Stefano Folli sul Sole 24 ore: “Le apparenze e la realtà”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Settembre 2013 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Folli sul Sole 24 ore: "Le apparenze e la realtà"

Silvio Berlusconi (LaPresse)

ROMA – “Le apparenze e la realtà”, questo il titolo dell’articolo di Stefano Folli sulle pagine de Il Sole 24 ore in edicola oggi, giovedì 5 settembre:

“La crisi di governo più “telefonata” della storia è sospesa a mezz’aria da settimane e ha discrete probabilità di restare virtuale. Nonostante tutti gli ultimatum. Certo, non si può escludere nulla quando si ha a che fare con un Berlusconi ormai abbastanza disperato, per di più privo di una strategia e prigioniero del proprio personaggio.

Tuttavia la logica e l’esperienza insegnano che un governo cade in seguito a eventi improvvisi o sulla base di un calcolo di potere: di solito non esiste un “casus belli” che si annuncia con mesi d’anticipo e a cui ci si avvicina giorno dopo giorno con una marcia estenuante.

La Giunta del Senato si riunirà lunedì, ma quanti pensano realmente che essa provocherà l’esplosione atomica e quindi la fine subitanea dell’esperimento di Enrico Letta? Non molti, nonostante tutto. L’incertezza è grande, ma non si respira la tipica atmosfera da “fine regno” delle crisi imminenti, soprattutto tenendo conto che questa sarebbe in tutto una crisi di sistema con pochi sbocchi possibili. (…)

Al dunque Berlusconi è consapevole che raggiungere il “punto di non ritorno” e varcarlo comporta per lui un rischio gravissimo. Qualcosa che riguarda la salute e il futuro delle sue aziende, ben al di là delle schermaglie politiche. E si capisce. Da giorni e giorni la Borsa finisce nel panico ogni volta che le voci di corridoio rimettono in dubbio la stabilità dell’esecutivo; e a pagare il prezzo più salato è sempre il titolo Mediaset. (…)

D’altra parte, è vero che la Giunta non può trasformarsi in un organismo in cui si consumano vendette politiche contro l’avversario storico. Anche la sola impressione va fugata. In fondo un rinvio di qualche giorno o di qualche settimana per i lavori della commissione non sarebbe uno scandalo, bensì un modo per guadagnare tempo e valutare meglio le implicazioni politiche del caso. (…)

L’impressione è che Berlusconi si sia reso conto che la sua stagione parlamentare è finita. Il suo futuro ruolo nel centrodestra sarà diverso – è ovvio – da quello vissuto per quasi un ventennio. Tuttavia quello che il vecchio leader non può accettare è di essere «fucilato» (sua espressione) in Parlamento dagli avversari politici. Gli stessi che hanno accettato di governare con lui nell’esecutivo delle larghe intese. La domanda allora è soprattutto una: è possibile immaginare una strada che accompagni Berlusconi verso l’uscita del Parlamento in modo morbido e non distruttivo? Un modo che non trascini con sé il governo Letta? La sensazione è che basterebbe abbastanza poco. (…)

Forse bastano le normali procedure, interpretate con un minimo di duttilità e di rispetto verso la persona a giudizio, per evitare che la Giunta sia percepita dagli elettori del centrodestra come un plotone d’esecuzione. In definitiva il Pd ha oggi l’opportunità di vincere senza stravincere. Sarebbe un atto di saggezza: segno di attenzione agli interessi generali del paese, anziché a quelli di una parte.