Smog, Cronista sbugiarda il ministro: a 30 km/h ci vada lui

a cura di Sergio Carli
Pubblicato il 1 Gennaio 2016 - 07:09 OLTRE 6 MESI FA
Smog, Cronista sbugiarda il ministro: a 30 km/h ci vada lui

Questa foto dei fumi della Ilva di taranto forse il ministro Galletti non l’ha mai vista e crede davvero che dipenda dalle auto

ROMA – Limite di velocità di 30 chilometri orari nelle città in Italia per contrastare lo smog? Se qualcuno, pensando a questa trovata, aveva dei dubbi su quanto sono inadeguati alla emergenza smog il ministero dell’Ambiente e il suo ministro, Gian Luca Galletti, legga l’articolo di Paolo Barbuto sul Mattino di Napoli e quei dubbi spariranno. Invece di affrontare di petto il problema dell’inquinamento atmosferico partendo dalle emissioni degli impianti industriali, i cervelli del ministero, convinti che a Taranto l’aria sia irrespirabile per colpa delle automobili e non della Ilva, hanno partorito questa genialata, che sembra fare il paio con quella dei 35 km/ora nei centri urbani che qualcuno al ministero dei Trasporti vorrebbe imporre alle automobili per consentire ai ciclisti di andare contro mano. Quando vi chiedete perché l’Italia va male e andrà sempre peggio pensate a questi dirigenti pubblici e cercherete di emigrare.

Paolo Barbuto ha semplicemente fatto il giornalista. Mentre la massa di tutti noi si limita a fare da cassa di risonanza, da trombettiere a qualsiasi cazzata venga in mente di sparare a chiunque sia in condizione di trovare accoglienza su un giornale o su un sito internet, Paolo Barbuto ha fatto la prova, imponendosi, nel traffico di Napoli, il limite del 30 all’ora. La conclusione è:

“Sappiate che, alla luce dell’esperienza sul campo maturata nel pomeriggio del 30 dicembre, a Napoli”, l’applicazione della direttiva antismog del ministero dell’Ambiente  “è impossibile perché esistono solo due opzioni: o le auto sono paralizzate nel traffico oppure sfrecciano veloci. Non esiste via di mezzo… Andare a trenta all’ora a Napoli non solo è impossibile ma anche pericoloso”.

Dopo avere espresso

“un ventaglio di scuse, rivolte a tutti gli automobilisti che hanno trovato sulla loro strada un’utilitaria che andava talmente piano da sembrare ferma”

Paolo Barbuto fa outing:

“Chi scrive era alla guida di quell’auto e stava sperimentando, sul campo, come funzionerà la circolazione quando le direttive antismog del ministero dell’Ambiente entreranno in vigore. Velocità massima consentita nelle aree urbane: trenta chilometri all’ora”.

La sintesi dei risultati del test è in queste poche righe con cui Paolo Barbuto inizia il suo articolo:

“Perfino il bestione arancione alle mie spalle mostra segni di nervosismo e rabbia: prima del semaforo di via Mergellina il bus della linea C16 sgasa e mi supera con nervosismo. Il fatto è che, a Napoli, nessuno pensa che sia possibile muoversi a trenta all’ora: chi lo fa è incapace, pazzo, neopatentato e, comunque, va mandato a qual paese utilizzando ogni sfumatura consentita dall’idioma nazionale e, soprattutto, napoletano”.

Il racconto sembra scritto da un resuscitato Achille Campanile o Giovanni Guareschi. Chi è interessato ai dettagli logistici può leggerli con gusto sul sito del Mattino.

Qui ci limitiamo a alcune emblematiche citazioni:

“Partenza da via Chiatamone. Innanzitutto è necessario tarare il peso del piede sull’acceleratore, perché è davvero difficile restare entro i 30 all’ora. Dopo soli cinquanta metri, in via Vannella Gaetani, già intuisci che pomeriggio ti aspetta: dietro c’è una Bmw blu scuro che ha fretta. Clacson, poi lampeggìo di abbaglianti, poi clacson e abbaglianti fissi: «Ti vuoi togliere davanti?». Il signore in giacca e cravatta va via sdegnato”.

In Via Orazio, che è in salita, è

“difficilissimo gestire le marce per rimanere nel limite dei 30. Pare che la strada sia sgombra ma d’improvviso, alle spalle, si materializza una Fiat Stilo scura con un giovane uomo alla guida e una ragazza sorridente di fianco. Lui per un po’ accetta la velocità da marcia funebre, chiacchiera con la ragazza ma è insofferente. D’un tratto inizia a lampeggiare, si fa sotto facendo sentire il rombo del motore, chiede strada. Appena può supera e guarda con aria schifata. Ma almeno non impreca, ed è già qualcosa.

“Via Petrarca, percorsa a velocità da lumaca, ha un fascino indicibile: puoi guardare il tramonto, il Vesuvio nascosto dalla coltre di smog, le coppiette che si baciano e i turisti che fotografano”.

Intanto,

“dietro si crea una coda infinita di automobilisti impazienti. Una Toyota Corolla si affianca prima del sorpasso, dietro al finestrino chiuso si legge chiaramente il labiale del più classico dei «vaff…», subito dopo sorpassa una Lancia, stavolta ci sono tre ragazzi che si sfogano «Ma all’anema e chi t’è…».
“L’ultima delle ventiquattro auto che erano alle mie spalle è una Smart di colore bianco. Alla guida una ragazza giovanissima con un colbacco di capelli biondi sulla testa. Resta alle spalle della mia lentissima auto, penso che è la prima persona paziente che ho incontrato. Devo ricredermi dieci secondi dopo: accelera, mi affianca e ride ironica: «Ma la patente te l’hanno data stamattina?». Almeno non è stata volgare, penso mentre si allontana.

È il turno di una Volkswagen,

“decisamente vecchiotta, guidata da un signore avanti con gli anni che ha la moglie al fianco. Forse non sa usare gli abbaglianti, il clacson invece sì. Prima una strombazzata, poi un’altra, infine il palmo della mano pigiato fisso al centro del volante. Decide di sorpassarmi all’altezza di piazza Salvatore di Giacomo ma non si accorge che in senso opposto proviene un’altra automobile. Mi faccio il più a destra possibile, il frontale viene evitato per un soffio. Il signore anziano accosta e si ferma spaventato mentre la moglie lo rimprovera vivacemente”.