Roma nel caos. Ignazio Marino licenzia assessore, stangata in arrivo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Aprile 2014 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA
Roma nel caos. Ignazio Marino licenzia assessore, stangata in arrivo

Ignazio Marino (LaPresse)

ROMA – Il caos cui il sindaco Ignazio Marino e la sua giunta comandata da Sel hanno portato Roma non è solo nelle strade ma è penetrato anche nei conti del Comune. La situazione è precipitata dopo le dimissioni dell’assessore al Bilancio Daniela Morgante.

Le previsioni di contraccolpo per i cittadini sono così riassunte dal Messaggero: “Più imposte e niente tagli, così la stangata è doppia”. La situazione è quasi disperata, Fabio Rossi la descrive da brivido:
Settecento milioni di euro per mettere in sicurezza i conti del Campidoglio quest’anno, eliminando anche diversi sprechi. E soprattutto per evitare che i mancati tagli di oggi si trasformino in una stangata domani. La prima bozza del bilancio di previsione 2014, preparata dall’ormai ex assessore Daniela Morgante, conteneva in sé la ricetta per risolvere in modo strutturale lo squilibrio nei conti di Palazzo Senatorio, senza aumentare le tasse e consentendo all’amministrazione di programmare con calma il piano di dismissioni di immobili e aziende.
Un’esigenza che teneva conto delle dinamiche presenti e future delle finanze del Comune di Roma, messe nero su bianco dalla stessa amministrazione capitolina, lo scorso autunno, nel bilancio pluriennale 2013: il totale complessivo delle spese, ossia il budget del Campidoglio, passa dai 6,5 miliardi del 2013 ai 5,3 di quest’anno, con una riduzione di 1,2 miliardi. E nel 2015 ci sarà un’ulteriore riduzione di quasi 700 milioni, attestando il bilancio dell’amministrazione comunale sui 4,6 miliardi totali. Di fronte a cali così consistenti del budget a disposizione, era il ragionamento della Morgante, l’unica soluzione seria ed efficace è la riduzione proporzionale della spesa. Anche perché l’aumento delle tasse, già di per sé impopolare, non può essere utilizzato all’infinito, anno dopo anno, con continui incrementi. E i tagli futuri rischiano di essere ancora più dolorosi.
Il primo taglio strutturale da fare sarebbe stato quello ai contratti di servizio delle aziende, che ogni anno assorbono 1,4 miliardi di risorse comunali ripagando molto spesso i cittadini con servizi inadeguati. Un risparmio imposto, peraltro, dal decreto legge sulla finanza locale, emanato dal Governo lo scorso 31 agosto, e ripreso nel bilancio pluriennale. Nel testo si precisa che «al fine di assicurare il contenimento della spesa e la salvaguardia degli equilibri di bilancio, gli importi dei contratti di servizio stipulati con le società e gli enti direttamente o indirettamente controllati, nonché dei contributi riconosciuti agli enti aziende e organismi non societari, sono ridotti rispetto alla previsione definitiva 2012 di 300,25 milioni per l’annualità 2014 e di 476,19 milioni per l’annualità 2015». Ma nulla di tutto ciò ha avuto seguito. Anzi: il contratto di servizio dell’Ama potrebbe addirittura aumentare da 674 a 715 milioni, secondo il piano finanziario approvato sabato scorso dall’azienda, mentre quello dell’Atac è stato prorogato, per ora, fino al 30 giugno.
Se i tagli alle aziende erano previsti dal bilancio pluriennale, quelli ai dipartimenti erano stati messi nero su bianco dalla Morgante nella prima bozza della manovra 2014, distribuita nella riunione di giunta di fine marzo. Quattrocento milioni di riduzione al budget dei vari assessorati per rendere sostenibile la spesa corrente dell’amministrazione capitolina: meno 67 per cento per politiche sociali e cultura, 95 per lo sport, 63 per l’ambiente, 36 per le attività produttive e via dicendo. L’unico segno «più» (5,43) era quello della scuola. Lo schema Morgante avrebbe permesso, tra l’altro, di fissare la Tasi sulle prime case a un contenuto 2 per mille, contro il 2,5 che adesso vuole imporre il Campidoglio, e di ritoccare al ribasso anche l’addizionale comunale Irpef, ferma alla quota record del 9 per mille. Ma l’amministrazione ha preferito fare altre scelte, puntando sulla strada delle tasse.