Stamina, Elena Cattaneo e Corbellini: “I poveri bimbi cavia di Davide Vannoni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2014 - 07:50 OLTRE 6 MESI FA
Stamina, Elena Cattaneo e Corbellini: "I poveri bimbi cavia di Davide Vannoni"

Davide Vannoni (Foto Lapresse)

ROMA – La comunità scientifica ancora contro il metodo Stamina di Davide Vannoni. Elena Cattaneo, ricercatrice di fama mondiale e senatrice a vita, e Gilberto Corbellini, filosofo e storico della medicina, in una lettera-appello pubblicata sulla Stampa chiedono ai magistrati di fermare le infusioni in corso agli Spedali Civili di Brescia. 

Ecco il testo pubblicato sulla Stampa.

“Speriamo che questo sia l’ultimo intervento, nostra sponte, sull’affaire Stamina. Ma non è possibile esimersi dal commentare basiti, nauseati ma anche stanchi – e sempre addolorati per i poveri bambini cavia – la balzana strategia annunciata dal laureato in lettere Davide Vannoni, via comunicati stampa. È il copione di una rappresentazione, tribale e incivile, che sta andando in scena presso gli Spedali Civili di Brescia, dove il presidente dell’ordine dei medici di Trapani Giuseppe Morfino, Marino Andolina ed Erika Molino infondono a dei poveri bambini colpiti da malattie per le quali non esistono trattamenti, una «indefinita brodaglia». E il Vannoni invita, come se si trattasse di prendere un tè, gli scienziati ad andare a vedere la loro «attività», perché «dimostrino, per esempio, che le cellule non si trasformano in neuroni».

Non ci interessa commentare la strategia adottata dalla compagnia di giro, con l’inspiegabile aiuto di giudici, per confondere le acque e proseguire nel loro delirio. Ci rivolgiamo alle persone normali e sensate, a coloro i quali sanno che se sono state sconfitte o messe sotto controllo malattie mortali, cioè se si è smesso di abusare e torturare pazienti disperati, lo si deve all’applicazione del metodo scientifico nello studio delle cause e nella valutazione dei protocolli di intervento. Quando la medicina non aveva una base scientifica i malati erano alla mercé di ciarlatani o medici incompetenti, che li salassavano, purgavano, etc., a loro piacimento.

Chiariamo, quindi, bene la questione: non sono gli scienziati a dover dimostrare che cellule eventualmente contenute in una brodaglia irresponsabilmente iniettata a bambini indifesi, alla presenza di genitori incapaci di tutelarli, non si trasformano in neuroni. Sono i fautori dell’inesistente procedimento Stamina a dover provare ciò che dicono, cioè che esiste un metodo per far sì che da cellule presunte mesenchimali (quelle di Stamina) che fanno osso, si possano invece ottenere neuroni e che tale procedimento è sicuro e utile. In qualsiasi paese civile queste prove devono essere prodotte prima di «usare» i malati come cavie. Altrimenti ti arrestano immediatamente. In teoria anche in Italia. Ma nell’applicare anche queste leggi, pare che i giudici non ci sentano. E nemmeno il Ministro della Giustizia vuol scendere da ragionamenti di principio sullo stato di diritto, che non c’entrano nulla, pur di «difendere» i giudici che prescrivono i trattamenti Stamina.

La fallacia del ragionamento di chi ancora oggi non capisce la può cogliere chiunque. Il tragico «errore logico», di chi non distingue la scienza (quella che aiuta le persone) dalla pseudoscienza (quella di Vannoni, che promuove sé stesso), è pensare che si possa affermare «qualsiasi cosa» in astratto, e poi chiedere che siano gli altri a provare che non è vera. È un banale gioco delle tre carte: se non puoi dimostrare che quello che dico è falso, allora può essere vero. E siccome ci sono in ballo malattie gravissime a carico di bambini, è naturale e incolpevole da parte dei familiari la volontà di «credere a tutti i costi» in quelle pseudo-speranze.

L’errore che stiamo descrivendo è una trappola molto potente, in cui è caduto anche uno scienziato italiano all’estero, che di fronte al fatto che trattando le mesenchimali con il protocollo Stamina in vitro non diventano neuroni, ha sostenuto che ciò non esclude che magari possano farlo in vivo. È un gioco che può andare avanti all’infinito, perché invertendo l’onere della prova, si può sempre trovare un argomento per fare in modo che un’affermazione (insensata) non sia falsificabile, e si possa crederla vera.

Ma non è così. Se qualcosa non è provato, allora non è provato. Punto. Come scrisse il filosofo Bertrand Russell agli inizi del Novecento, se si accetta che l’impossibilità di confutare un’affermazione equivalga di per sé alla sua verità, si potrebbe sostenere che una «teiera cinese» stia orbitando intorno al Sole, tra Marte e la Terra. Sfidiamo chiunque a dimostrare che ciò è falso. Quindi è vero?

L’affaire Stamina sembra il brutto copione di qualche puntata di «Law and Order» o «Dr. House», cioè di una qualunque di queste serie americane dove in 50 minuti si cerca di far capire al pubblico, quindi semplificando fino all’inverosimile, la logica dei sistemi penali o della medicina. Purtroppo, però, non è fiction. Alcuni «bambini cavia» sono sottoposti all’infusione di una brodaglia sconosciuta e pericolosa, oltre a soldi pubblici buttati. Ovviamente ci auguriamo che l’intruglio Stamina non aggiunga sofferenza a sofferenza. Anche perché non sarebbe chiaro a chi attribuirne la responsabilità. Ma una cosa è certa: quello che Stamina rappresenta e che viene permesso è uno spettacolo avvilente e disgustoso.