Spending Review, approvato il decreto. Abolite 60 province

Pubblicato il 6 Luglio 2012 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
La prima pagina de Il Corriere della Sera

Spending Review. Il Consiglio dei Ministri, dopo una maratona notturna, ha approvato il decreto: nel testo risparmi per 26 miliardi in tre anni. Il Corriere della Sera: “Subito i tagli, rinvio al 2013 per l’Iva.”

L’aiuto che non arriva. Editoriale di Francesco Daveri:

“Nel mondo alla rovescia in cui viviamo dopo il fallimento di Lehman Brothers l’uscita di dati negativi spesso fa brindare le Borse. Quando il Pil va male, i mercati vanno su perché cattive notizie dall’economia aumentano la probabilità che le banche centrali taglino i tassi o inondino l’economia di liquidità in altro modo, dando così una boccata di ossigeno ai Paesi e ai bilanci disastrati delle banche. E così poi, quando il taglio dei tassi e l’aumento di liquidità arrivano davvero, i mercati ormai fanno finta di niente.
Ieri i mercati hanno fatto anche più di così. Quando la Banca centrale europea e la Banca centrale cinese hanno tagliato i tassi e la Bank of England ha aggiunto 50 miliardi di sterline ai 325 miliardi di moneta elettronica già impiegati dal 2008 per acquistare titoli del Tesoro inglese, le Borse europee sono addirittura scese.”

Il grazie del premier e il timore dei leader che guardano al voto. La nota politica di Massimo Franco:

“Il grazie di Mario Monti al Parlamento per averlo appoggiato «affrontando tutti assieme anche l’impopolarità», è una sorta di sigillo sulle riduzioni di spesa decise dal governo. Le tensioni trasversali che hanno accompagnato le voci sui provvedimenti fino al Consiglio dei ministri di ieri notte, lasciano prevedere proteste soprattutto a livello locale; e forse addirittura una rottura fra Palazzo Chigi e le Regioni, allarmate soprattutto dai tagli alla sanità. Le opposizioni ritengono lo scontro inevitabile e rispolverano l’espressione «macelleria sociale»: contano sull’umore nero di molti governatori.”

I tagli alla sanità – Il Corriere della Sera

I numeri. Dipendenti pubblici, mobilità obbligatoria. L’analisi di Lorenzo Salvia:

“C’è una buona notizia per i dipendenti pubblici: non saranno più obbligati ad andare in vacanza nella settimana di Ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno. Le «ferie coatte», previste nella prima bozza del decreto sulla spending review, sono state cancellate nell’ultima versione discussa ieri sera. E c’è anche il sostanziale rinvio della riforma Fornero delle pensioni. Ma le buone notizie, per gli statali, finiscono qui. Quelle settanta pagine intaccano due principi finora inviolabili per i travet di casa nostra: il posto fisso e lo stipendio fisso. In modo parziale, certo. Ma la sostanza è che il ministeriale potrà essere messo in mobilità obbligatoria, prendere l’80% dello stipendio base (molto più basso di quello che porta a casa ogni mese) e anche essere licenziato. Da garantito in tutto e per tutto diventerà un po’ più simile ad un lavoratore del settore privato.”

Dopo più di dieci anni dai fatti avvenuti durante la notte del 21 luglio 2011 nella scuola Diaz a Genova durante il G8 sono arrivate le condanne della Corte di Cassazione. Sono stati respinti i ricorsi dei 25 poliziotti condannati in appello nel maggio del 2010.

Quella «squadra d’élite» che prese boss e terroristi cancellata d’un colpo. Giovanni Bianconi, esperto giornalista e scrittore dei fatti criminali avvenuti negli ultimi trent’anni,  ci offre il suo interessante punto di vista sulle condanne:

“È un altro dei paradossi del verdetto di ieri. Chi decise la perquisizione è rimasto immune da conseguenze giudiziarie, nonostante la ricostruzione che alla fine ha prevalso inserisca anche la scelta di andare a cercare i black-bloc sospettati di aver devastato Genova in un unico proposito di vendetta e ritorsione per i disordini dei giorni precedenti. 
Alla fine pagano poliziotti stimati che hanno sempre respinto l’accusa di aver falsificato le prove a carico degli arrestati, e la loro rivendicazione d’innocenza non era sufficiente. Un lungo e contrastato processo ha stabilito che sono colpevoli, ma è difficile sostenere che tutte le ombre siano state fugate. Non fosse perché in primo grado altri giudici avevano stabilito il contrario, e in appello non è arrivato alcun elemento nuovo. Era uno dei motivi dei ricorsi, respinto dai giudici «di legittimità». Appartenenti alla stessa sezione della Cassazione che quattro mesi fa ha evitato il carcere al senatore Dell’Utri, imputato di concorso in associazione mafiosa, annullando la condanna per l’insufficienza di una parte della motivazione pur confermando i suoi rapporti con i boss.”

