Saverio Capolupo (Gdf): “La corruzione è una minaccia per l’impresa italiana”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Giugno 2015 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA
Saverio Capolupo (Gdf): "La corruzione è una minaccia per l’impresa italiana"

Il Generale Saverio Capolupo (LaPresse)

ROMA – Il Generale Saverio Capolupo ha appena chiuso le celebrazioni per il 241esimo anniversario della Guardia di Finanza, che comanda dal 2012. Un bilancio ricco di numeri e di operazioni concluse con successo. “Ma non bisogna abbassare la guardia — avverte — perché la sicurezza economica è fondamentale per un paese: noi dobbiamo contrastare evasione fiscale, corruzione, contraffazione, tutti fenomeni che quotidianamente compromettono la crescita e l’occupazione italiana, e in sostanza sono una minaccia per la democrazia”.

Ecco una parte dell’intervista a cura di Fabio Bogo per Repubblica.

Generale, in queste settimane ancora una volta si parla di corruzione, dopo Venezia e Milano è la volta di Roma. La corruzione è una incurabile malattia italiana?

«Che ci sia corruzione in Italia è un dato oggettivo, ma è un cancro che colpisce anche molti altri paesi. Non è un dato fisiologico, ma patologico, la grande maggioranza dei dipendenti pubblici è sana e fa il proprio dovere in silenzio, con dedizione e con mezzi sempre più ristretti. Certo i numeri parlano da soli: nei primi 5 mesi del 2015 abbiamo concluso 2.238 indagini, delegate dalle procure di tutta Italia, e denunciati circa 1400 soggetti, 87 dei quali sono stati arrestati. Abbiamo costituito un Nucleo speciale anticorruzione, ed abbiamo allo studio un progetto per creare sezioni specializzate all’interno dei nostri nuclei di polizia tributaria per il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione ».

Il cerchio non sempre si chiude, come dimostra il caso di Mafia Capitale. Cosa state scoprendo lì dentro?

«Le indagini sono state condotte in modo eccellente soprattutto dai Carabinieri, noi ci occupiamo del profilo patrimoniale e finanziario. Proprio qualche giorno fa abbiamo sequestrato 16 milioni di euro. C’è un’eccellente collaborazione tra Procura, Carabinieri e Guardia di Finanza ».

Poi c’è l’evasione fiscale. Cresce quello che recuperate, il che dimostra che sono tanti quelli che cercano di non pagare le tasse.

«E noi siamo sempre più efficaci nella lotta. Sarò chiaro: i blitz tipo Cortina e Capri non servono, dobbiamo evitare tutto quello che può danneggiare il sistema economico. La strada è un’altra: sul fronte della repressione aumentare i controlli, gli investimenti in tecnologia, la cooperazione nazionale e internazionale, calibrare meglio gli interventi. Sul fronte della collaborazione sostenere i contribuenti onesti, far capire che lo Stato è dalla loro parte: a questo mira la delega fiscale ».

Tra i controlli pensa che serva anche un monitoraggio dei conti correnti bancari?

«Noi ci battiamo da sempre per la tracciabilità dei flussi finanziari. Che questo accada attraverso la fatturazione elettronica o la limitazione dell’uso del contante poco importa. Ma va fatto perché chi vuole frodare lo Stato è abile. I nostri investigatori conoscono molto bene i metodi usati per nascondere flussi reddituali e finanziari nei paradisi fiscali e poi riportarli in Italia. E’ un impegno consistente e continuo: lo scorso anno il 43% dei risultati ottenuti contro l’evasione ha riguardato aspetti internazionali, e i redditi evasi tramite operazioni con l’estero nei primi 5 mesi sono cresciuti del 70% rispetto ad un anno fa. Un altro aspetto pericoloso che stiamo scoprendo è che le tecniche proprie dell’evasione, a partire dalla fatture per operazioni inesistenti, sono oggi usate anche per commettere altri illeciti, come il riciclaggio del denaro e il pagamento di tangenti. Poi ci sono i paradisi fiscali, e quelli un po’ per volta li stiamo neutralizzando, sia con accordi diretti, sia attraverso la voluntary disclosure. Svizzera, Liechtenstein, Monaco. E anche il Vaticano ».

Ora lo IOR ha cominciato a collaborare, dopo anni di resistenza. Ma ci sono ancora dei conti di cui non si conosce l’identità. Si riuscirà a capire a chi appartengono?

«Il Vaticano si è adeguato alle normative antiriciclaggio, ha stipulato di recente un accordo con lo Stato italiano, risponde alle rogatorie. I conti ancora coperti? Non sappiamo né possiamo o dobbiamo entrare nei loro sistemi. Resta la curiosità di scoprire se i flussi finanziari hanno ricadute fiscali in Italia. Sa, un finanziere è curioso per natura…» (…)