Roma, Zeudi Araya raggirata da tre acquirenti del suo terreno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Luglio 2014 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA
Zeudi Araya, ex attrice raggirata da tre acquirenti del suo terreno

Zeudi Araya

ROMA – Opere abusive realizzate in un parco naturale, una lotta tra vicini, documenti contraffatti e una star del grande schermo che combatte in tribunale in difesa dell’ambiente. Al centro della bagarre giudiziaria che ha trascinato a processo la titolare di una società edilizia e due geometri, c’è una bellissima del cinema: Zeudi Araya, classe 1951, attrice e cantante di origine eritrea, ex moglie del produttore Franco Cristaldi e attuale compagna del regista Massimo Spano, nota al pubblico per essere un volto noto delle pellicole erotiche italiane degli anni ’70.

Anni fa, ha denunciato un vicino, recentemente deceduto, per aver realizzato una serie di costruzioni in spregio delle norme ambientali in un appezzamento di terreno di sua proprietà, facendo passare le opere come autorizzate dall’attrice. Ora, con l’accusa di abuso edilizio e di falso, sono finiti sul banco degli imputati la titolare dell’azienda che ha realizzato le costruzioni e i due geometri che, falsificando la firma della Araya, hanno registrato le operazioni al Catasto.

Scrive Michela Allegri sul Messaggero:

La guerra tra vicini inizia quasi 10 anni fa. La Araya, che dopo aver abbandonato la carriera da attrice si è lanciata con successo nel mondo della produzione, possiede un complesso immobiliare in zona Prima Porta, località Malborghetto. Si tratta di un appezzamento di terreno immerso nel Parco di Veio ed esteso su 1500 mq. L’intera area è stata acquistata nel 1983 dalla società “Villa Silj”, di cui la Araya è titolare. Nel 2003, la donna si accorge che un vicino, Davide Salvioli, ha occupato abusivamente una parte del terreno e decide di ricorrere all’autorità giudiziaria.

La prima battaglia si combatte davanti al giudice civile, che impone a Salvioli il rilascio del fondo. I due contendenti, in seguito, arrivano ad un accordo: l’attrice decide di vendere al vicino la parte del terreno da lui rivendicata.
Leggendo l’atto di compravendita, però, la Araya scopre che nell’appezzamento in questione insistono alcuni manufatti abusivi, realizzati senza autorizzazione e abbattendo una sfilza di alberi secolari. Da una verifica al Catasto, poi, emerge che due geometri hanno presentato al Comune una serie di documenti per costruire, frazionando senza permesso i lotti di terra e attribuendo la paternità delle operazioni alla società dell’attrice. «Le carte sono false – ha dichiarato la Araya in sede di denuncia – non ho incaricato nessuno di provvedere a queste modifiche. La mia firma è contraffatta, così come il timbro della mia società.

Nel 2009 ho poi scoperto che la controparte ha nuovamente dichiarato il falso: avrebbe in mio nome e per mio conto provveduto alla demolizione delle opere» probabilmente per difendersi da un’eventuale denuncia. Questa ”disattenzione” costa ora ai geometri l’accusa di falso. Insieme a loro, è finita sotto processo anche l’amministratrice della ditta che, incaricata da Salvioli, avrebbe realizzato i manufatti abusivi senza autorizzazioni, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e in un’area naturale protetta.