“Stefania Giannini in topless: il governo è nudo”, Franco Bechis su Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2014 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA
"Stefania Giannini in topless: il governo è nudo", Franco Bechis su Libero

Il topless di Stefania Giannini su Chi

ROMA – “Ministra in topless: il governo è nudo” è il titolo dell’articolo a firma di Franco Bechis sulle pagine di Libero di mercoledì 20 agosto:

L’Italia è in mutande e per solidarietà chi la governa si toglie pure quelle e resta nudo. Sventolando la bandiera dell’equità e della eguaglianza a Forte dei Marmi Matteo Renzi fa sfoggio della sua comunissima pancetta, sia pure coccolata e vezzeggiata all’interno di un esclusivo resort da 1300 euro a notte.

A pochi km di distanza, sul bagnasciuga di Marina di Massa, il ministro della Pubblica istruzione e dell’Università, Stefania Giannini, si sfila il reggiseno ed espone con l’orgoglio dei suoi 54 anni un topless che solo Belen avrebbe osato. Con o senza mutande restano pure altri ministri, come il povero Angelino Alfano sbeffeggiato dai poliziotti europei di Frontex che debbono controllare i confini del vecchio continente: mancano soldi per le politiche sull’immigrazione, se vuoi trovarli meglio mettersi qualche pareo in spalla e girare le spiagge in cerca di clienti come un vu’ cumprà.

Fa scandalo il premier pensionante d’oro che si concede una vacanza che solo gli sceicchi possono normalmente permettersi. Fanno discutere i seni al vento del ministro Giannini, i primi fotografati nella storia della Repubblica italiana. Polemiche subito rispedite al mittente, quasi deridendo quell’Italia bacchettona da cui sgorgano. E sventolando quella bandiera di libertà contro cui non è possibile opporre alcun “se” o”ma”.

Libero Renzi di concedersi il resort che vuole, libera la Giannini di usare o meno il reggiseno sui litorali che sceglie per le sue vacanze. Sono fatti loro, sidice.E lo sarebbero pure, ci mancherebbe. Come sarebbero stati fatti di Silvio Berlusconi all’epoca festeggiare come meglio preferiva e con chi voleva le notti di Arcore. Personaggi pubblici certo hanno minore diritto alla privacy di chiunque altro, e nessuna privacy dovrebbe avere chi oltre il politico fa pure il legislatore, stabilendo con le sue scelte cosa sia lecito o illecito fare per i comuni cittadini.

Non è stato il signor Rossi a comiziare contro stipendi e pensioni d’oro, concionando su eguaglianza ed equità. È stato Renzi, e dopo tanto tuonare e fare la morale verso chi si concedeva troppo in questo momento, vederlo trascorrere vacanze familiari da 1.300 euro a notte lascia un po’ di stucco. Non è stato il cittadino Bianchi a fare voto di sobrietà e ad invitare a una moderatezza dei costumi da parte di chi ha responsabilità di guida del paese. È stata quella lista Monti di cui è leader ed è stata pure a lungo condottiera Stefania Giannini. Lei oltretutto istituzionalmente guida la scuola italiana, uno dei luoghi tradizionalmente più bacchettoni. In questi anni presidi e dirigenti scolastici dello Stato hanno emanato circolari che sembravano clonate dai folli proclami di Al Baghdadi, il califfo che sta terrorizzando l’Iraq, per vietare minigonne, leggings, bermuda, mini shorts, magliette aderenti, canotte in nome del «comune senso del pudore». Non risultano provvedimenti liberatori del comune senso del vestire da parte del ministro Giannini, né reprimende pubbliche verso i tanti amanti del burqa all’interno delle istituzioni scolastiche.

Libertà, certo. Ma per tutti. Resta fastidiosa quella che si prendono per sé i potenti vietandola invece a tutti gli altri comuni cittadini. È quello il vero punto: c’è qualcosa che stride se chi tuona contro fasti e lussi concessi all’interno di quella pubblica amministrazione di cui è guida istituzionale, se li concede poi personalmente. Stessa cosa per chi invoca sobrietà, loden e morigeratezza nei costumi pubblici trasformandosi invece in una sorta di Femen (le agguerrite contestatrici a seno nudo protagoniste di clamorose manifestazioni di piazza). Il governo è nudo, ed emerge con evidenza il vizietto di una classe politica pronta a rottamare i vizi di tutti gli altri perdonando e concedendo molto a se stessa (…)