Sansonetti: Renzi contro l’amnistia? Mossa elettorale. L’indulto rovinò Mastella

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Ottobre 2013 - 07:50 OLTRE 6 MESI FA
Sansonetti: Renzi contro l’amnistia? Mossa elettorale. L’indulto rovinò Mastella

Sansonetti: Renzi contro l’amnistia? Mossa elettorale. L’indulto rovinò Mastella (LaPresse)

ROMA – L’amnistia fa perdere voti, per questo Matteo Renzi ora si dice contrario. E l’indulto rovinò l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, che dopo aver approvato il condono di tre anni delle pene dei carcerati per reati minori, fu perseguitato dalla magistratura. Lo ha detto a Pietro Vernizzi di Italia Oggi Piero Sansonetti, ex direttore di Liberazione, una vita all’Unità, ora direttore de Gli Altri:

«La presa di posizione di Matteo Renzi contro l’amnistia non nasce da un ragionamento politico, ma da una pura e semplice ricerca del consenso. Il sindaco di Firenze non ha nulla a che fare con il giustizialismo di sinistra, a lui importa soltanto vincere la corsa per la segreteria del partito».

Sansonetti ricorda che dopo aver approvato l’indulto nel 2006, l’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, fu oggetto di una «bastonatura squadrista» da parte dell’inchiesta «Why Not» di De Magistris, che «ha portato a centinaia di assoluzioni di persone che nel frattempo hanno avuto la vita rovinata e la carriera troncata».

Sansonetti attacca Renzi a testa bassa:

Fare l’amnistia è una mossa da statisti, oggi di statisti ce ne sono pochini e Renzi sicuramente non è tra loro. Il vero timone della politica oggi sono i sondaggi, e nessuno mai potrebbe fare un’amnistia, sondaggi alla mano. Notoriamente si tratta di una misura impopolare, Renzi si limita a prenderne atto e a cercare di trasformare questa sua posizione in voti”.

“Sicuramente Napolitano è un garantista e Grillo un forcaiolo, Renzi, da questo punto di vista, invece non è nulla. Ritengo che Renzi non sia né giustizialista né garantista, ma punti semplicemente ad avere il maggior numero di consensi possibili. Il sindaco di Firenze è più una macchina del consenso che un dirigente politico. Anche la sua stessa scelta di partecipare alla maratona è semplicemente un sistema per catturare consensi, tanto è vero che l’ultimo che fece qualcosa del genere fu Mussolini. Il Duce faceva l’atleta, andava a cavallo, nuotava, costringeva i gerarchi come Starace a saltare il fuoco a torso nudo. Mostrava cioè la sua possanza fisica come dote politica. Renzi compie un’operazione simile. Non mi immaginerei mai Moro, Fanfani e Berlinguer che fanno la maratona, ma nemmeno Prodi (che pure è un discreto ciclista) o Berlusconi. L’ultimo è stato appunto Mussolini. Renzi ha dichiarato che il partito non è un fine ma un mezzo. Pensare che un organismo collettivo quale è un partito, ricco di persone e di pluralismo possa essere trasformato da organismo politico in strumento di una persona, cioè di Renzi stesso, è sì un’idea politica ma di natura autoritaria. In gran parte si tratta di un pensiero figlio del berlusconismo, ma del quale il sindaco di Firenze ha preso la parte peggiore. Renzi infatti non ha ereditato l’unico aspetto positivo del Cavaliere che è il suo liberalismo”.

Per Sansonetti l’aver approvato l’indulto, invece, fu la condanna di Mastella. La legge del 2006 e le successive inchieste contro il politico di Ceppaloni sono legate, secondo l’ex direttore di Liberazione:

“Mastella pagò duramente il suo garantismo, e tra l’altro è interessante che a farglielo pagare fu l’allora pm De Magistris, oggi sindaco di Napoli. A fare cadere il governo Prodi fu appunto l’inchiesta «Why Not», una vicenda giudiziaria che si è conclusa con centinaia di assoluzioni nei confronti di persone che hanno avuto comunque la vita rovinata e la carriera troncata. Il paradosso è che De Magistris non sia stato chiamato a pagare in nessun modo per il suo clamoroso errore giudiziario. Anzi l’ex toga è stata promossa dal popolo in un plebiscito a sindaco di Napoli, mentre la stessa vicenda ha segnato la fine di Mastella. Dopo la bastonatura squadrista di cui fu oggetto l’allora ministro della Giustizia, oggi più nessuno può avere il coraggio di firmare un indulto. […]

Ai magistrati indulto e amnistia non piacciono perché tolgono loro una fetta consistente di potere. Attraverso indulto e amnistia la politica si assume alcuni poteri della magistratura. Mentre noi viviamo in un periodo in cui la magistratura assume costantemente molti poteri della politica. Amnistia e indulto sono la risposta della politica all’invasione di campo della magistratura con una controinvasione di campo”.