 

La prima pagina de La Repubblica

La Repubblica: “Sanità, no ai tagli degli ospedali.” I tagli. Il dossier di Roberto Petrini: “Salta la chiusura dei mini-ospedali. Duro scontro, poi il sì al decreto. Saranno abolite 60 province. Fuori fino a 30mila statali. Iva su a luglio 2013.” Il retroscena di Francesco Bei:

“Il premier striglia i ministri: non posso accettare veti. Tutti devono contribuire. L’invito del Quirinale a fare presto. L’imperativo del premier è chiudere tutto subito, senza pericolosi rinvii che potrebbero mettere sabbia nel motore del governo. Questo, del resto, è stato il consiglio pressante di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato ha infatti avvertito Monti del rischio insito in uno slittamento ulteriore del decreto sulla spending review.”

Soldi ai partiti, è legge il taglio pro-terremotati. Articolo di Alberto Custodero:

“A Emilia e Abruzzo 165 milioni in due anni. Task force di magistrati controllerà i bilanci. Alle popolazioni colpite a partire dal 2009 dal sisma sono stati destinati 91 milioni di euro nel 2012 e 74 nel 2013: in tutto 165 milioni.”

Il Giornale: “Paghiamo ancora noi.” Editoriale di Vittorio Feltri:

“L’ abbiamo detto mille volte, ma lo ripe­tiamo ancora: i sondaggi vanno presi con le pinze, però vanno presi sul se­rio. Il Pdl viaggia intorno al 20 per cen­to, il Pd al 25, Grillo al 18-20, l’Udc al 5-6, l’Idv al 7, il Sel al 5-6, la Lega al 6. Non ci vuole molto per capire che con un quadro simile non sarà facile per nessuno mettere in piedi una maggioranza di governo. È vero che alla scadenza naturale della legislatura manca­no circa nove mesi e che, nel frattempo, può succede­re di tutto, compreso uno sconvolgimento ulteriore dei dati. Dipende da molti fattori: dalle capacità di Mario Monti nella gestione dell’emergenza,dagli svi­luppi della crisi nazionale e internazionale, dalla te­nuta dell’economia eccetera. Tuttavia oggi come og­gi bisogna ragionare sull’esistente.
Teoricamente la sinistra (lo abbiamo sottolineato alcuni giorni fa) sarebbe in grado di vincere se adot­tasse la vecchia formula dell’ammucchiata, ma l’esperienza insegna che non basta vincere per dura­re alla guida del Paese. Ne sa qualcosa Romano Pro­di, che ha fallito due volte, nonostante avesse i nume­ri a sufficienza in Parlamento. Attualmente, la situa­zione dei partiti è peggiorata. Essi non godono più della fiducia dei cittadini.”

Spending Review, intervista di Gabriele Villa a Alberto Zangrillo, professore del San Raffaele:

“Mettere ordine certo. Che non vuol dire,però,coniugare l’esigen­za diffusa di far crescere ulterior­mente il livello del nostro sistema sanitario con la soppressione di piccole strutture dove, magari, l’assistenza e il pronto intervento funzionano e funzionano egregia­mente. Al contrario queste realtà vanno mantenute, preservate e aiutate a modernizzarsi entrando in una grande rete.”

Pisapia paga i superhotel a Mister Scala. Stefano Zurlo denuncia:

“Adesso tutti vogliono sa­pere. Già oggi alle 13 Giuliano Pi­sapia incontrerà la Cgil: all’ordine del giorno, lo stipendio principe­sco del sovrintendente Stéphane Lissner. È già sette anni che Lis­sner si è insediato al vertice della Scala, ma nessuno finora si era re­so conto di quanto fosse imbottita la sua poltrona. Ora che emergo­no le innumerevoli voci del suo in­gaggio, si scopre che il sovrinten­dente costa alla collettività uno sproposito: un milione e spiccioli l’anno.Ovvero,sette milioni e pas­sa in sette anni. Una cifra insoste­nibile e pure inspiegabile. Carlo Fontana, il predecessore di Lis­sner, aveva una retribuzione an­nua di 260mila euro lordi.”

Il caso Twitter. Intervista di Francesca Gallacci a Paola Ferrari, conduttrice sportiva della Rai:

“Il fatto che abbiano voluto of­fendermi come donna. Io ho 51 an­ni­e non ho mai fatto niente per na­sconderlo.
Sono una professioni­sta che ha alle spalle 25 anni di im­pegno, esco da un anno di lavoro ininterrotto, e la trasmissione che ho condotto ha avuto successo. Non capisco perché debba essere dileggiata e insultata. Le critiche le accetto, ma non da parte di ano­nimi maleducati. E mai se non so­no supportate da fatti.”

