Stefano Cucchi, inchiesta: Carabiniere ha mentito su arresto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Settembre 2015 - 08:54 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Cucchi, carabiniere sotto inchiesta: "Ha mentito"

Stefano Cucchi, carabiniere sotto inchiesta: “Ha mentito”

ROMA – Stefano Cucchi sarebbe stato picchiato, non solo in carcere ma anche dai carabinieri che lo avevano in custodia. Per questo motivo Roberto Mandolini, ex vicecomandante dei carabinieri della stazione di Tor Sapienza dove Cucchi fu portato dopo l’arresto nel 2009, è indagato per falsa testimonianza. La deposizione di Mandolini non coincide con i fatti accertati dal pm e la Procura potrebbe iscrivere nel registro degli indagati per lesioni colpose anche altri due militari, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera scrive che secondo i risultati del processo Cucchi è stato picchiato più volte tra il momento dell’arresto e la detenzione in carcere:

“Ma per la prima volta sarebbero coinvolti anche i carabinieri. La prima inchiesta – criticata pesantemente dal difensore della famiglia Fabio Anselmo – non aveva portato a risultati significativi su questo fronte, individuando invece responsabilità della penitenziaria e dei medici del Pertini che ebbero in custodia Cucchi durante la detenzione.

Le contraddizioni del militare
Ora queste sono le prime novità dell’inchiesta bis della Procura di Roma. Dopo l’assoluzione in corte d’appello di medici e agenti della penitenziaria la Procura si è mossa, sollecitata in parallelo da un nuovo esposto della famiglia Cucchi e dalle indicazioni sulla falsa testimonianza di Mandolini fornite dal presidente della Corte d’appello. Il vice comandante di Tor Sapienza, caduto in contraddizione sulla propria partecipazione alle perquisizioni domiciliari eseguite nei confronti di Cucchi, ha spiegato senza convincere le ragioni del mancato fotosegnalamento. Ora il pubblico ministero Giovanni Musarò, al quale è affidata l’inchiesta bis, dovrà accertare anche eventuali omissioni dei militari.

In borghese
A quanto pare Di Bernardo e D’Alessandro quella notte avrebbero operato in borghese, come Cucchi avrebbe confidato a un altro detenuto di Regina Coeli. C’è però un mistero: né Di Bernardo né D’Alessandro risultano ufficialmente fra chi eseguì l’arresto di quella notte. E allora, come e perché lo avvicinarono? E perché mai, successivamente, non fu fatto il fotosegnalamento presso il comando provinciale dai carabinieri di Roma, come prevede la procedura?

La spiegazione
La spiegazione offerta in aula da Mandolini è stata la seguente: «Il signor Cucchi mi disse che non gradiva sporcarsi con l’inchiostro per gli accertamenti dattiloscopici (impronte, ndr) e fotosegnaletici. Dopo questa sua richiesta non ho ritenuto necessario farlo, visto che era una persona tossicodipendente, non l’ho voluto sforzare a fargli questa identificazione e non gli feci fare questi rilievi». Da questo passaggio, ora, bisognerà risalire per accertare la verità”.