a tutti gli elettori e ai compagni di partito, i suoi 592 scontrini di spese personali.

Scrivono Ottavia Giustetti e Sarah Martinenghi su Repubblica:

Roberto Cota mangia arachidi, chipster e taralli. Beve Cynar, grappa e coca cola. Fuma Pall Mall. Quasi mai si concede ristoranti stellati, preferendo il fast food, le trattorie e i take away. Qualche volta un po’ di sushi. Nei suoi atti, compaiono acquisti di ogni genere e sembra quasi di vederlo mentre fa la fila alla cassa dell’autogrill a comprare il pacchetto di sigarette, all’aeroporto mentre si procura lo spazzolino e il deodorante che ha dimenticato o dietro il bancone del bar a consumare brioche, spremute e cappuccini. A ripetizione (…)

I finanzieri lo individuano alle 13 e 36 del 22 marzo 2011 mentre pranza da Exki a Torino, per 39 euro e 50.E alle 15 e 34, solo due ore dopo, è già nella boutique Davide Cenci a Roma, a comprare foulard per 112 euro. Oppure: il 10 giugno 2011, alle 14 e 18, Cota spende 7 euro al bar Francia di Torino, e sei minuti più tardi paga cinque menù in un fast food di Rivoli, nella cintura torinese. E per ben cinque volte la stessa sera prende le ricevute della trattoria Celestina ai Parioli il 15 giugno 2011 (…)

Sono comunque le celle telefoniche che lo agganciano per 115 voltein località diverse da quelle indicate negli acquisti. Ha lo strano dono dell’ubiquità Cota, oppure (…) la pessima abitudine di mettere a rimborso ricevute non solo proprie. «Non sono stato io» si giustifica il governatore, incolpando spesso la sua segretaria, Michela Carossa, che è anche la figlia di Mario Carossa, il capogruppo della Lega in consiglio regionale. «È lei che deve controllare gli scontrini delle spese confrontandoli con gli impegni segnati sulla mia agenda. È lei che deve spuntare quelli che non c’entrano nulla». Lei racconta della «cartellina azzurra in cui in effetti si mettevano tutte le pezze giustificative e gli scontrini, senza distinzione».

Qualcosa nell’organizzazione “burocratica” pare non aver funzionato. E così tra i rimborsi sono finiti anche il dvd “Fair Game” comprato all’autogrill, il pacchetto di sigarette «della marca sbagliata», e ancora gli acquisti nelle località della Liguria. Neppure le dichiarazioni rese in interrogatorio hanno chiarito chi e dove abbia davvero speso quei soldi, sempre rimborsati a Cota. Del resto la sua attività politica, da quelche dice, è perennemente in perdita. «Potete controllare — ha detto ai pm — ho i conti sempre in rosso. Per fortuna che mia moglie lavora altrimenti saremmo in bancarotta».

Incrociando i dati dei tabulatianche con le dichiarazioni della memoria difensiva presentata dall’avvocato Domenico Aiello, Cota risulta ancora in contraddizione. L’11 gennaio 2011 il telefono lo segue per tutto il giorno mentre si sposta in Lombardia, ma lui mette a rimborso la ricevuta da 282,40 euro del ristorante «Queendici » di Torino. Il 18 giugno è in missione fuori Torino, ma di nuovo mette in nota spese 170 euro per un pranzo al ristorante in città. Oppure a luglio 2011: presenta uno scontrino da 47,90 euro del ristorante Catullo, sulle rive del Po, ma la sua utenza, proprio a quella stessa ora, lo aggancia a Novara. Mentre a ottobre, a mezzanotte e 23 minuti dice di essere stato al caffè Miretti di Torino con consumazioni per 22 euro. In quello stesso istante è in provincia di Pavia. Lo dicono i tabulati.