Il Fatto Quotidiano: “Diaz, il massacro. Giustizia è fatta.” Editoriale di Ferruccio Sansa:

“Oggi l’Italia è un paese più giusto. E più forte, perché sa guardare dentro se stesso, sa ammettere le proprie responsabilità senza risparmiare nessuno. E’ arrivata tardi la sentenza della Diaz. E’ maturata dopo indecenti tentativi di depistaggi, dopo che la prescrizione aveva spazzato via le accuse per le violenze. Ma alla fine è arrivata.”

Intervento da 7-8 miliardi, aumento Iva rinviato al prossimo anno. Salvi altri 55 mila esodati. La Stampa: “Sanità e tribunali, ecco i tagli.” Editoriale di Paolo Baroni:

“Non è la stangata da 10 miliardi in sei mesi, che poi diventavano 50 in due anni e mezzo, ma il pacchetto di tagli e risparmi passato ieri al vaglio dell’ennesimo Consiglio dei ministri fiume è di quelli destinati a pesare. O se vogliamo, a mordere la carne viva del corpaccione pubblico. Non c’è il taglio di 100-200 mila statali o la cancellazione di 50 Province, come ipotizzato in questi giorni, men che meno l’impossibile blocco delle tariffe, che pure avrebbe fatto comodo a tante famiglie; ma l’operazione spending review parte bene.”

Le sedi a rischio – La Stampa

“Una scelta di coscienza” E la Severino cancella i 37 mini tribunali italiani. Il dossier di Francesco Grignetti:

“Decisionista, non c’è dubbio. Anche questa volta, come già quando s’è trattato di cancellare con un tratto di penna ben 674 sedi di giudici di pace su 800, Paola Severino, la ministra della Giustizia, ha preparato un provvedimento che taglia d’un colpo 37 tribunali minori, 220 sedi distaccate e 38 procure. Tutti accorpati al palazzo di Giustizia del capoluogo di provincia o del distretto giudiziario. Per capire lo stile, si sappia che la legge le imponeva di cancellare «solo» 36 tribunalini e la ministra, invece, palesemente irritata dal montare delle pressioni, ha voluto spingere fino in fondo l’operazione. Ridisegna sul serio una geografia giudiziaria di sabauda memoria.”

 

 

 

 

 

Salvi i mini-ospedali. 4% di statali in meno. Il Sole 24 Ore: “Il Governo ha approvato nella notte la spending review – Rinviato al 2013 l’aumento dell’Iva – Subito 15% di risparmio sugli affitti pubblici Province dimezzate, salvi i mini-ospedali Nei ministeri 7mila esuberi – Verso lo stop a 37 tribunali e 220 sezioni distaccate – Enti locali: sacrifici per 7,2 miliardi.” Uno slalom tra i veti. Editoriale di Fabrizio Forquet:

“Nel Paese delle corporazioni – che solo per un falso pudore esterofilo abbiamo cominciato a chiamare lobby – non c’è da sorprendersi se un decreto per i tagli alla spesa pubblica diventa ostaggio fino a tarda sera di pressioni e resistenze agguerrite. Soprattutto perché qui i resistenti sono collocati all’interno della pubblica amministrazione. Gente tosta, che ha sviluppato, nell’esercizio di anni, attitudini straordinarie nel difendere il proprio perimetro.”

Dagli enti metà della manovra. L’analisi economica di Gianni Trovati:

“Come da tradizione: come nelle manovre vecchio stile, anche nella nuova spending review sono enti locali e Regioni a rappresentare il cuore della cura ai conti pubblici: gli enti territoriali assorbono in questa occasione più del 50% del valore del decreto esaminato ieri a Palazzo
Chigi, con 2,2 miliardi di tagli per il 2012 e altri 5 per il 2013 che si aggiungono a quelli già previsti con i decreti a ripetizione dell’anno scorso. Senza contare la sforbiciata sulla sanità, materia regionale, e la prossima dose di razionalizzazioni determinata dalla cancellazione delle piccole Province messa in calendario per le prossime settimane con il terzo tempo della spending review, insieme con la revisione delle regole per la gestione associata delle funzioni negli enti sotto i 5mila abitanti.”

La laurea non spinge i giovani. L’analisi economica di Giorgio Barba Navaretti:

“La disoccupazione giovanile elevata e persistente crea una generazione perduta che deve essere recuperata al più presto. In Italia anche, anzi soprattutto, tra i ragazzi diplomati e laureati. Capitale umano in fumo, che non trova lavoro o non lo cerca o lo trova spesso con caratteristiche inferiori alle proprie qualifiche e aspettative di salario.
La recessione è certo una ragione di questo fenomeno, ma la differenza tra la condizione dei giovani e il tasso medio di disoccupazione (26 punti percentuali in più) è anche il risultato di tre inadeguatezze strutturali: dell’offerta scolastica e universitaria, della domanda delle imprese e delle regole che ne determinano l’incontro. In tempi di riforme strutturali su ciascuno di questi fronti ci sono cantieri aperti e alcuni (vedi il lavoro) già chiusi, ma non ancora sufficienti.”

Il confronto – Il Sole 24 Ore