Scuola di borseggio al campo rom di Castel Romano. Poi “stage” in giro per l’Italia

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Luglio 2015 - 16:44 OLTRE 6 MESI FA
Scuola di borseggio al campo rom di Castel Romano. Poi lo "stage" in giro per l'Italia

Scuola di borseggio al campo rom di Castel Romano. Poi lo “stage” in giro per l’Italia

ROMA – Al campo nomadi di Castel Romano, 32 km dal centro di Roma, c’è la più grande “scuola di borseggio” d’Italia. Almeno stando a quanto riporta il quotidiano Il Messaggero. La frequentano i giovanissimi: solo 3 dei 520 ragazzi in età scolare ospitati dal campo sono iscritti al liceo. Tutti gli altri, ragazzini tra i 12 e i 14 anni, vengono addestrati a sfilare borsellini e scippare anziane e turisti, per poi essere mandati a fare il loro “stage” nelle altre città d’Italia. La meta più gettonata, al momento, sarebbe Venezia. La prova, scrive Il Messaggero, starebbe nei cestini dell’immondizia di mezza laguna, pieni di portafogli vuoti.

Due ragazzine si sarebbero diplomate col massimo dei voti: sono capaci di rientrare a casa con un bottino di 3 mila euro al giorno. Ad analizzare il fenomeno è Claudio Donadel, che il quotidiano capitolino descrive come un “super esperto” in materia:

“dopo aver studiato il fenomeno della tratta di prostitute e prostituti e aver portato a Venezia il telefono nazionale antitratta, adesso sta studiando le grandi migrazioni dei rom in Europa. «Attenzione a trattarli da pezzenti – avverte Donadel – Non sono migranti, sono trasfertisti, gente che viaggia per il mondo in cerca di lavoro, che sia chiedere la carità o borseggiare i turisti a Venezia»”.

L’esperto spiega che i capifamiglia sono tutti in contatto tra loro ma fingono di non conoscersi. Quotidianamente l’esercito di borseggiatori viene spedito nelle grandi città a grattare denaro. “Il racket non c’è, semmai è un racket familistico” dice sempre Donadel.

E dove finiscono i proventi di un business così redditizio?

“In Romania, nei villaggi che la caduta del muro di Berlino ha svuotato e che contenevano 10 milioni di nomadi costretti a diventare stanziali dal regime comunista. Adesso sono in giro per l’Europa ed è sbagliato pensare che siano qui per motivi diversi dal “lavoro”. Ecco perché non chiedono aiuto, perché non vogliono inserirsi, perché non ha senso offrire loro servizi aggiuntivi”.